Nel vederla così da lontano, di sfuggita, senza leggere
cartelli e osservare foto, sembrerebbe una barbona o nel più poetico dei flash
una riedizione di certe protagoniste di film del muto, fiammiferaia o fioraia,
magari cieca. La vecchina infreddolita davanti la cancellata d’uno dei palazzi
delle Istituzioni londinesi è l’indomita Laila Soueif, una delle maggiori
docenti di matematica dell’Università del Cairo. Cosa faccia lì, infreddolita e
spossata è presto detto: protesta con uno sciopero della fame lungo
centotrentotto giorni, contro la carcerazione del figlio Alaa Abdel Fattah,
indebitamente detenuto nelle prigioni egiziane, nonostante abbia terminato di
scontare una condanna. La protesta è rivolta contro il presidente egiziano Al
Sisi, con una chiamata di correo anche per il premier britannico Starmer, visto
che Alaa e lei stessa sono anche cittadini del Regno Unito. In altre
situazioni, per altri cittadini l’inquilino di Downing Street si sarebbe mosso
a loro difesa? E’ tutto da valutare. Sono bastati pochi mesi dalla formazione
del suo esecutivo, dopo il successo elettorale d’inizio estate, e il politico
che aveva avviato la carriera fra i laburisti puntando sulla difesa dei diritti
umani, e che dopo un’esperienza in magistratura si presentava agli elettori
come serio sostenitore dei princìpi giuridici e delle leggi, sta facendo
della real politik in voga l’arma per conservare il consenso.
Quello interno e quello internazionale. Così s’è tuffato nella lotta
all’immigrazione ‘irregolare’, e dopo aver apprezzato la linea Meloni per il
“collocamento” di migranti in Albania, ha iniziato a realizzare trasferimenti
forzosi dei migranti, alla maniera trumpiana con tanto di catene e aerei per i
trasbordi. Può un leader laburista che imita il peggior Blair spendere una
parola per il caso Alaa? Lo dubitiamo. Ma c’inchiniamo alla tenacia di mamma
Laila, indebolita nel fisico da quel genere di protesta estrema che lascia
solchi profondi non solo sulla pelle bensì nel fisico, debilitandolo. Specie se
il digiuno è ripetuto, come lei ha fatto a lungo e più volte, seguendo le
traversie giudiziarie del figlio. Pare una nonnina Laila nei suoi sessantanove
anni non ancora compiuti, eppure ha la forza dirompente d’una ventenne, la
determinazione d’una combattente, la passione d’una madre, la tenacia d’una
donna.
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