Questa è la favola del gatto, della volpe e dello
smilzo, e di un’isola che vorrebbero trasformare nella “isola dei
balocchi”. Il gatto e la volpe hanno ripreso a tessere, di buona lena, la
loro trama: una ragnatela fitta che oramai tutto avviluppa e soffoca. Un’isola
afflitta da una grave malattia: la cattiva politica. Dove gli organi istituzionali
– il Consiglio, la Giunta e il suo Presidente – sono il frutto illegittimo di
una legge elettorale incostituzionale che nega la rappresentanza ad una parte
consistente di cittadini.
Dove i partiti si sono trasformati in comitati
d’affari, meri strumenti per raggiungere ambiti incarichi istituzionali. Ai due
compari si è aggiunto, ultimamente, un lungagnone allampanato, secco, secco,
dalla spiccata cadenza piemontese. Oramai non c’é tempo da perdere: si devono
“nominare” gli eletti al Parlamento e la scadenza della legislatura regionale
si fa sempre più vicina e bisogna decidere il nuovo Presidente. La posta in
palio è troppo grande per essere lasciata nelle sole mani di ignari e
sprovveduti cittadini. Bisogna preparare il terreno: indirizzare, convincere,
oliare, facilitare. Chi meglio del nostro gatto e della nostra volpe,
assecondati dallo smilzo, possono essere adatti all’impresa? I nostri hanno ben
poco dei personaggi tratteggiati da Collodi: non campano di elemosine,
tutt’altro, forse più di piccole furbizie, smaccati stratagemmi, di
inconcludenti mediazioni.
La volpe è tra i due il più astuto, il gatto è la sua
spalla. La volpe preferisce stare nell’ombra, si atteggia al burattinaio che
tira le fila dalle stanze ovattate del suo palazzotto d’epoca. Appare cinico,
freddo, distaccato, e non riesce a nascondere un certo fastidio per la volontà
popolare, specie quando si esprime attraverso inutili esercizi di democrazia:
le primarie. Alla fine di una onorata e lunga carriera nelle istituzioni, il
suo partito lo ha premiato con un’ambita Presidenza. Grazie alle risorse di cui
dispone, non si fa scrupolo di condizionare la vita interna dei partiti, ad
iniziare dal suo, ma anche l’economia, gli affari, la cultura. Insomma, un vero
filantropo che distribuisce, con generosità, incarichi e prebende. Il potere è
per lui un’ebrezza, una vertigine, un’emozione da assaporare con voluttà. Nelle
stanze che contano si sussurra che, vista la difficoltà a ripresentare
l’attuale Presidente, la volpe stia pensando di sostituirlo con il suo allievo
più promettente: il gatto. I bene informati, però, malignano che il vero
candidato della volpe sia se stesso. Ma veniamo al gatto.
Un personaggio dotato di un’agilità felina, appunto:
un vero acrobata che, non avendo mai avuto vincoli di coerenza, ha potuto
saltare con disinvoltura da un lato all’altro del Consiglio regionale, da una
parte all’altra dello schieramento politico. Infatti lui si trova bene in
qualsiasi maggioranza, purché lo contenga. D’altronde destra e sinistra sono categorie
del passato e poi la coerenza, appunto, è oramai una qualità che appartiene
agli stupidi, il trasformismo invece è la virtù dei furbi. Di recente ha
pensato bene di abbandonare la nave disastrata del governo regionale,
destinata, secondo i più, ad un naufragio inevitabile. Dopo aver approvato
tutte le iniziative della giunta – dalle leggi finanziarie e di bilancio alle
sciagurate politiche ambientali ed energetiche, da quelle contro il paesaggio
alle cosiddette “riforme” degli enti locali e della sanità – ha deciso di
tirarsi fuori dal disastro che lui stesso ha contribuito a determinare. Un
comportamento che ricorda quei bambini viziati e dispettosi che quando vedono
che la partita si mette male prendono il pallone e scappano via.
Una furbata che nelle intenzioni del gatto dovrebbe
consentirgli di assumere a breve una nuova identità per potersi presentare,
lindo e pinto, con le mani libere, agli elettori sperando che abbiano poca
memoria e sopratutto che non lo riconoscano, sotto il nuovo look. Pare che sin
da piccolo la sua aspirazione più grande fosse quella di diventare Presidente
della regione. Una fissazione che, col passare del tempo, è diventata una vera
e propria ossessione. Tutto nel suo agire è stato finalizzato alla
realizzazione di quello che, sino a qualche tempo fa, era soltanto un sogno e
che oggi, grazie al sodalizio con la volpe e con la complicità dell’allampanato
piemontese, sembra possa tramutarsi in realtà. Uno strano esemplare di
“indipendentista” che non disdegna l’opportunità di stare in una giunta
regionale dimostratasi china e prona di fronte al potere romano e sopratutto di
fare accordi con gli odiati partiti “italiani”. Il lungagnone allampanato,
secco, secco, dall’aspetto perennemente dolente, è qui per conto di altri, uno
in particolare.
Un giovane, già vecchio, che dopo aver cercato di
rottamare la Costituzione, aver resuscitato un certo “Pietro Gambadilegno”
Berlusconi, aver ridato fiato alla destra populista, razzista e xenofoba,
vorrebbe sistemare, una volta per tutte, l’isola, affidandola, appunto, al
gatto e alla volpe. Gli abitanti di quella che dovrebbe diventare l’ “isola dei
balocchi” possono stare tranquilli, e guardare al prossimo anno, ma anche al
successivo, con serenità: fortunatamente c’è chi pensa e provvede per loro.
Quindi non spaventatevi se incontrate per strada degli strani personaggi,
sopratutto se li sentite canticchiare: “Lui è il gatto ed io la volpe (ed io lo
smilzo), e stiamo in società, di noi ti puoi fidar”.
Ogni riferimento a persone, avvenimenti o cose è del
tutto non casuale.
da qui
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