mercoledì 28 giugno 2023

I 10 rifugiati più celebri della letteratura e dell’arte

 

Il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. Per l'occasione, vi proponiamo una lista di letterati, filosofi e artisti che hanno segnato la storia letteraria e artistica lontano dai rispettivi Paesi d'origine.

 

Oggi come ieri, quello dei rifugiati è un tema di stretta attualità. Nel corso della storia individui o intere popolazioni hanno dovuto abbandonare le loro case per sfuggire a persecuzioni, guerre e violenze. Tra loro sono numerosi anche i personaggi celebri che durante la loro vita sono stati costretti a cercare rifugio lontano dal loro Paese di origine per sfuggire a persecuzioni, per lo più politiche e/o razziali. Per comprendere meglio il presente, ripercorriamo anche stavolta la storia attraverso l’esperienza dei grandi personaggi: vediamo la storia di questi letterati, filosofi e artisti che hanno segnato la storia letteraria e artistica lontano dai rispettivi Paesi d’origine.

I 10 rifugiati più celebri della letteratura e dell’arte:

 

Isabel Allende

Nipote del presidente cileno Salvador Allende, fu esiliata dopo che lo zio venne deposto dalle forze golpiste di Pinochet nel 1973, la scrittrice iniziò a ricevere minacce di morte e venne presa di mira dal regime. Decise così di trasferirsi prima in Venezuela. Ha sempre continuato la sua carriera da giornalista anche in esilio collaborando con il giornale (El Nacional). Le sue novelle e i suoi romanzi, tradotti in tutto il mondo, spesso raccontano della sua esperienza di esilio. Nel 1985 si è trasferita negli Stati Uniti e nel 1990, quando è stata ristabilita la democrazia in Cile, è ritornata, dopo 15 anni di assenza, per ricevere il premio “Grabiela Mistral”.

 

Sigmund Freud

 

Il grande psicologo austriaco era di origini ebraiche. Quando nel 1938 l’Austria, paese in cui viveva, venne annessa al Terzo Reich, per Freud iniziarono i problemi. Nel 1933 le sue opere furono bruciate e la casa editrice che pubblicava i suoi libri fu occupata dai nazisti. Il figlio Martin fu arrestato e dopo una settimana anche la figlia Anna portata via. Li rilasciarono quasi subito, ma Freud, sconvolto, si vide costretto all’esilio. Ottenne un visto d’entrata in Inghilterra grazie alla fama di cui godeva in quel Paese. Gli venne concesso di migrare dalla Germania, previo il pagamento di tasse. Venne privato della cittadinanza austriaca e divenne apolide. Accompagnato dalla moglie Martha e dalla figlia Anna partì per Londra, dove ottenne lo status di rifugiato politico. Cinque anni dopo, le sue quattro sorelle, rimaste a Vienna, vennero arrestate e uccise in un campo di concentramento.

 

Pablo Neruda


Stabilitosi in Spagna nel 1934, lavorò al seguito dell’ambasciata cilena. La guerra civile e il suo temperamento drammatico lo spinsero sempre più a precisi impegni politici che tanta parte hanno avuto poi nella sua vita e in tutta la produzione posteriore. Dopo ancora qualche anno di servizio diplomatico, nel 1944 N. tornò in Cile, e fu eletto senatore, ma un’accusa di tradimento lo costrinse ben presto a esulare in Messico. Non potendo tornare nella sua terra d’origine, compì lunghi viaggi in Europa (Parigi, Polonia, Ungheria). Nel 1951 visitò l’Italia e la Cina. Nel 1952 fu ancora in Italia, da dove venne mandato in esilio ancora una volta, espulso come straniero indesiderabile. Tuttavia, a seguito di un movimento d’opinione pubblica, il decreto fu revocato, e poté trascorrere un lungo periodo a Capri. Nel 1953 tornò in patria, nel suo rifugio di Isla Negra presso Valparaíso. Con l’avvento alla presidenza della Repubblica di S. Allende (1970), fu nominato ambasciatore a Parigi. Nel 1972, gravemente malato, tornò in Cile, mentre il governo Allende era in crisi.

 

Niccolò Machiavelli


E’ indubbiamente uno dei più importanti personaggi della storia della letteratura. Inizia la sua carriera politica in seno al governo della repubblica fiorentina alla caduta di Girolamo Savonarola. Il ritorno dei Medici dopo diciotto anni di esilio significò per Machiavelli, inviso per i suoi ideali repubblicani e l’amicizia con Soderini, l’esonero dall’incarico, il confino per un anno entro il territorio del dominio e, nel 1513, il carcere e la tortura perché sospettato di aver preso parte alla congiura antimedicea di Boscoli e di Capponi. Proprio in esilio scrisse la sua opera più importante: Il Principe. L’intenzione era di dedicare l’opera al detentore del potere nella famiglia Medici, con la speranza di riacquistare l’incarico di Segretario della Repubblica.

 

Marc Chagall

 

Il pittore bielorusso naturalizzato francese era di origini ebraiche. Per questo motivo venne perseguitato sotto il regime dello zar. Una volta divenuto noto come artista, lasciò San Pietroburgo per stabilirsi a Parigi.
Quando le potenze dell’Asse arrivarono a Parigi e poco prima che si stabilisse la Repubblica collaborativa di Vichy, fuggì dalla capitale francese e si nascose con la famiglia nei pressi di Marsiglia. Successivamente si trasferì negli Stati Uniti.

