
Mahmoud e Ahmed Muna all'udienza del processo a loro carico . Sono stati condannati a 5 giorni di arresti domiciliari (Foto di Oren Ziv)
Con un libro palestinese da colorare come prova di “istigazione all’odio”, la polizia israeliana ha fatto irruzione nella libreria di Gerusalemme est Educational Bookshop, famosa in tutto il mondo, e ne ha arrestato i proprietari.
Se in qualunque momento durante lo scorso anno e mezzo potreste aver pensato che le autorità israeliane avevano già superato qualunque possibile limite nel restringere la libertà di espressione dei palestinesi, vi sareste sbagliati. Perché ieri la polizia israeliana ha fatto irruzione nei due locali di una libreria famosa nel mondo nella Gerusalemme est occupata, ha arrestato il proprietario e suo nipote e sequestrato una serie di libri, tra cui un album per l’infanzia da colorare.
Durante l’udienza che si è tenuta oggi presso la pretura di Gerusalemme la rappresentante della polizia, sergente maggiore Ortal Malka, ha affermato che sono stati identificati otto libri dell’ Educational Bookshop che rispondono ai criteri di “istigazione all’odio”, ma non ha specificato quali. Si è anche rifiutata di commentare il fatto che la maggior parte dei libri non è neppure scritta in arabo e che la clientela del negozio è principalmente internazionale.
Dato che un arresto per sospetta “istigazione all’odio” richiede l’approvazione preventiva dell’ufficio della procura generale, il proprietario del negozio, Mahmoud Muna, e suo nipote Ahmad Muna, che lavora insieme a lui, sono stati arrestati per sospetto “disturbo alla quiete pubblica”, una prassi comune in casi riguardanti la libertà d’espressione. In un comunicato la polizia ha tuttavia sostenuto che il negozio vende libri che includono “contenuti che istigano all’odio e sostengono il terrorismo,” e che il mandato di perquisizione utilizzato dalla polizia per fare irruzione nei due locali del negozio citava come presunto reato il fatto di “aver espresso solidarietà con un’organizzazione terroristica”.
Durante la notte i due sono stati rinchiusi nel Russian Compound, un centro per gli interrogatori e carcerario di Gerusalemme ovest, e portati lunedì pomeriggio davanti al giudice per un’udienza sulla proroga della loro detenzione. Fuori dall’aula del tribunale si sono riunite decine di attivisti e di diplomatici per protestare a favore dei detenuti, mentre familiari e amici hanno affollato la zona cercando di entrare. Il giudice ha stabilito di prorogare la loro detenzione fino a martedì mattina, dopodiché ha raccomandato il loro rilascio. [Aggiornamento: Mahmoud e Ahmad sono stati rilasciato martedì con 5 giorni di arresti domiciliari e gli è stato proibito di recarsi alla libreria per 20 giorni].
Quando il loro avvocato, Nasser Odeh, ha chiesto perché i Muna fossero stati accusati di disturbo della quiete pubblica Malka ha risposto: “La polizia israeliana crede che, soprattutto durante questo periodo, e in particolare a Gerusalemme, vendere libri che contengono quello che sospettiamo rappresenti un pericolo, tenendo conto dei soggetti.”
Riguardo al numero di libri sequestrati – Odeh ha notato che la polizia ha lasciato il negozio portando via varie casse – Malka ha replicato: “Trenta, forse quaranta, non so quanti alla fine considereremo come incitamento all’odio. Abbiamo sequestrato almeno ottanta libri che sospettiamo di istigazione, forse di più, ma non è sicuro che tutti vengano classificati come tali. Gli agenti hanno preso tutto quello che hanno ritenuto rispondesse ai criteri.”
Quando Odeh ha chiesto di sapere i titoli dei libri sequestrati e i nomi dei loro autori, Malka ha risposto: “Non posso rispondere. Ci confronteremo con i Muna sui libri quando riceverò l’autorizzazione… Ci vorrà tempo per esaminarli, ed è per questo che siamo qui a chiedere una proroga della detenzione (dei Muna) per vari giorni… Molti dei libri sono in arabo, altri in inglese, e qualcun altro in tedesco. Non posso esaminarli uno per uno.”
In base a un’immagine di alcuni dei libri confiscati che poi sono stati restituiti, i titoli includono lavori di Noam Chomsky, Ilan Pappé e Banksy, insieme a libri sul conflitto israelo-palestinese, su rivolte studentesche e arte. Secondo un comunicato della polizia reso pubblico dopo l’irruzione, tra quelli sequestrati c’è un libro per bambini da colorare intitolato Dal Fiume al Mare dell’illustratore sudafricano Nathi Ngubane.
I due locali di Educational Bookshop si trovano uno di fronte all’altro su via Salah Al-Din, la principale strada commerciale di Gerusalemme est, adiacente alla Porta di Damasco nella Città Vecchia. Fondata nel 1984, l’istituzione ora è considerata una delle librerie più importanti del Medio Oriente, frequentata da giornalisti, ricercatori, diplomatici e turisti per la sua estesa collezione di libri su politica e storia di Israele/Palestina in inglese, arabo e altre lingue. Ospita regolarmente anche eventi pubblici come presentazioni di libri.
