Il 20 giugno
si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. Per l'occasione, vi proponiamo
una lista di letterati, filosofi e artisti che hanno segnato la storia
letteraria e artistica lontano dai rispettivi Paesi d'origine.
Oggi come ieri, quello dei rifugiati è un tema di stretta attualità. Nel
corso della storia individui o intere popolazioni hanno dovuto abbandonare le
loro case per sfuggire a persecuzioni, guerre e violenze. Tra loro sono
numerosi anche i personaggi celebri che durante la loro vita sono stati
costretti a cercare rifugio lontano dal loro Paese di origine per sfuggire a
persecuzioni, per lo più politiche e/o razziali. Per comprendere meglio il
presente, ripercorriamo anche stavolta la storia attraverso l’esperienza dei
grandi personaggi: vediamo la storia di questi letterati, filosofi e artisti
che hanno segnato la storia letteraria e artistica lontano dai rispettivi Paesi
d’origine.
I 10 rifugiati più celebri della letteratura e dell’arte:
Isabel Allende
Nipote del presidente cileno Salvador Allende, fu esiliata dopo che lo zio
venne deposto dalle forze golpiste di Pinochet nel 1973, la scrittrice iniziò a
ricevere minacce di morte e venne presa di mira dal regime. Decise così di
trasferirsi prima in Venezuela. Ha sempre continuato la sua carriera da
giornalista anche in esilio collaborando con il giornale (El Nacional). Le sue
novelle e i suoi romanzi, tradotti in tutto il mondo, spesso raccontano della
sua esperienza di esilio. Nel 1985 si è trasferita negli Stati Uniti e nel
1990, quando è stata ristabilita la democrazia in Cile, è ritornata, dopo 15
anni di assenza, per ricevere il premio “Grabiela Mistral”.
Sigmund Freud
Il grande psicologo austriaco era di origini ebraiche. Quando nel 1938 l’Austria,
paese in cui viveva, venne annessa al Terzo Reich, per Freud iniziarono i
problemi. Nel 1933 le sue opere furono bruciate e la casa editrice che
pubblicava i suoi libri fu occupata dai nazisti. Il figlio Martin fu arrestato
e dopo una settimana anche la figlia Anna portata via. Li rilasciarono quasi
subito, ma Freud, sconvolto, si vide costretto all’esilio. Ottenne un visto
d’entrata in Inghilterra grazie alla fama di cui godeva in quel Paese. Gli
venne concesso di migrare dalla Germania, previo il pagamento di tasse. Venne
privato della cittadinanza austriaca e divenne apolide. Accompagnato dalla
moglie Martha e dalla figlia Anna partì per Londra, dove ottenne lo status di
rifugiato politico. Cinque anni dopo, le sue quattro sorelle, rimaste a Vienna,
vennero arrestate e uccise in un campo di concentramento.
Pablo Neruda
Stabilitosi in Spagna nel 1934, lavorò al seguito dell’ambasciata cilena. La
guerra civile e il suo temperamento drammatico lo spinsero sempre più a precisi
impegni politici che tanta parte hanno avuto poi nella sua vita e in tutta la
produzione posteriore. Dopo ancora qualche anno di servizio diplomatico, nel
1944 N. tornò in Cile, e fu eletto senatore, ma un’accusa di tradimento lo
costrinse ben presto a esulare in Messico. Non potendo tornare nella sua terra
d’origine, compì lunghi viaggi in Europa (Parigi, Polonia, Ungheria). Nel 1951
visitò l’Italia e la Cina. Nel 1952 fu ancora in Italia, da dove venne mandato
in esilio ancora una volta, espulso come straniero indesiderabile. Tuttavia, a
seguito di un movimento d’opinione pubblica, il decreto fu revocato, e poté
trascorrere un lungo periodo a Capri. Nel 1953 tornò in patria, nel suo rifugio
di Isla Negra presso Valparaíso. Con l’avvento alla presidenza della Repubblica
di S. Allende (1970), fu nominato ambasciatore a Parigi. Nel 1972, gravemente
malato, tornò in Cile, mentre il governo Allende era in crisi.
Niccolò Machiavelli
E’ indubbiamente uno dei più importanti personaggi della storia della
letteratura. Inizia la sua carriera politica in seno al governo della
repubblica fiorentina alla caduta di Girolamo Savonarola. Il ritorno dei Medici
dopo diciotto anni di esilio significò per Machiavelli, inviso per i suoi
ideali repubblicani e l’amicizia con Soderini, l’esonero dall’incarico, il
confino per un anno entro il territorio del dominio e, nel 1513, il carcere e
la tortura perché sospettato di aver preso parte alla congiura antimedicea di
Boscoli e di Capponi. Proprio in esilio scrisse la sua opera più importante: Il
Principe. L’intenzione era di dedicare l’opera al detentore del potere nella
famiglia Medici, con la speranza di riacquistare l’incarico di Segretario della
Repubblica.
Marc Chagall
Il pittore bielorusso naturalizzato francese era di origini ebraiche. Per
questo motivo venne perseguitato sotto il regime dello zar. Una volta divenuto
noto come artista, lasciò San Pietroburgo per stabilirsi a Parigi.
Quando le potenze dell’Asse arrivarono a Parigi e poco prima che si stabilisse
la Repubblica collaborativa di Vichy, fuggì dalla capitale francese e si
nascose con la famiglia nei pressi di Marsiglia. Successivamente si trasferì
negli Stati Uniti.
