Il 4
novembre ripudiamo la guerra
Il 4
novembre si svolgono in tutta Italia le cerimonie per ricordare il 4 novembre
1918, data in cui l'Italia uscì "vittoriosa" dalla prima guerra
mondiale.
Con questo messaggio vogliamo dedicare spazio alle vittime della prima guerra mondiale, che hanno pagato con la loro vita il costo di una guerra inutile.
Con questo messaggio vogliamo dedicare spazio alle vittime della prima guerra mondiale, che hanno pagato con la loro vita il costo di una guerra inutile.
La festa del
4 novembre fu una ricorrenza istituita dal fascismo per trasformare le vittime
di una guerra spietata e non voluta in eroi coraggiosi che si immolavano per la
Patria. Furono costruiti monumenti ai caduti e agli insegnanti fu chiesto di
celebrare le forze armate. Questa eredità non e' stata sufficientemente
sottoposta a critica con l'avvento della Repubblica.
Vogliamo
portare nella consapevolezza sociale ciò che e' ormai acquisito nello studio
degli storici e degli studiosi l'Italia entrò in guerra nonostante l'Austria
avesse promesso la restituzione di Trento e Trieste in cambio nella non
belligeranza. L'intento era infatti quello di espandere l'Italia verso
territori esteri (come avvenne con la conquista del Sud Tirolo) seguendo il
mito dell'imperialismo romano, che ebbe poi nel fascismo la sua massima
celebrazione. Dopo la guerra infatti si parlò di "vittoria mutilata"
perché le mire espansionistiche non furono coronate.
La prima
guerra mondiale fu un affare per grandi industriali, politici corrotti,
funzionari statali senza scrupoli, alti ufficiali con le mani in pasta. Le
commesse di guerra fruttarono profitti così scandalosi che fu nominata una
commissione di inchiesta parlamentare.
I migliori libri di storia segnalano che il fascismo al potere - fra i primi atti - bloccò la commissione parlamentare che indagava sulla prima guerra mondiale e sui profitti illeciti accumulati da faccendieri, burocrati, generali, industriali. Essa fu infatti prontamente sciolta dal fascismo dopo la marcia su Roma.
I migliori libri di storia segnalano che il fascismo al potere - fra i primi atti - bloccò la commissione parlamentare che indagava sulla prima guerra mondiale e sui profitti illeciti accumulati da faccendieri, burocrati, generali, industriali. Essa fu infatti prontamente sciolta dal fascismo dopo la marcia su Roma.
Perché
allora si festeggia la prima guerra mondiale?
Una risposta
ci viene da un testo scolastico G. De Vecchi, G. Giovannetti, E. Zanette,
"Moduli di storia 2", ed. scolastiche B. Mondadori. Leggiamo...
"L'idea
di una "guerra grande" non per l'orrore e la sofferenza bensì per
l'eroismo e ill patriottismo dei suoi protagonisti e la bontà dei suoi
obiettivi, nacque soltanto dopo il conflitto. Essa fu il risultato delle
commemorazioni ufficiali dei governi liberali dell'immediato dopoguerra e poi
del regime fascista.
Questa idea
si concretizzò, fin dagli anni immediatamente successivi al conflitto, in una
serie di iniziative finalizzate a tenere vivo negli italiani il ricordo della
guerra cerimonie pubbliche, istituzione di festività (per esempio il 4
novembre, anniversario della vittoria), intitolazione di vie e scuole a eroi
della guerra, diffusione nelle stesse scuole e nei centri ricreativi dei canti
patriottici. Ma lo strumento più efficace furono i monumenti ai caduti. Fu
soprattutto il regime fascista a favorirne la diffusione, imponendone la
costruzione in tutti i paesi e città d'Italia. Quali erano la funzione e le
caratteristiche dei monumenti ai caduti? Il loro obiettivo immediato era la
commemorazione dei soldati morti sul campo di battaglia, in particolare di
quelli originari della località in cui era costruito il monumento. Tuttavia,
nei testi che apparivano sulle lapidi e nel tipo di raffigurazione emergeva un
altro e più importante obiettivo. Si trattava, infatti, di iscrizioni e di
sculture che descrivevano la guerra come una sofferenza giusta e necessaria; i
soldati vi erano rappresentati come degli eroi che, consapevolmente e
volontariamente, avevano sacrificato la propria vita per la patria. In
sostanza, i monumenti e le lapidi presentavano la guerra come un momento di
"grandezza" dell'Italia e degli italiani, dunque come un'esperienza
estrema ma assolutamente positiva.
