Il terrorismo islamico è solo una forma di
depistaggio. È proprio una curiosa circostanza, niente affatto casuale, quella
in cui uno degli attentatori di Parigi porti addosso un prezioso documento
personale come il passaporto (guarda caso, di nazionalità siriana). Una strana
"circostanza" che somiglia molto ad un atto di depistaggio. Siamo
giunti al paradosso che chiunque si sforzi di ragionare liberamente (e
criticamente) con la propria testa è accusato di "fantasticare". Ma
le vere fantasie sono le narrazioni propagandistiche che negli ultimi anni
hanno voluto farci credere: 1) che l'Iraq di Saddam Hussein disponesse di armi
di sterminio e distruzione di massa (non si sono mai visti questi famigerati
arsenali bellici dopo l'invasione del territorio iracheno); 2) che serviva
"esportare la democrazia", piuttosto che la civiltà occidentale (a
base di torture, violenze e massacri di ogni tipo); 3) che l'Iraq post Saddam
Hussein fosse finalmente un paese "pacificato e normalizzato" dopo
due guerre combattute nel Golfo Persico (rispettivamente nel 1991 e nel 2003),
mentre la realtà denota rigurgiti ulteriori di fanatismo ed un'aspra
recrudescenza delle guerre intestine e fratricide che ormai dilaniano il mondo
musulmano: sciiti contro sunniti, sunniti contro altre disparate (e disperate)
correnti e fazioni "coraniche"; e via discorrendo. Ora si pretende
che si creda alle presunte "cellule islamiste impazzite", o ad una
"nuova strategia" dell'ISIS. Ma chi le ha allevate tali cellule islamiste?
Chi le arma e le appoggia? Chi le finanzia e le foraggia da anni? Chi ha
partorito ed alimentato, negli ultimi lustri, un clima assai propizio ed un
terreno fertile all'espansione del cosiddetto "integralismo
islamico"? Chi ha addestrato, in Afghanistan, le prime cellule di al Qaeda
in funzione anti-sovietica ed oggi le milizie dell'ISIS in funzione anti-russa?
La CIA è, senza dubbio, il più sofisticato ed avanzato "cervello"
strategico ed organizzativo dell'ingerenza eversiva ed imperialista
statunitense. Non solo in Medio Oriente, ma in America Latina, in Africa, in
Asia e pure in Europa (chi ha progettato ed applicato la "strategia della
tensione", in Italia, negli anni '70?). Ma il problema è che le analisi
servono a ben poco se non si prova a scardinare e sbloccare politicamente una
situazione di immobilismo che pare scaturire da un senso di impotenza che
attanaglia un po' tutti. In effetti, si respira un'atmosfera cupa da "fine
impero". È probabile che ci troviamo in una fase di transizione storica.
Rammento le illuminanti parole di Rosa Luxemburg per indicare il bivio che
l'umanità rischia di imboccare in simili circostanze: "socialismo o
barbarie". Con la prima e la seconda guerra mondiale e l'avvento dei
regimi totalitari del nazifascismo, l'umanità ha varcato la soglia della
barbarie. Dovremmo imparare da queste tragiche esperienze storiche. Gramsci
diceva che la storia è maestra, ma non ha scolari. L'umanità si dimostra una
pessima allieva.
Ottima analisi.
RispondiEliminasiamo a un punto importante, non bisogna avre paura di dire le cose come stanno veramente
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