Cellulare, l'argomento è dei più scabrosi, e importa a tutto il mondo, come l'acqua o la guerra.
L'esperienza che ne ho è recentissima, l'apparecchio che ho comprato, con l'aiuto di un amico, è dei più semplici, i giovani lo disprezzerebbero, e devo dire che un simile labirinto non avrei potuto, standone fuori, immaginarlo. Quando, manovrando o più spesso inaspettatamente, leggo «Spegni» mi sento come Jean Valjean che trova finalmente l'uscita dopo la sua famosa traversata di Parigi nell' umbra mortis delle fogne.
Nulla, dell'universo tecnologico, è assente dal cellulare. Mancarne, è crisi di astinenza. Provatevi a toglierne l'uso per una settimana a una donna giovane e apparentemente libera: una detenuta rimasta senza droga ne soffrirebbe meno.
E io penso, su queste scogliere perfide di vecchiaia (più temuta, credimi, che desiderata), che sia stato, inoltrarmi sempre e quanto inutilmente soltanto nella natura umana, un errore da espiare. La natura umana è labirinto di cellulare col numero dell'infinito...
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