Sto leggendo
una rivista su carta, e un dodicenne mi chiede,
“ma come mai
leggi il giornale?”
Il giornale infatti è un curioso oggetto
che legge solo suo nonno.
“No, non
è Repubblica, è l’Urlo della
terra“, spiego.
Il
“giornale”, provocatoriamente su carta, me lo hanno mandato
da Bergamo, dove c’è un piccolo gruppo di persone che affronta
questioni di enorme importanza.
Si
dichiarano anarchici, ma in Italia qualunque cosa si trasforma
istantaneamente in folcloristico tifo di gruppo, con una serie di associazioni
irrilevanti (“ah, anarchici, ho capito, come quello che suonava i bonghi in
piazza l’altra sera”) che distruggono ogni comunicazione.
Per cui, se
vi segnalo alcune loro riflessioni, vi prego di non soffermarvi su tutti i
dettagli di linguaggio che possono attirare o respingere, ma di riflettere sul
senso generale.
Provo a
riassumere, se sbaglio qualcosa, spero che gli amici dell’Urlo della
Terra mi correggeranno; comunque alla fine verrà fuori un intreccio
inestricabile tra le mie riflessioni e le loro, per cui vi invito semplicemente
ad acquistare
una copia della rivista.
Noi stiamo
vivendo un momento davvero unico nella storia del pianeta, il
più significativo da quando i dinosauri furono spiaccicati da un meteorite (o
qualcosa del genere).
A farlo
notare al mondo è un’improbabile ragazzina svedese, che in sostanza dice,
“voi –
esperti e politici – che avete creato questo disastro, dovete ripararlo”.
Questo
approccio ha un enorme vantaggio – per la prima volta pone l’intera
umanità davanti al fatto che si sta andando a gran velocità verso il
precipizio.
Per poter
parlare, però, con l’umanità intera, si deve restare vaghi su tutto: l’unico
colpevole, pare, sarebbe un misterioso Agente CO2 (in
realtà, Greta non dice esattamente così, ma pensiamo a cosa arriva alla fine a
giovani sommersi da messaggini su Whatsapp).
Considerando
com’è fatta la nostra specie, aggiungendo com’è fatta la cultura globale oggi,
e la complessità pazzesca della questione ambientale, questo già
costituisce un miracolo: non mi voglio aggiungere agli innumerevoli
denigratori e sghignazzatori e struzzi che ficcano la testa in mucchi di
calcestruzzo.
Però è anche
vero che se non capiamo come reagisce il sistema che Greta chiama in
causa, non arriveremo lontano.
L’urlo della
Terra nota
come l’appello di Greta sia stato accolto con grandi sorrisi praticamente da
tutti. Compresi ovviamente quelli che hanno creato questo disastro, e cioè i
grandi imprenditori e i loro tecnici.
Gli
imprenditori, a differenza dei chiacchieroni su Facebook che vivono di dispetti
reciproci, sono persone pratiche e se ne fregano se qualcuno li insulta.
Hanno
invitato Greta a Davos al Forum economico mondiale (1500 jet privati
parcheggiati fuori) e le hanno sorriso dall’inizio alla fine mentre diceva,
“Se tutti
sono colpevoli, allora nessuno è colpevole, ma qualcuno è colpevole…
Alcune persone, alcune aziende, alcune persone in grado di prendere decisioni,
in particolare, sanno esattamente quali valori senza prezzo hanno sacrificato
pur di continuare a fare quantità inimmaginabili di denaro e penso che molti di
voi che siete qui oggi appartenete a quel gruppo di persone.”
Se avete mai
avuto la sfortuna di assistere a discorsi aziendali-motivazionali, vi
ricorderete l’immancabile momento in cui lo scaricamiracoli di
turno vi informa che “in cinese, lo stesso ideogramma significa crisi e
opportunità”. Che in cinese è
più o meno falso, ma nella storia no.
Le crisi
accelerano incredibilmente l’inventiva, fanno strage degli incompetenti,
affinano le possibilità di nuovi saccheggi.
Pensate agli
occhi felici degli imprenditori edili che si aggiravano tra i ruderi delle
città bombardate alla fine dell’ultima guerra.
Ogni impresa
del nord del mondo, e ognuna del sud che esporta verso il nord, sta affinando
mille nuovi trucchi per sembrare verde – e farti sentire figo
se compri il loro prodotto ecobio, e far vergognare la plebaglia di
non essere alla moda.
