domenica 20 ottobre 2019

L’urlo della terra - Miguel Martinez



Sto leggendo una rivista su carta, e un dodicenne mi chiede,
“ma come mai leggi il giornale?”
Il giornale infatti è un curioso oggetto che legge solo suo nonno.
“No, non è Repubblica, è l’Urlo della terra“, spiego.
Il “giornale”, provocatoriamente su carta, me lo hanno mandato da Bergamo, dove c’è un piccolo gruppo di persone che affronta questioni di enorme importanza.
Si dichiarano anarchici, ma in Italia qualunque cosa si trasforma istantaneamente in folcloristico tifo di gruppo, con una serie di associazioni irrilevanti (“ah, anarchici, ho capito, come quello che suonava i bonghi in piazza l’altra sera”) che distruggono ogni comunicazione.
Per cui, se vi segnalo alcune loro riflessioni, vi prego di non soffermarvi su tutti i dettagli di linguaggio che possono attirare o respingere, ma di riflettere sul senso generale.
Provo a riassumere, se sbaglio qualcosa, spero che gli amici dell’Urlo della Terra mi correggeranno; comunque alla fine verrà fuori un intreccio inestricabile tra le mie riflessioni e le loro, per cui vi invito semplicemente ad acquistare una copia della rivista.
Noi stiamo vivendo un momento davvero unico nella storia del pianeta, il più significativo da quando i dinosauri furono spiaccicati da un meteorite (o qualcosa del genere).
A farlo notare al mondo è un’improbabile ragazzina svedese, che in sostanza dice,
“voi – esperti e politici – che avete creato questo disastro, dovete ripararlo”.
Questo approccio ha un enorme vantaggio –  per la prima volta pone l’intera umanità davanti al fatto che si sta andando a gran velocità verso il precipizio.
Per poter parlare, però, con l’umanità intera, si deve restare vaghi su tutto: l’unico colpevole, pare, sarebbe un misterioso Agente CO2 (in realtà, Greta non dice esattamente così, ma pensiamo a cosa arriva alla fine a giovani sommersi da messaggini su Whatsapp).
Considerando com’è fatta la nostra specie, aggiungendo com’è fatta la cultura globale oggi, e la complessità pazzesca della questione ambientale, questo già costituisce un miracolo: non mi voglio aggiungere agli innumerevoli denigratori e sghignazzatori e struzzi che ficcano la testa in mucchi di calcestruzzo.
Però è anche vero che se non capiamo come reagisce il sistema che Greta chiama in causa, non arriveremo lontano.
L’urlo della Terra nota come l’appello di Greta sia stato accolto con grandi sorrisi praticamente da tutti. Compresi ovviamente quelli che hanno creato questo disastro, e cioè i grandi imprenditori e i loro tecnici.
Gli imprenditori, a differenza dei chiacchieroni su Facebook che vivono di dispetti reciproci, sono persone pratiche e se ne fregano se qualcuno li insulta.
Hanno invitato Greta a Davos al Forum economico mondiale (1500 jet privati parcheggiati fuori) e le hanno sorriso dall’inizio alla fine mentre diceva,
“Se tutti sono colpevoli, allora nessuno è colpevole, ma qualcuno è colpevole… Alcune persone, alcune aziende, alcune persone in grado di prendere decisioni, in particolare, sanno esattamente quali valori senza prezzo hanno sacrificato pur di continuare a fare quantità inimmaginabili di denaro e penso che molti di voi che siete qui oggi appartenete a quel gruppo di persone.”
Se avete mai avuto la sfortuna di assistere a discorsi aziendali-motivazionali, vi ricorderete l’immancabile momento in cui  lo scaricamiracoli di turno vi informa che “in cinese, lo stesso ideogramma significa crisi e opportunità”. Che in cinese è più o meno falso, ma nella storia no.
Le crisi accelerano incredibilmente l’inventiva, fanno strage degli incompetenti, affinano le possibilità di nuovi saccheggi.
Pensate agli occhi felici degli imprenditori edili che si aggiravano tra i ruderi delle città bombardate alla fine dell’ultima guerra.