Oltre a gestire i negozi, Mahmoud Muna è co-curatore di un’antologia di storie di scrittori di Gaza intitolata Daybreak in Gaza: Stories of Palestinian Lives and Culture [Alba a Gaza: storie di vite e cultura palestinesi], stilata sullo sfondo del massacro israeliano contro Gaza per “preservare l’eredità del popolo di Gaza attraverso letteratura, musica, storie e memorie.”
I negozi sono famosi tra la clientela internazionale e si trovano nei pressi della pretura, ma sono praticamente sconosciuti in Israele. I funzionari del tribunale, gli agenti di polizia e le guardie sono rimasti sorpresi dall’interessamento da parte di mezzi di comunicazione e diplomatici, e lunedì pomeriggio, quando l’udienza è iniziata, le librerie erano aperte e decine di israeliani e stranieri di sinistra sono andati a comprare libri e manifestare solidarietà.
Murad Muna, fratello di Mahmoud e zio di Ahmad, ha descritto a +972 l’irruzione e l’arresto come gli è stato raccontato da un terzo fratello che ha assistito agli eventi: “Alle 15 la polizia israeliana è arrivata ai due locali della libreria cercando libri con la bandiera palestinese,” ha detto. Benché molti dei volumi che hanno confiscato fossero in inglese non sapevano lo leggere, così hanno usato il traduttore di Google per capire di cosa trattassero.”
Mai, moglie di Mahmoud, ha detto a +972 che la loro figlia di 11 anni era presente durante l’incursione della polizia: “Sfortunatamente Laila era in negozio. Ha visto tutto ed era veramente scioccata. Ma le abbiamo parlato e detto che suo padre è forte e non deve preoccuparsi. Non capisce perché hanno preso i libri né quello che cercavano.” Mai nota di aver avuto paura che un tale momento sarebbe arrivato: “Ho sempre detto a Mahmoud di temere che qualcosa del genere sarebbe successo, l’ho visto arrivare.”
Secondo Murad “si tratta di un problema politico. I libri che vendiamo si possono trovare in rete, li puoi comprare ovunque. Trattano del conflitto israelo-palestinese. Abbiamo molti libri scritti da professori e accademici israeliani. Non credo che ci sia una logica o una ragione per arrestarli.” Con le lacrime agli occhi aggiunge: “Non è facile per la famiglia. Speriamo che vengano liberati oggi.”
Per smentire l’accusa di istigazione all’odio da parte della procura, durante l’udienza Odeh ha cercato di spiegare al tribunale che i clienti dei negozi sono per lo più stranieri: diplomatici, giornalisti e turisti. Il rappresentante della polizia ha replicato: “Non so (chi siano i clienti), e ciò non ha importanza. La cosa importante è che c’è un pubblico e il tribunale dovrebbe capirlo.”
“Dal momento in cui ho saputo degli arresti,” ha proseguito Odeh, “mi sono ricordato di due attacchi drammatici. Nel 1258, quando i mongoli invasero Baghdad, entrarono nelle biblioteche, confiscarono e bruciarono libri e ne buttarono alcuni nel fiume nel tentativo di controllare il sapere dell’opinione pubblica, solo per vendetta. Il secondo caso fu in Germania nel 1933, quando la comunità ebraica venne perseguitata. Non sto facendo un confronto, (ma) scrittori e autori furono arrestati per evitare che la loro arte fosse una critica delle atrocità del regime.”
Lunedì in un comunicato il portavoce della polizia ha affermato: “E’ stata effettuata una perquisizione in due librerie di Gerusalemme est sospettate di vendere libri che contengono istigazioni. I sospetti che vendevano i libri sono stati arrestati da agenti di polizia. Come parte dell’inchiesta gli investigatori… si sono trovati davanti a numerosi libri che contengono vari materiali di natura nazionalista palestinese che istigano all’odio, compreso un libro da colorare per bambini intitolato Dal Fiume al Mare. I sospetti, sulla trentina, sono stati arrestati dagli agenti e trattenuti per essere interrogati.
Oggi i due saranno portati davanti al tribunale in quanto la polizia chiede di prorogare la loro detenzione per completare l’indagine. La polizia israeliana continuerà nei suoi sforzi per impedire l’istigazione all’odio e il sostegno al terrorismo utilizzando ogni risorsa disponibile, comprese potenzialità tecnologiche avanzate. Ciò include individuare e arrestare quanti sono coinvolti in reati intesi a minare la sicurezza di cittadini israeliani, ovunque essi siano.”
Oren Ziv è un fotogiornalista, inviato di Local Call [versione in ebraico di +972, ndt.] e membro fondatore del collettivo di fotografi Activestills.
(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)
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