E questo è
già un immenso problema, perché tra poco, parole come ambiente saranno
percepite come sinonimi di truffa.
Ma
soprattutto stanno pensando a nuovi rimedi per salvare il pianeta.
Futurism.com è un sito dedicato a esaltare ogni
nuova frontiera tecnologica, ricco di titoli che mettono alla prova anche il
mio inglese, come questo:
“Rogue
Bitcoin-Funded Biohacker Wants to Gene-Hack Designer Babies”
Il sito
elenca una serie di soluzioni finali al “cambiamento
climatico”; la mia preferita è uno specchio, delle dimensioni della
Groenlandia, da piazzare da qualche parte tra la Terra e il Sole.
L’appalto di
tutti i tempi, per chi lo vincerà; e se si risbatte nello spazio l’Agente
CO2, non ci saranno più limiti alla possibilità di saccheggiare la
Terra.
Ma ben più
preoccupante di queste fantasie, e molto più vicina a realizzarsi, c’è
l’opportunità che la crisi offre per distruggere non solo la natura,
ma anche l’uomo.
Dino
Giagtzoglou è un
anarchico greco, in carcere per motivi che non mi interessano qui, che ha
scritto un saggio molto
lucido, pubblicato sul sito di “Resistenze al Nanomondo”.
Qualcuno
troverà da eccepire alla sua critica radicale ai “tecnici”: in fondo, se
sappiamo che esiste una catastrofe ambientale, è grazie al lavoro paziente di
decine di migliaia di ricercatori universitari; ma è anche vero che esiste un
numero molto maggiore di tecnici del dominio che lavorano per agevolare il
saccheggio del mondo (ma il ruolo della ragione scientifica è il tema di un
altro articolo sull’Urlo della Terra, che meriterebbe un’analisi a sé).
E molti,
moltissimi di questi stanno lavorando incessantemente per accelerare quello che
i futuristi chiamano il momento della Singolarità, cioè
“il
momento nello spazio-tempo terrestre in cui l’Intelligenza Artificiale raggiungerà un
livello di trascendenza maggiore della più alta intelligenza umana, e dopo il
quale nessuna previsione sul futuro dell’umanità avrà più senso”
Già si
stanno gettando le basi fisiche per questa singolarità con la
Rete 5G, un sistema interamente nuovo di connessione, molte volte
più potente di qualunque altro che conosciamo, che tra poco dovrebbe contare –
in Italia – “un milione di
dispositivi connessi per Km2“.
Di 5G si
parla soprattutto in termini di rischi per la salute, un campo controverso,
visto che non è semplice capire se qualcosa che non è mai stato
sperimentato e improvvisamente viene applicato a ogni essere vivente del
pianeta provocherà a lungo termine tumori.
Più sicuro è
che lo scopo è di trasformare radicalmente la vita, e non solo perché dovrete
buttare i vostri vecchi iPhone, con buona pace dei minatori congolesi morti per
darvi il coltan. Anzi, l’iPhone diventerà soltanto un elemento di qualcosa di
molto più vasto.
Un entusiasta
descrive così il mondo 5G:
“Immagina di
giocare a una sparatoria cooperativa, come Fortnite Battle Royale o
PUBG con un visore VR — in tempo reale, con zero ritardo — attraverso il tuo
telefono, mentre viaggi in una flotta di auto senza guidatore che vanno a 300
chilometri l’ora. Tieniti stretto, perché il futuro del gaming, e di tutto il
resto, sta per cambiare per sempre”.
Un brano che
rende l’idea dell’umanità ideale dei nostri tempi…
L’approdo
finale è una rete unica, a cui nulla sfugge, e a lavorarci non è qualche scienziato
pazzo: i singoli tasselli li stanno mettendo a milioni (forse
anch’io, con qualche traduzione che faccio).
Facebook è quella cosa che gli amici ti
dicono, “ma è uno strumento neutrale, dipende da come lo usi!“
Bene,
lo strumento neutrale sta mettendo insieme i dati di tutti i
suoi 2,4 miliardi di lavoratori non pagati, per realizzare un
visore in grado di collegarsi direttamente al cervello.
