mercoledì 26 giugno 2013

Einstein, il Miur e la problematica - Annamaria Testa

Tanto vale ammetterlo. L’attitudine a risolvere problemi – anzi, ad affrontare correttamente problemi, intercettandone cause, natura e implicazioni per risolverli poi in modo efficace – non fa parte del nostro dna nazionale.
Un esempio recente è stata la circolare scritta dal Miur, il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, insieme a provincia di Milano, assessorato all’istruzione e all’edilizia scolastica della regione Lombardia e Ufficio scolastico regionale. E poffarbacco: sono tre enti autorevoli, guidati da persone competenti, intelligenti e accurate. No?
Il problema sollevato della circolare è semplice: mancano i soldi necessari a comprare il gasolio per riscaldare le scuole. La soluzione è altrettanto semplice: passiamo da sei giorni di scuola a cinque, anche per le superiori. E voi che ne dite, care istituzioni scolastiche?
Ma tra problema e soluzione ci sono diciannove righe di argomenti sconclusionati (compreso un “in questo modo ci mettiamo in linea con i principali stati europei”. Già, grazie alla penuria di gasolio), espressi in un italiano discutibile.
Per esempio, si parla di una “problematica che investe il problema” (e povero problema, chissà se stava camminando sulle strisce) e dell’esigenza di raggiungere una “più ottimale” organizzazione: super-superlativa, insomma.
Se volete leggere l’intero testo e qualche ulteriore commento acido trovate tutto qui.
Se volete proprio farvi del male e andare a pesca di tutti gli altri errori di grammatica, eccovi il commento di Michele Cortelazzo. Se invece vi viene in mente il Nanni Moretti che sbotta “chi parla male pensa male”, be’, come darvi torto?
Della propensione italiana a risolvere problemi per scorciatoie e vie traverse abbiamo già parlato in questo post. E, poffarbacco, lo ripeto: la capacità dei nostri studenti nel problem solving, così come l’ha rilevata Ocse Pisa, è una delle più basse d’Europa. Ma, aggiungo: se le istituzioni scolastiche per prime pensano, e parlano, in maniera sgangherata, c’è poco da sperare che gli studenti facciano di meglio, se non grazie a qualche intrepido prof.
È Forbes, in un articolo di qualche tempo fa, a ricordare un magnifico detto di Albert Einstein: “If I had an hour to solve a problem I’d spend 55 minutes thinking about the problem and five minutes thinking about solutions”.
Ma per esaminare un problema ci vogliono determinazione, metodo, parole chiare e pensieri limpidi. Se il problema si trasforma in una problematica del problema, la sfida è già persa prima ancora di aver cominciato ad affrontarla.

4 commenti:

  1. copio la citazione di Einstein.

    la questione, anche se da una prospettiva diversa, tocca esattamente lo stesso problema che analizzavo io rispetto alla polemica sulla prova di italiano all'esame di maturità.
    logica e linguaggio, "problem solving" e capacità di intelligere i fatti, vanno di pari passo.

    sul merito, la proposta mi pare interessante: nel mio ultimo anno al liceo passammo alla settimana corta, fu eccezionale.

    RispondiElimina
  2. settimana corta mi sembra dura, per tutti.

    come studente ogni fuga sembra bella, in realtà le ore marginali quotidiane diventano pesantissime e senza risultato.

    dire non ci sono soldi facciamo un'ora in giorno in meno di lezione, è come, poi, mutatis mutandis, non ci sono soldi, chiudiamo di notte il pronto soccorso, o il 118, o il 113, tanto pochi cittadini sono interessati rispetto alle ore diurne...

    se le decisioni scolastiche venissero prese per motivi didattici, o culturali, o politiche sarebbe sempre meglio rispetto a quelle prese sulla base di circolari e diktat del MEF.

    mi sembra la peggior soluzione possibile di un problem solving, un'altra soluzione è tagliare gli F35, ogni problem solving si faccia a 360 gradi, se no è truccato.

    come quei reparti ospedalieri che si vantano di pochissimi morti al loro interno, poi vedi che il come è spostare in altri reparti o mandare a morire a casa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. rimaniamo sul tema della scuola, perché le divagazioni -per quanto interessanti- aiutano poco.

      come dice lo stesso ministero, all'estero si fa tranquillamente. io, nella mia esperienza non ricordo simili tragedie: le ore sono state recuperate al pomeriggio.
      questa è una questione di mentalità, chiaro, ma ci si può lavorare.

      aggiungiamo: settimana corta, con tempo pieno (se non tutti i giorni, almeno alcuni).
      questo significherebbe anche un vantaggio per le famiglie, con meno problemi nella settimana e più tempo coi figli nel weekend.

      Elimina
    2. si può discutere su tutto, ma per motivi, didattici, organizzativi, non per risparmiare il gasolio.

      e poi sono tempi che i genitori che lavorano lavorano anche il sabato, ancora più di prima, come si organizzano?

      e se poi è una scusa per avere tutti i lavoratori il sabato libero, e basta?

      Elimina