io non so se sia vero che una giovane
mamma è morta di parto a Catania al quinto mese, assieme ai suoi due
gemellini, perché il medico si è rifiutato di intervenire su uno
dei due che respirava male, per obiezione di coscienza.
lo dice il padre, che ha denunciato il
medico.
ma io voglio essere prudente, anche se
mi sento indignato al pensiero,
e aspetto l’indagine della magistratura.
. . .
ma non mi servono le conclusioni
dell’inchiesta per dire che è ora di smetterla in Italia di fare gli obiettori
con la vita degli altri.
l’obiettore di coscienza merita il
massimo assoluto rispetto.
ma la sua obiezione non può arrivare a
costruire uno stato parallelo dove le leggi non valgono.
. . .
i medici che sono obiettori rispetto
alle leggi dello stato siano pienamente rispettati, ma come i cittadini che le
hanno votate.
un medico obiettore puo` certamente
esercitare la sua professione e non essere violato nella sua coscienza.
ma soltanto privatamente, cioe` soltanto
per coloro che si riconoscono nei suoi valori.
se il medico invece sovrappone i diritti
della sua coscienza ai diritti pubblici degli altri con un atto individuale di
proterva e sanguinosa arroganza, se questo costa la vita agli altri, questo e`
omicidio.
non obiezione di coscienza.
. . .
il troppo osannato papa Francesco ha
detto di recente:
“Una volta che la legge è stata votata
lo Stato deve rispettare le coscienze. Perché è un diritto umano, anche per il
funzionario del governo, che è una persona umana. Lo Stato deve anche
rispettare le critiche. È questa una vera laicità”.
sono pesanti sciocchezze.
una volta che la legge è stata votata,
sono le coscienze che devono rispettare la legge, e non viceversa.
a che cosa servirebbe una legge se poi
ciascuno è libero di rispettarla oppure no secondo la sua cosiddetta
coscienza?
ci sarebbe ancora uno stato se questo
fosse il criterio da seguire?
non è accettabile che nello stato un
gruppo particolare dica:
approvate pure la legge che volete,
tanto noi facciamo come ci pare…
mi pare anzi che sia proprio questo modo
di pensare assurdo alle radici del modo di operare mafioso,
che crea una legalità, o meglio una
illegalità, parallela.
. . .
la libertà di critica è sacra.
ma questa libertà di espressione del
proprio pensiero non si confonde col diritto di non rispettare la legge.
chi ritiene di non potere applicare una
legge, perché va contro dei valori insuperabili per lui, certamente non deve
fare la fine di Antigone.
(fu condannata a morte per avere dato sepoltura al fratello, nemico della
città, e avere violato la legge.)
ma se riveste un incarico pubblico sia coerente con se stesso e con le
leggi dello stato, e lo abbandoni.
. . .
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