La Royal
Society – che svolse un tempo un ruolo fondamentale nella creazione del mondo
in cui viviamo – in un rapporto
recente, parla di come saremmo vicini all’inserimento
della mente umana stessa nella Rete. Mentre il 5G viene
venduto con l’idea del gaming, qui la nostra fine viene associata
alla vacanza:
“Si
potrebbero trasmettere non solo pensieri, ma anche esperienze sensorie, di
cervello in cervello. Qualcuno in vacanza potrebbe indirizzare una ‘cartolina
neuronale‘ di ciò che vedono, sentono o assaporano al cervello di un amico
a casa”.
Mi immagino
una cartolina che mi arriva dicendo, “Sei stato appena scelto
per un premio da cinque milioni di dollari, pensami intensamente e avrai una
sorpresa!”
Un mio amico
informatico (che tra l’altro è pagato per stare otto ore al giorno solo a
cercare come far restare più a lungo sulla smartphone i
visitatori a un sito) mi racconta di qualcosa che, con il 5G, diventerà subito
possibile:
“Io lascio
il lavoro a un orario sempre diverso… Google, che traccia la mia posizione,
ordina l’accensione del riscaldamento. Sa che vado innanzitutto nel salotto,
per cui l’accensione parte da lì; e per ultimo nella camera da letto; un
sensore che porto sa quando i miei battiti cardiaci indicano che mi sto
addormentando, e spegne il riscaldamento”.
L’esempio è
certamente meno terrificante delle cartoline neuronali, ma fa parte
dello stesso identico percorso. E come tutti ai nostri tempi, passa attraverso
tre chiavi molto seducenti: il comfort,
il risparmio economico e il risparmio ambientale.
Potremmo definirlo un ecocontrollo.
Infine, un
brano della lettera di Dino Giagtzoglou. Lui parla dei transumanisti,
gli intellettuali che si entusiasmano per queste prospettive futuristiche; ma
in realtà il loro modo di pensare, con parole meno alate, anima tutte le grandi
imprese della “quarta rivoluzione industriale”:
La
redenzione della natura umana (e non solo) viene portata avanti attraverso il
nuovo “deus ex-machina” dei transumanisti: il Dio-uomo Cyborg.
Così girano
per il mondo indisturbati esibendo la propria mercanzia come soluzione a tutti
i problemi del mondo.
Per cui,
sentiamo parlare di varie inconcepibili “toppe” da mettere sui vari buchi che
la civilizzazione ha aperto nei corpi di tutti gli animali e nel corpo della
Terra. Dalle interfacce cervello-computer per superare i naturali limiti umani
agli “ecosistemi” statali digitali automatizzati come “soluzioni” per il
cambiamento climatico, ai “trattamenti” per le malattie provocate
dall’esistenza della civiltà industriale, fino all’immortalità.
I
transumanisti hanno una “soluzione” artificiale o robotica per ogni cosa, come
hanno escogitato un’ideologia metafisica assolutista che detta la causalità della trasformazione
degli esseri umani in trans-umani e poi in post-umani o il loro declino a
sub-umani.
In breve,
essi affermano che i “difetti” fisici, i processi emotivi e biologici
“superflui”, i problemi genetici e riproduttivi e le deficienze cognitive
possono e devono essere eliminate attraverso l’intervento e letteralmente
l’integrazione della tecnologia nel corpo umano, incluso il cervello. In un
simile contesto la naturale procreazione umana diviene obsoleta o persino
inutile, dal momento che i nuovi tecno-bambini con un’intelligenza
tecnologicamente aumentata saranno in grado di riprodurre e pianificare la
propria evoluzione.
I figli e le figlie non
apparterranno più alle proprie famiglie, comunità o ambienti naturali, ma
saranno di proprietà di quelli che possiedono i laboratori in cui verranno
costruiti o replicati.
Di
conseguenza, l’ideologia trans-umanista abbraccia con reverenza religiosa la
fusione uomo-macchina.”
Alla ricerca
di un frammento d’aria dopo queste riflessioni, penso alle parole
dell’Incredible String Band, in Maya:
“The book,
man, bird, woman, serpent, sea, sun
Blessed O blessed are they of the air
Your eyes are the eyes
Of the glad land
Ye twelve that will enter the seasons”
da qui
Blessed O blessed are they of the air
Your eyes are the eyes
Of the glad land
Ye twelve that will enter the seasons”
da qui
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