Negli ultimi anni, il settore bancario ha subito un’accelerazione
tecnologica senza precedenti, e l’intelligenza artificiale (IA)
rappresenta il prossimo grande spartiacque. Se fino a un decennio fa i cassieri
e gli operatori di sportello erano figure centrali, oggi gli Atm evoluti e le
app bancarie hanno praticamente reso obsoleti questi
ruoli. Ma domani, anche la consulenza finanziaria sarà progressivamente
affidata all’IA, ridefinendo ulteriormente i livelli occupazionali nelle
banche.
Uno studio recente riportato da Bloomberg Intelligence stima che le
banche globali potrebbero ridurre nei prossimi tre-cinque anni il personale di
circa 200.000 unità grazie all’automazione avanzata, con
un impatto significativo su ruoli caratterizzati da attività ripetitive.
La digitalizzazione e la crescente capacità delle IA
generative di comprendere il linguaggio naturale e formulare consigli
finanziari renderanno, quindi, sempre meno necessaria anche la figura del
consulente bancario tradizionale.
La consulenza fornita dai bancari,
infatti, è un atto ripetitivo e
standardizzato, basato su direttive rigide del top management: spesso si tratta
di vendere specifici prodotti finanziari a
prescindere dalle reali esigenze del cliente, con un approccio più orientato
agli obiettivi di business della banca piuttosto che alla personalizzazione del
servizio.
Molti potrebbero obiettare che il limite
dell’IA sia l’assenza di empatia, un elemento fondamentale nelle relazioni
umane, specialmente in ambito finanziario. Ma
questa riflessione solleva una domanda altrettanto interessante: ma perché i
bancari sono empatici? Il rapporto tra cliente e operatore di banca è sempre
stato più formale che empatico, spesso improntato a rigide procedure piuttosto che a una reale
comprensione delle esigenze individuali. In questo contesto, l’IA potrebbe
risultare persino più efficiente, fornendo risposte
precise, personalizzate e in tempo reale, senza i limiti delle emozioni umane.
Inoltre, l’IA consentirà alle banche
di aumentare la produttività e i profitti. Secondo
Bloomberg, l’adozione dell’intelligenza artificiale potrebbe incrementare i ricavi bancari fino al 5% nei
prossimi anni, traducendosi in un aumento della marginalità e della
competitività del settore. E secondo voi, di fronte a queste prospettive così
rosee, i ‘banchieri’ si preoccuperanno davvero delle
sorti dei ‘bancari’?
Ci troviamo di fronte a un
cambiamento epocale: il lavoro bancario
tradizionale, basato su procedure standardizzate, sarà progressivamente sostituito da sistemi automatizzati sempre più
sofisticati. Questo non significa che l’occupazione bancaria scomparirà del
tutto, ma sarà inevitabile una trasformazione delle
competenze richieste. I professionisti del settore dovranno adattarsi a nuovi
ruoli, più orientati alla gestione strategica dei dati e alla supervisione
dell’IA, piuttosto che all’interazione diretta con il cliente.
In conclusione, l’impatto
dell’intelligenza artificiale sui livelli occupazionali delle banche è un
fenomeno inarrestabile. Dopo la scomparsa dei cassieri, il
futuro vedrà un ridimensionamento anche della consulenza tradizionale. E per
chi pensa che la differenza la farà l’empatia umana, la vera domanda da porsi
è: quanto è stata davvero empatica la mia banca fino ad oggi?
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