Niente di
più lontano dalla realtà. Appare allora chiaro che i monumenti erano progettati
non solo per offrire alle famiglie un conforto e una giustificazione per la
morte dei loro cari, ma anche e soprattutto per costruire la memoria di una
guerra "grande" che ne falsificava la realtà nascondendone gli
aspetti più violenti e assurdi.
La memoria
non ufficiale e l'opposizione alla guerra
La memoria
ufficiale della guerra non fu però l'unica forma di commemorazione del
conflitto. Soprattutto nel biennio 1919-20, vi furono associazioni e forze
politiche (in genere di sinistra) che cercarono di mantenere in vita il ricordo
dell'opposizione alla guerra e delle sofferenze che essa aveva causato ai
soldati e ai civili. Anche questa versione alternativa si manifestò attraverso
lapidi e monumenti in genere costruiti nei comuni guidati da sindaci
socialisti. Si trattava però di monumenti molto diversi da quelli ufficiali. Le
lapidi "alternative" erano ben più precise ed esplicite nel
descrivere l'orrore del conflitto. I soldati morti erano descritti come vittime
e non come eroi.
Questi
monumenti ebbero vita breve e difficile. Già i primi governi liberali del
dopoguerra ne ostacolarono o vietarono la costruzione; con la salita al potere
del fascismo, nella cui ideologia tanta parte aveva l'esaltazione della nazione
e della guerra, essi vennero tutti distrutti.
Un mito
presente ancora oggi
L'interpretazione
ufficiale della guerra rimase prevalente anche dopo la caduta del fascismo, non
solo a causa dell'efficacia della propaganda del regime, ma anche perché, messa
a confronto con la seconda guerra mondiale - che in Italia nessuno, a parte il
regime fascista, aveva voluto - la Grande guerra appariva meno insensata e
drammatica. E' solo a partire dagli anni sessanta che nelle interpretazioni
degli storici, così come nella mentalità degli italiani, ha cominciato a
riaffiorare una memoria critica della guerra. A testimoniare la sopravvivenza
del mito della Grande guerra vi sono ancora i monumenti di epoca fascista; in
molti casi ne e' stata modificata la dedica, estendendola anche ai morti della
seconda guerra mondiale e della Resistenza. Solo in pochissime realtà, in
genere nel corso degli anni settanta e ottanta, sono stati sostituiti con nuovi
monumenti che rappresentano la guerra non come un giusto sacrificio per il bene
della patria, ma come un orrore da evitare per sempre."
A Bussonelo
(TO) una lapide cominciava con queste parole
PER QUELLO CHE FU SOFFERTO
NELL'OZIO DEPRAVANTE DELLA CASERMA
SOTTO IL BASTONE DELLA SERVITU'
NEL LEZZO DELLE TRINCEE
NELLE VIGILIE DI MAGNIFICATE CARNEFICINE...
Essa fu distrutta nel 1921 dai fascisti.
PER QUELLO CHE FU SOFFERTO
NELL'OZIO DEPRAVANTE DELLA CASERMA
SOTTO IL BASTONE DELLA SERVITU'
NEL LEZZO DELLE TRINCEE
NELLE VIGILIE DI MAGNIFICATE CARNEFICINE...
Essa fu distrutta nel 1921 dai fascisti.
Il monumento
ai caduti di Tolentino (MC), distrutto dai fascisti nel 1922, recava questa
lapide
Possa la santità del lavoro redento fugare e uccidere per sempre il sanguinante spettro della guerra: per noi e per tutte le genti del mondo. Questa la speranza e la maledizione nostra contro chi la guerra volle e risogna.
Tolentino il 16 ottobre del 1921 A.N.P.I. 25 aprile 2002
Auspice la lega proletaria dei mutilati invalidi e reduci di guerra.
Possa la santità del lavoro redento fugare e uccidere per sempre il sanguinante spettro della guerra: per noi e per tutte le genti del mondo. Questa la speranza e la maledizione nostra contro chi la guerra volle e risogna.
Tolentino il 16 ottobre del 1921 A.N.P.I. 25 aprile 2002
Auspice la lega proletaria dei mutilati invalidi e reduci di guerra.
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