Il
pregiudizio orientalista è proprio lì, nel primo paragrafo dell’articolo del
New York Times sulla nonna di Rashida Tlaib, che nella Palestina occupata
aspetta una visita della deputata che ora potrebbe non avvenire mai. Il
reporter Isabel Kershner ha descritto Muftiya Tlaib come “una donna di 90 anni
che fa scorrere tra le sue mani nodose una corona di preghiera in legno
recitando silenziosamente i 99 nomi di Allah.”
“Allah” è la parola araba per “Dio”.
Perché non tradurla? Quando il Times riferisce di persone in Francia o in
Spagna, non vengono descritte mentre pregano “Dieu” o “Dios”. Inoltre, il Times
non avrebbe mai scritto che un ebreo israeliano adora “Yahweh”.
Questo è l’orientalismo di base:
arabi, palestinesi, musulmani sono fondamentalmente diversi dal resto di noi.
Persino il “Dio” che adorano non è esattamente lo stesso, ma un’entità
misteriosa, esotica, dal suono straniero. È così che la stampa rende gli arabi
“altri”
Il significato implicito è: non puoi
fidarti di loro, non si comportano allo stesso modo di tutti noi. Quando
resistono all’occupazione israeliana e al furto della loro terra, sono motivati
da una forza primitiva e irrazionale, al di là della nostra capacità di
comprensione. Quindi non hai davvero bisogno di ragionare o negoziare con loro.
In effetti, probabilmente non è possibile.
(Trad Grazia Parolari “contro ogni
specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org)
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