L’autonomia economica e politica delle persone
presuppone un reddito da lavoro. Il reddito di cittadinanza corre
il rischio di far aumentare il numero dei non occupati e la loro
l'emarginazione, lasciando irrisolta la questione dei bisogni sociali
insoddisfatti
Forse per ragioni di età, sono ancora affezionato
alla idea di Adam Smith e alla Costituzione. Secondo Smith, “Il lavoro svolto
in un anno è il fondo da cui ogni nazione trae in ultima analisi tutte le cose
necessarie e comode della vita che in un anno consuma”. Più breve e efficace,
l’Articolo 1 della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica [corsivo
aggiunto], fondata sul lavoro”. Sul lavoro, non sul reddito. Circa il reddito
di cittadinanza o altre forme di reddito garantito, d’altra parte, non ho
cambiato l’idea che coltivavo qualche anno fa, e qui la riprendo.
Quando una improbabile crescita dell’economia è sì
condizione necessaria per realizzare la piena occupazione, ma non anche
sufficiente, il problema di fondo di una società capitalista si aggrava...
...Un discorso sull’austerità che si limiti a una
critica del consumismo e all’esortazione moralistica è un discorso
politicamente sterile. L’alternativa non è tra benessere e austerità, è tra le
possibili forme di austerità: la miseria che ci aspetta se si lascia fare,
rivestita di forme nuove di fascismo, oppure una vitale sobrietà. L’apologia
del mercato nasconde il disegno di cancellare la politica, riducendola a
amministrazione dell’esistente. Questa opera di disvelamento e di persuasione è
compito della politica, della politica in quanto critica, indirizzo e governo
del processo economico-sociale di produzione e riproduzione. Utopia? Sì, ma è
bene, ammonisce un grande intellettuale, che non tanto l’intellettuale quanto
l’uomo in generale si senta responsabile di qualche cosa d’altro che di procacciare
cibo ai suoi piccoli, finché non gli sarà segato l’albero su cui si è costruito
il nido.
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