venerdì 28 giugno 2013

L'isola in via degli uccelli – Uri Orlev

assomiglia un po' alla storia del pianista Szpilman resa famosa dal film di Polanski, mutatis mutandis, è un bel libro che non si dimentica - franz




Polonia. Ghetto di Varsavia. Prelevato dalle SS il padre e scomparsa nel nulla la madre, Alex, undici anni, si trova drammaticamente solo nel suo precario rifugio, un edificio diroccato colpito da una bomba all'inizio della guerra. E questo suo rifugio, un nido inaccessibile tra i tetti del ghetto, non è così diverso dall'isola deserta di Robinson Crusoe.
Il ragazzo non ha altre risorse che la propria energia e il proprio ingegno per sopravvivere, per affrontare la paura, le lunghe notti invernali, il freddo, la fame. E' solo, e ha davanti a sé un mondo terrificante. Ma è un bambino. E ha il coraggio e la straordinaria forza vitale dell'infanzia, perciò una visione del mondo che, anche in mezzo alla tragedia dell'Olocausto, non può fare a meno di contemplare il gioco…

Alex, ragazzo undicenne polacco, vive nel ghetto ebraico in compagnia del padre Stefan e del prozio Boruch. Il ghetto è separato da un muro dalla città "normale" ed è soggetto ai continui rastrellamenti selettivi da parte dei nazisti. Il padre prepara Alex ad ogni eventualità e quando anch’egli e Boruch vengono catturati gli promette che qualunque cosa accada sarebbe tornato a cercarlo. Alex riesce a fuggire ed incomincia la sua avventura per la sopravvivenza nell’"isola" di Via degli Uccelli semidistrutta e ormai quasi deserta..



La pubblicazione di questo romanzo in Italia, a distanza di una dozzina d'anni dalla prima edizione in Israele, si inserisce in una tendenza, oggi molto forte anche nella nostra letteratura per l'infanzia, al recupero della memoria storica attraverso la narrativa come elemento fondamentale di formazione civile. L'autore, Uri Orlev, ebreo polacco, ha vissuto tre anni nascosto con la madre e un fratellino nel ghetto di Varsavia, dal '39 al '41, prima di essere deportato a Bergen-Belsen. Tale esperienza è stata raccontata, ma reinventata e filtrata attraverso una classica narrazione d'avventure che prende a suo modello dichiarato il "Robinson Crusoe". La separazione dai genitori equivale al naufragio, la casa in rovina in via degli Uccelli è l'isola su cui il naufrago costruisce e fortifica il suo rifugio, il muro che separa dal quartiere polacco è l'oceano che divide dalle terre abitate, al posto di Venerdì c'è un topolino bianco, nazisti, traditori e delatori ebrei, spie e poliziotti polacchi, sciacalli di tutte le risme sono le bestie feroci. Il protagonista undicenne, Alex, vive l'avventura nascondendosi tra le macerie, prendendo dalle case abbandonate ciò che gli serve, come Robinson dai relitti di navi sospinte sulla spiaggia, difendendo il suo rifugio, partecipando alla rivolta del ghetto, aiutando i ribelli uccidendo un soldato tedesco, sognando pure lui Erez Yisra'el, la patria in Palestina. Ma è anche un bambino che gioca a pallone con i coetanei polacchi al di là del muro, ha un idillio con una ragazzina, parla con il topolino Nevex legge libri e quando trova una cesta di giocattoli per un po' si dimentica completamente dov'è e si mette a giocare. Alla fine la lunga attesa, la resistenza durata cinque mesi, nei quali Orlev ha condensato i tre anni trascorsi realmente nascosto nel ghetto, è premiata con il ritorno del padre, lieto fine e finzione felice indispensabili per rendere sopportabile a un lettore di 11-14 anni l'angoscia di una narrazione che non fa mai dimenticare l'orrenda verità che c'è dietro lo scintillio dell'avventura.

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