venerdì 8 novembre 2024

Christian Raimo sospeso dall’insegnamento: una dichiarazione di guerra contro il pensiero critico - Beppe Giulietti

 

Puntuale è arrivata la vendetta contro il professor Christian Raimo, accusato di aver “offeso” il ministro Valditara e, per questo, sospeso per tre mesi dall’insegnamento con la decurtazione di metà stipendio.

La punizione non è arrivata per una contestazione relativa a modi e forme relative alla sua attività di docente, ma per le critiche rivolte al ministro in occasione di una iniziativa promossa da Alleanza Verdi-Sinistra, coalizione per la quale Raimo è stato candidato alle elezioni europee. “Bisogna colpire il ministro Valditara, così come si colpisce la morte nera di Star Wars…”

Non ci vuole molto a comprendere che si tratta di espressioni simboliche, giustificate dallo stato di sfascio crescente nel quale si trova la scuola pubblica. Quello che sorprende e offende chiunque ancora creda nei valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione è la doppiezza etica, civile, politica che circonda ogni atto di questo governo. Quando vengono criticati si buttano a terra, frignano, denunciano, invocano solidarietà e punizioni, ma quando vengono attaccati e vilipesi gli avversari tacciono, fingono di non sapere, se possono sferrano anche il calcio del somaro.

Dove stavano quando Christian Raimo veniva insultato e molestato per le sue scelte politiche o per i suoi articoli? Quando il ministro ha espresso la sua solidarietà? Dove stava quando docenti fascisti e dirigenti scolastici “neri” hanno calpestato la Costituzione? Cosa ha detto e fatto quando studentesse e studenti sono stati manganellati per aver rivendicato il diritto alla pace o il sostegno alla scuola pubblica? In quale occasione ha preso le distanze dalle leggi bavaglio e dagli attacchi al pensiero critico? Nelle scelte politiche contano anche le parole non dette, le omissioni, le ambiguità.

La sanzione a Raimo è una dichiarazione di guerra contro il pensiero critico e contro la libertà di critica e di satira. Chi oggi se la ride, anche tra i giornalisti, presto scoprirà che la favola narra anche di loro, ma quando lo scopriranno sarà troppo tardi. Non ci sarà più nessuno disposto ad ascoltarli e sostenerli.

da qui

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