Nell’era del Trump-salvinismo, buonista è diventato un insulto
prêt-à-porter che non si nega a nessuno. Nemmeno alla Chiesa
A chi gli dà del buonista, l’armatore di Mediterranea Alessandro Metz
risponde così: «Io non sono buonista e nemmeno buono.
Salvo i migranti per egoismo. Lo faccio per me. Mi vergognavo troppo di quello
che succedeva nel mare di fronte a noi, e ho deciso di non voltare
la faccia dall’altra parte, di fare qualcosa. Perché non voglio vivere in un
mondo di merda». Ma non c’è bisogno di fondare una Ong (a proposito, auguri a
Mediterranea che compie un anno di vita) per essere accusati di buonismo, o di
quel mefitico “umanesimo buonista” contro cui si scagliava ieri Ernesto Galli
della Loggia dal suo pulpito di via Solferino. Basta cambiare il ripieno dei
tortellini.
Malinconico destino di un epiteto glorioso. Nel dizionario Treccani, buonismo è definito
«Ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli
avversari, o nei riguardi di un avversario, spec. da parte di un uomo
politico». Ma nel tempo, il significato si è esteso, fino a includere tutti gli
ingenui, o fintamente ingenui, paladini di buone cause. Venti o trent’anni fa,
buonisti erano quelli che predicavano l’appeasement universale a ogni costo. I
pacifisti che correvano a baciare la mano a Saddam (c’era pure Formigoni) dopo
l’invasione del Kuwait, o che tra le macerie delle Torri Gemelle andavano in
cerca di attenuanti per gli assassini suicidi.
Nell’era del Trump-salvinismo, buonista è diventato
un insulto prêt-à-porter che non si nega a nessuno. Sei buonista se avanzi
qualche riserva sui metodi del dottor Mengele, se dai meno di cinque stelle su
Tripadvisor ai residence libici per migranti, o se trovi un po’ eccessivo
radere al suolo le moschee. Non c’è scampo. Per evitare l’accusa di buonismo,
non resta che iscriversi agli ultras laziali, prendere la tessera di Casapound,
unirsi ai tumulti di Casal Bruciato o mettersi le corna da vichingo e twittare
ingiurie contro Laura Boldrini. Rovesciando la voce Treccani, «ostentare
cattivi sentimenti e malevolenza», in certi ambienti, è ormai un imperativo
etico. Altro che umanesimo buonista, caro Galli della Loggia. Quello che oggi viene criminalizzato, o
bollato come correttezza politica, è il minimo sindacale della civiltà umana.
Meglio buonisti che loggisti.
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