Giorgio Fabro va negli Usa per scrivere un la sceneggiatura di un film, con l’aiuto di Florence, segretaria tuttofare che diventa anche sua amante.
Il lavoro di Giorgio non piacerà all’editore, ma anziché
tornare in Italia lo scrittore si trattiene ancora in America, oscuro oggetto
del desiderio per i colonizzati italiani.
E incontra Liza Baldwin, si incollano reciprocamente, amano
fare sesso senza limiti, ma succede una cosa strana, Liza, a lui devota,
comincia a comportarsi come un cane, letteralmente.
Dopo un po’ Giorgio si preoccupa, Liza ha bisogno di essere
curata.
Alla fine si lasciano, senza Giorgio Liza riprende in mano la
sua vita.
Un racconto inquietante, di amore, sesso, devozione, dominio,
sottomissione.
Da questo libro, è stato tratto il film
che in Italia ha per titolo “La cagna”, regia di Marco Ferreri, protagonisti Catherine
Deneuve e Marcello Mastroianni
Incipit Melampus
È il 2
agosto 196… Eccomi da poche ore a New York, in questa città molto intima e
geometrica, costruita in stile babilonese e abitata da americani.
Ho appena lasciato Roma il traffico dell’estate nelle vie verso il mare,
lepiccole auto con le barche di gomma sul tetto o carrozzine per bambini e
altri fagotti coperti da veli che salutavano la mia partenza. E la luce
sfuocata dello scirocco che lega così bene con l’odore acre della nafta, nel
piazzale dell’aeroporto, verso i luoghi itinerari. Ho trovato qui il caldo
pieno del pomeriggio, ma un cielo terso e ampio; e il silenzio dell’ingresso a
Manhattan, nelle vie quasi sgombre, tra i vecchi brown-stones con la scala a
ponte levatoio, i recenti palazzoni, i vasti empori, i bar, i negozi in vacanza
col cartello Closed nella vetrina spettrale.
Un dirigibile pubblicitario sorvolava la città. Non vedevo un dirigile da
quarant’anni.
…Melampus è
la cronaca di una deriva, della disgregazione - accettata con nonchalance,
però, e raccontata con eleganza - delle convenzioni sociali e sessuali in un
rapporto di coppia. Flaiano (che all’epoca della pubblicazione era una figura
soprattutto legata al cinema, percepito quasi come un alter ego del
protagonista Giorgio Fabro) ci racconta con una favola un po’ surreale un po’
da nouvelle vague l’irrazionalità assoluta dello stato amoroso, le dinamiche di
dominio, sottomissione e possesso che ne rappresentano il lato oscuro ma più
divertente da frequentare…
«La bellezza, in qualunque modo mi appaia davanti, mi mette
da tempo in uno stato di rifiuto e di allarme. La temo, non la tollero più
nemmeno nei paesaggi, dove del resto la stanno cacciando; e dunque amo i luoghi
degradati, gli unici che non mi danno la malinconia dell’attimo fuggente, o
forse il senso della mia propria sconfitta»
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