Ogni impresa del nord del mondo, e ognuna del sud che esporta verso il nord, sta affinando mille nuovi trucchi per sembrare verde – e farti sentire figo se compri il loro prodotto ecobio, e far vergognare la plebaglia di non essere alla moda.
E questo è già un immenso problema, perché tra poco, parole come ambiente saranno percepite come sinonimi di truffa.
Ma soprattutto stanno pensando a nuovi rimedi per salvare il pianeta.
Futurism.com è un sito dedicato a esaltare ogni nuova frontiera tecnologica, ricco di titoli che mettono alla prova anche il mio inglese, come questo:
“Rogue Bitcoin-Funded Biohacker Wants to Gene-Hack Designer Babies”
Il sito elenca una serie di soluzioni finali al “cambiamento climatico”la mia preferita è uno specchio, delle dimensioni della Groenlandia, da piazzare da qualche parte tra la Terra e il Sole.
L’appalto di tutti i tempi, per chi lo vincerà; e se si risbatte nello spazio l’Agente CO2, non ci saranno più limiti alla possibilità di saccheggiare la Terra.
Ma ben più preoccupante di queste fantasie, e molto più vicina a realizzarsi, c’è l’opportunità che la crisi offre per distruggere non solo la natura, ma anche l’uomo.
Dino Giagtzoglou è un anarchico greco, in carcere per motivi che non mi interessano qui, che ha scritto un saggio molto lucido, pubblicato sul sito di “Resistenze al Nanomondo”.
Qualcuno troverà da eccepire alla sua critica radicale ai “tecnici”: in fondo, se sappiamo che esiste una catastrofe ambientale, è grazie al lavoro paziente di decine di migliaia di ricercatori universitari; ma è anche vero che esiste un numero molto maggiore di tecnici del dominio che lavorano per agevolare il saccheggio del mondo (ma il ruolo della ragione scientifica è il tema di un altro articolo sull’Urlo della Terra, che meriterebbe un’analisi a sé).
E molti, moltissimi di questi stanno lavorando incessantemente per accelerare quello che i futuristi chiamano il momento della Singolaritàcioè
“il momento nello spazio-tempo terrestre in cui l’Intelligenza Artificiale raggiungerà un livello di trascendenza maggiore della più alta intelligenza umana, e dopo il quale nessuna previsione sul futuro dell’umanità avrà più senso”
Già si stanno gettando le basi fisiche per questa singolarità con la Rete 5G, un sistema interamente nuovo di connessione, molte volte più potente di qualunque altro che conosciamo, che tra poco dovrebbe contare – in Italia – “un milione di dispositivi connessi per Km2“.
Di 5G si parla soprattutto in termini di rischi per la salute, un campo controverso, visto che non è semplice capire se qualcosa che non è mai stato sperimentato e improvvisamente viene applicato a ogni essere vivente del pianeta provocherà a lungo termine tumori.
Più sicuro è che lo scopo è di trasformare radicalmente la vita, e non solo perché dovrete buttare i vostri vecchi iPhone, con buona pace dei minatori congolesi morti per darvi il coltan. Anzi, l’iPhone diventerà soltanto un elemento di qualcosa di molto più vasto.
Un entusiasta descrive così il mondo 5G:
“Immagina di giocare a una sparatoria cooperativa, come Fortnite Battle Royale o PUBG con un visore VR — in tempo reale, con zero ritardo — attraverso il tuo telefono, mentre viaggi in una flotta di auto senza guidatore che vanno a 300 chilometri l’ora. Tieniti stretto, perché il futuro del gaming, e di tutto il resto, sta per cambiare per sempre”.
Un brano che rende l’idea dell’umanità ideale dei nostri tempi…
L’approdo finale è una rete unica, a cui nulla sfugge, e a lavorarci non è qualche scienziato pazzo: i  singoli tasselli li stanno mettendo a milioni (forse anch’io, con qualche traduzione che faccio).
Facebook è quella cosa che gli amici ti dicono, “ma è uno strumento neutrale, dipende da come lo usi!
Bene, lo strumento neutrale sta mettendo insieme i dati di tutti i suoi 2,4 miliardi di lavoratori non pagati, per realizzare un visore in grado di collegarsi direttamente al cervello.