Victor Hugo
Figlio di un generale dell’esercito napoleonico. Divenne ben presto scrittore e
poeta ed è passato alla storia come padre del Romanticismo in Francia. Nel 1845
venne nominato da Luigi Filippo Pari di Francia, nel 1848 deputato
all’Assemblea Costituente, dove fu uno dei più fieri avversari del presidente
Luigi Bonaparte. Ma il colpo di stato del 1851 segnò per lui l’inizio
dell’esilio. Inizia qui a prendere forma la sua mitica figura poetica e ideale
di “Padre della patria in esilio”, periodo durante il quale comincerà la sua
produzione letteraria satirica nei confronti dello stato. Rientrò a Parigi dopo
il crollo del III impero, entrò nel Senato nel 1876 e morì il 22 maggio 1885.
Le sue esequie furono un’apoteosi; la sua salma fu lasciata per una notte sotto
l’Arco di Trionfo dei Campi Elisi e vegliata da dodici poeti.
Bertolt Brecht
Importante drammaturgo e poeta tedesco aderì fin da giovane al movimento
marxista così, quando Hitler salì al potere nel 1933 fu costretto a lasciare la
Germania per paura della propria incolumità. Da questo momento la produzione
letteraria e teatrale avviene su diversi suoli esteri. Peregrina per 15 anni
attraverso molti paesi ma dopo il 1941 si stabilisce negli Stati Uniti. Alla
fine del conflitto mondiale, diventato sospetto alle autorità americane per le
sue polemiche politiche e sociali, lascia gli Stati Uniti e si trasferisce
nella Repubblica Democratica Tedesca, a Berlino, dove fonda la compagnia
teatrale del ”Berliner Ensemble”, tentativo concreto di realizzare le sue idee.
In seguito, l'”ensemble” diventerà una delle più affermate compagnie teatrali.
Milan Kundera
Critico e saggista ceco naturalizzato francese, ha contribuito a diffondere la
cultura e gli autori più interessanti del suo Paese nell’occidente europeo.
Iscritto al partito comunista, nel ’48 fu espulso a causa delle sue idee che
non seguivano le linee ufficiali del partito. Inoltre, la sua partecipazione al
movimento di riforma della “Primavera di Praga” gli costò la cittadinanza
cecoslovacca e il licenziamento. Espulso dal suo Paese, si è trasferito in
Francia, dove ha insegnato all’Università di Rennes e a Parigi, dove tuttora
vive e lavora. Ha comunque continuato a scrivere in ceco (a parte gli
ultimissimi romanzi), nonostante che le sue opere fossero proibite in patria,
fino al crollo del regime filo-sovietico.
Hanna Arendt
La filosofa tedesca, pur non avendo ricevuto un’educazione religiosa di tipo
tradizionale, non negò mai la propria identità ebraica, professando sempre la
propria fede in Dio. Questo quadro di riferimento è estremamente importante,
perché Hannah Arendt dedicò tutta la vita allo sforzo di comprendere il destino
del popolo ebraico e si identificò totalmente con le sue vicissitudini.
Dopo l’avvento al potere del nazionalsocialismo e l’inizio delle
persecuzioni nei confronti delle comunità ebraiche, La Arendt abbandona la
Germania nel 1933 attraversando il cosiddetto “confine verde” delle foreste
della Erz. Passando per Praga, Genova, Ginevra e infine Parigi. Ma gli sviluppi
storici del secondo conflitto mondiale la portano a doversi allontanare anche
dal suolo francese. Internata nel campo di Gurs dal governo Vichy in quanto
“straniera sospetta” e poi rilasciata, dopo varie peripezie riesce a salpare
dal porto di Lisbona alla volta di New York dove ottenne la cittadinanza
americana nel 1951. La lotta ai totalitarismi continua coraggiosa anche in
esilio concretizzatisi da una parte con il libro-inchiesta su Adolf Eichmann e
il nazismo: “La banalità del male” e, nel 1951, con il fondamentale “Le origini
del totalitarismo”, frutto di una accurata indagine storica e filosofica.
Dante Alighieri
La vita di Dante Alighieri è strettamente legata agli avvenimenti della vita
politica fiorentina. All’epoca di Dante il partito guelfo era diviso in due
fazioni: i bianchi e i neri. Quando, nel 1295, Dante cominciò la propria
carriera politica, aderì ai guelfi bianchi perché era in contrasto con la
politica dei neri che appoggiavano l’espansionismo di papa Bonifacio VIII.
Dante fu anche il promotore di molte leggi che ostacolavano il pontefice. Per
questo motivo Bonifacio VIII lo prese di mira. Nel 1301, infatti, quando i neri
si impadronirono di Firenze con l’appoggio papale, l’Alighieri fu coperto di
accuse infamanti, e nel 1304 fu condannato all’esilio. Proseguì il suo esilio
nel Veneto e poi in Lunigiana. Poiché il poeta si sentiva completamente
innocente, non accettò di sottoporsi a una simile umiliazione e scelse di
restare in esilio. Trascorse gli ultimi anni della propria vita a Verona e
infine a Ravenna, dove morì nella stima del signore della città e tra l’affetto dei propri cari il 14 settembre 1321. La tomba di Dante si
trova proprio a Ravenna.
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