 

Victor Hugo


Figlio di un generale dell’esercito napoleonico. Divenne ben presto scrittore e poeta ed è passato alla storia come padre del Romanticismo in Francia. Nel 1845 venne nominato da Luigi Filippo Pari di Francia, nel 1848 deputato all’Assemblea Costituente, dove fu uno dei più fieri avversari del presidente Luigi Bonaparte. Ma il colpo di stato del 1851 segnò per lui l’inizio dell’esilio. Inizia qui a prendere forma la sua mitica figura poetica e ideale di “Padre della patria in esilio”, periodo durante il quale comincerà la sua produzione letteraria satirica nei confronti dello stato. Rientrò a Parigi dopo il crollo del III impero, entrò nel Senato nel 1876 e morì il 22 maggio 1885. Le sue esequie furono un’apoteosi; la sua salma fu lasciata per una notte sotto l’Arco di Trionfo dei Campi Elisi e vegliata da dodici poeti.

 

Bertolt Brecht


Importante drammaturgo e poeta tedesco aderì fin da giovane al movimento marxista così, quando Hitler salì al potere nel 1933 fu costretto a lasciare la Germania per paura della propria incolumità. Da questo momento la produzione letteraria e teatrale avviene su diversi suoli esteri. Peregrina per 15 anni attraverso molti paesi ma dopo il 1941 si stabilisce negli Stati Uniti. Alla fine del conflitto mondiale, diventato sospetto alle autorità americane per le sue polemiche politiche e sociali, lascia gli Stati Uniti e si trasferisce nella Repubblica Democratica Tedesca, a Berlino, dove fonda la compagnia teatrale del ”Berliner Ensemble”, tentativo concreto di realizzare le sue idee. In seguito, l'”ensemble” diventerà una delle più affermate compagnie teatrali.

 

Milan Kundera


Critico e saggista ceco naturalizzato francese, ha contribuito a diffondere la cultura e gli autori più interessanti del suo Paese nell’occidente europeo. Iscritto al partito comunista, nel ’48 fu espulso a causa delle sue idee che non seguivano le linee ufficiali del partito. Inoltre, la sua partecipazione al movimento di riforma della “Primavera di Praga” gli costò la cittadinanza cecoslovacca e il licenziamento. Espulso dal suo Paese, si è trasferito in Francia, dove ha insegnato all’Università di Rennes e a Parigi, dove tuttora vive e lavora. Ha comunque continuato a scrivere in ceco (a parte gli ultimissimi romanzi), nonostante che le sue opere fossero proibite in patria, fino al crollo del regime filo-sovietico.

 

Hanna Arendt


La filosofa tedesca, pur non avendo ricevuto un’educazione religiosa di tipo tradizionale, non negò mai la propria identità ebraica, professando sempre la propria fede in Dio. Questo quadro di riferimento è estremamente importante, perché Hannah Arendt dedicò tutta la vita allo sforzo di comprendere il destino del popolo ebraico e si identificò totalmente con le sue vicissitudini.

Dopo l’avvento al potere del nazionalsocialismo e l’inizio delle persecuzioni nei confronti delle comunità ebraiche, La Arendt abbandona la Germania nel 1933 attraversando il cosiddetto “confine verde” delle foreste della Erz. Passando per Praga, Genova, Ginevra e infine Parigi. Ma gli sviluppi storici del secondo conflitto mondiale la portano a doversi allontanare anche dal suolo francese. Internata nel campo di Gurs dal governo Vichy in quanto “straniera sospetta” e poi rilasciata, dopo varie peripezie riesce a salpare dal porto di Lisbona alla volta di New York dove ottenne la cittadinanza americana nel 1951. La lotta ai totalitarismi continua coraggiosa anche in esilio concretizzatisi da una parte con il libro-inchiesta su Adolf Eichmann e il nazismo: “La banalità del male” e, nel 1951, con il fondamentale “Le origini del totalitarismo”, frutto di una accurata indagine storica e filosofica.

 

Dante Alighieri


La vita di Dante Alighieri è strettamente legata agli avvenimenti della vita politica fiorentina. All’epoca di Dante il partito guelfo era diviso in due fazioni: i bianchi e i neri. Quando, nel 1295, Dante cominciò la propria carriera politica, aderì ai guelfi bianchi perché era in contrasto con la politica dei neri che appoggiavano l’espansionismo di papa Bonifacio VIII. Dante fu anche il promotore di molte leggi che ostacolavano il pontefice. Per questo motivo Bonifacio VIII lo prese di mira. Nel 1301, infatti, quando i neri si impadronirono di Firenze con l’appoggio papale, l’Alighieri fu coperto di accuse infamanti, e nel 1304 fu condannato all’esilio. Proseguì il suo esilio nel Veneto e poi in Lunigiana. Poiché il poeta si sentiva completamente innocente, non accettò di sottoporsi a una simile umiliazione e scelse di restare in esilio. Trascorse gli ultimi anni della propria vita a Verona e infine a Ravenna, dove morì nella stima del signore della città e 
tra l’affetto dei propri cari il 14 settembre 1321. La tomba di Dante si trova proprio a Ravenna.

 

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