LA NOTIZIA
Così Rainews: «Dai bagni
separati alla ricreazione in totale solitudine: è quanto si è vissuto nelle
scorse settimane in una scuola elementare paritaria di Cagliari, gestita da
religiose, all’arrivo di due bambini immigrati, sbarcati senza genitori alcuni
mesi fa nel capoluogo con i viaggi della speranza. Dal primo giorno ci sono
state proteste di mamme e papà che hanno minacciato di portar via i figli, e
due lo hanno fatto, ma le suore Mercedarie e le insegnanti, che hanno accolto i
due giovanissimi profughi, sono rimaste ferme nelle loro posizioni:
l’accoglienza non si discute. Ora dopo quattro intense riunioni i genitori
hanno accettato la situazione, che ora è tornata alla normalità […]». Insomma
gli stessi bagni per bianchi e neri.
RIFLESSIONI SULL’EPIDEMIA IN
CORSO
«Mio padre mi ha detto di stare
lontano da quei due bambini, mi ha detto che potevano avere malattie
pericolose. A me però stanno molto simpatici: non parlano italiano, ma ci
capiamo a gesti. E poi sorridono sempre» queste le parole di uno degli scolari,
secondo quanto riportato dal quotidiano «La Stampa».
Voglio però immaginare il
padre, dal quale sono sgorgate queste abominevoli raccomandazioni e me lo vedo,
lancia in resta, a perorare la sua crociata. Condotto innanzi alla scuola del
suo figliolo non dal vascello “La buona ventura”, imbarcazione dei crociati
Templari, ma dalla sua tracotante sicumera. Lo immagino arringare gli altri
impavidi genitori, disporre riunioni, indire assemblee e sfoderare
indignazione, per discutere la questione scottante dei migranti minorenni: uno
egiziano e uno etiope, chiedendosi come sia possibile che frequentino la stessa
del suo pargolo pur essendo “infetti” di solitudine e abbandono. Lo vedo lui e
i suoi simili, discendere da lucidi Suv, pur essendo una minoranza, pronti/e a
dar battaglia: colletti inamidati e cravatte, tacchi e tailleur. Un benessere
manifesto, fatto dalla scelta di scuole elitarie, di campane di vetro innalzate
per sottrarre le loro creature alla mescolanza con razze “insane”. Forse sono
gli stessi che, nel calduccio della loro poltrona, davanti alle immagini dei
migranti in balìa delle onde si lasciano andare alla commozione per quei
«poveri bambini sfortunati», roba però da commentare a distanza. Tutto questo
affannarsi nonostante a quelle riunioni avessero partecipato anche i tutori dei
bambini africani – ne ha parlato il quotidiano «L’unione Sarda» per ricordare
che «i migranti hanno gli stessi diritti e doveri dei coetanei italiani e che
quindi devono essere trattati nello stesso modo». Non è bastato però a placare
la preoccupazione dei “bravi genitori” nemmeno la certificazione della Asl che
garantiva «la buona salute dei bambini migranti» e ne è comunque scaturita la
richieste di bagni separati nei quali segregare gli scolari giunti da lontano e
infatti è stato riservato loro un bagno apposito.
Suor Redenta, la maestra della
quinta – nella scuola parificata gestita delle suore Mercedarie di Cagliari –
ha dichiarato che da loro hanno « sempre accolto tutti […] mai e poi mai
avremmo ceduto alla proteste dei genitori. I bambini per noi sono tutti uguali,
in tanti anni di lavoro qui a Cagliari non abbiamo mai mandato via nessuno,
neanche quelli che non avevano i soldi per pagare la retta. Certo, queste
proteste non ce le aspettavamo. Non le capiamo proprio. Infatti, ancora non è
chiaro che cosa temessero i genitori: chissà che idea si erano fatti. Questa
storia ci ha fatto male, siamo preoccupate: il razzismo è come un virus
contagioso e ora facciamo di tutto perché gli alunni non vengano mai infettati».
A sentire di questa vicenda
anche io ho avuto paura. Una paura folle della malattia più pericolosa che
conosco: la stupidità; epidemia che sento dilagare a livelli preoccupanti. Non
basteranno certificazioni delle Asl, forse non ci sono cure in grado di arrestarla
soprattutto fra individui che pur appellandosi genitori sono quanto di più
lontano ci possa essere dalla genitorialità. Dal canto mio, insegnando in una
scuola dove la presenza di migranti è altissima, ho una certezza: solo
l’inclusione, l’incontro e lo scambio – che fanno davvero cultura – possono
fungere da antidoto laddove, come diceva Friedrich Schiller «nemmeno gli dei
possono nulla contro la stupidità umana».
Nessun commento:
Posta un commento