La Royal Society – che svolse un tempo un ruolo fondamentale nella creazione del mondo in cui viviamo – in un rapporto recente, parla di come saremmo vicini all’inserimento della mente umana stessa nella Rete. Mentre il 5G viene venduto con l’idea del gaming, qui la nostra fine viene associata alla vacanza:
“Si potrebbero trasmettere non solo pensieri, ma anche esperienze sensorie, di cervello in cervello. Qualcuno in vacanza potrebbe indirizzare una ‘cartolina neuronale‘ di ciò che vedono, sentono o assaporano al cervello di un amico a casa”.
Mi immagino una cartolina che mi arriva dicendo, “Sei stato appena scelto per un premio da cinque milioni di dollari, pensami intensamente e avrai una sorpresa!”
Un mio amico informatico (che tra l’altro è pagato per stare otto ore al giorno solo a cercare come far restare più a lungo sulla smartphone i visitatori a un sito) mi racconta di qualcosa che, con il 5G, diventerà subito possibile:
“Io lascio il lavoro a un orario sempre diverso… Google, che traccia la mia posizione, ordina l’accensione del riscaldamento. Sa che vado innanzitutto nel salotto, per cui l’accensione parte da lì; e per ultimo nella camera da letto; un sensore che porto sa quando i miei battiti cardiaci indicano che mi sto addormentando, e spegne il riscaldamento”.
L’esempio è certamente meno terrificante delle cartoline neuronali, ma fa parte dello stesso identico percorso. E come tutti ai nostri tempi, passa attraverso tre chiavi molto seducenti: il comfort, il risparmio economico e il risparmio ambientale. Potremmo definirlo un ecocontrollo.
Infine, un brano della lettera di Dino Giagtzoglou. Lui parla dei transumanisti, gli intellettuali che si entusiasmano per queste prospettive futuristiche; ma in realtà il loro modo di pensare, con parole meno alate, anima tutte le grandi imprese della “quarta rivoluzione industriale”:
La redenzione della natura umana (e non solo) viene portata avanti attraverso il nuovo “deus ex-machina” dei transumanisti: il Dio-uomo Cyborg.
Così girano per il mondo indisturbati esibendo la propria mercanzia come soluzione a tutti i problemi del mondo.
Per cui, sentiamo parlare di varie inconcepibili “toppe” da mettere sui vari buchi che la civilizzazione ha aperto nei corpi di tutti gli animali e nel corpo della Terra. Dalle interfacce cervello-computer per superare i naturali limiti umani agli “ecosistemi” statali digitali automatizzati come “soluzioni” per il cambiamento climatico, ai “trattamenti” per le malattie provocate dall’esistenza della civiltà industriale, fino all’immortalità.
I transumanisti hanno una “soluzione” artificiale o robotica per ogni cosa, come hanno escogitato un’ideologia metafisica assolutista che detta la causalità della trasformazione degli esseri umani in trans-umani e poi in post-umani o il loro declino a sub-umani.
In breve, essi affermano che i “difetti” fisici, i processi emotivi e biologici “superflui”, i problemi genetici e riproduttivi e le deficienze cognitive possono e devono essere eliminate attraverso l’intervento e letteralmente l’integrazione della tecnologia nel corpo umano, incluso il cervello. In un simile contesto la naturale procreazione umana diviene obsoleta o persino inutile, dal momento che i nuovi tecno-bambini con un’intelligenza tecnologicamente aumentata saranno in grado di riprodurre e pianificare la propria evoluzione.
I figli e le figlie non apparterranno più alle proprie famiglie, comunità o ambienti naturali, ma saranno di proprietà di quelli che possiedono i laboratori in cui verranno costruiti o replicati.
Di conseguenza, l’ideologia trans-umanista abbraccia con reverenza religiosa la fusione uomo-macchina.”
Alla ricerca di un frammento d’aria dopo queste riflessioni, penso alle parole dell’Incredible String Band, in Maya:
“The book, man, bird, woman, serpent, sea, sun
Blessed O blessed are they of the air
Your eyes are the eyes
Of the glad land
Ye twelve that will enter the seasons”


da qui

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