La tragedia del
Titan: le morti sono tutte uguali? - Matteo
Saudino
Il Titanic culturale - Gianluca Cicinelli
Si potrebbe pensare che la mancanza di pietà verso i miliardari implosi con il sottomarino che doveva andare a vedere i rottami del Titanic ed è diventato esso stesso rottame sia dettata da un giustificato odio di classe, ma non è così. Magari quelli che esultano sono arrabbiati perchè dei 700 migranti morti a largo della Grecia non frega niente a nessuno, ma non è così. La controprova è semplice. Trovate un post che deride i ricchi naufragati e poi andate sulla pagina dell’autore del post: solo in pochissimi casi c’è una relazione tra i poveri ignorati e i ricchi che occupano le prime pagine dei giornali.
Pur essendo un cultore dell’odio di
classe verso i ricchi, non provo alcuna soddisfazione nella morte di singole
persone, a qualsiasi ceto appartengano. Anche quando l’influencer stupido muore
mentre stupidamente tenta di farsi un selfie sul ciglio di un burrone e da lì
cade nel vuoto, continuo a pensare che sia un coglione, ma non traggo nessuna
soddisfazione dal fatto che sia morto. E questo proprio perchè sono
culturalmente e umanamente diverso dal ricco, sono migliore del ricco stronzo.
Quanta tracotanza e alterigia, potrebbe pensare qualcuno, ed è effettivamente
così.
La cultura del ricco, dei ceti dominanti,
si basa esattamente sul disprezzo per la vita altrui. Lo vediamo nelle
condizioni in cui i ricchi fanno lavorare i propri dipendenti, nell’arroganza
con cui si comportano quando sono a bordo di un suv o di un natante, nella loro
capacità corruttiva, nel fatto che la fanno quasi sempre franca nei tribunali
perchè possono permettersi ottimi avvocati (quando non corrompono direttamente
i giudici).
Gli odiatori seriali, quelli che esultano
sia per la morte dei migranti che per quella dei miliardari, sono degli
scimmiottatori della cultura di disprezzo della vita espressa dai ricchi. Sono
come “il cane di mustafà” (per approfondimenti sul cane di mustafà https://www.youtube.com/watch?v=ACogHja4aGo). In sostanza finiscono per essere nemici di classe
esattamente come i ricchi, esprimono una visione del mondo inaccettabile per
chi ritiene che la vita sia inclusione di tutti e non esclusione di alcuni.
In maniera molto rozza, ciò che voglio
porre all’attenzione è che finchè combatti la cultura del nemico con la cultura
del nemico sei uguale al nemico e quindi sei un nemico. L’odio di classe è
diverso dall’odio individuale perchè contesta criticamente e globalmente un
intero modello sociale basato sulla violenza che comporta la sofferenza e la
morte della persone. Chi pensa che una società diversa dall’attuale sia
doverosa per la sopravvivenza degli umani non può applicare lo schema di chi è
oggi al comando, in cui la vita umana non conta niente ed è soltanto una pedina
necessaria a ricavare un profitto.
Questo è tra i motivi per cui oggi non
esiste una reale opposizione al modello di produzione dominante. Perchè gli
schiavi pensano come i padroni. L’odio che esercitano verso chiunque respiri è
di proprietà delle classi dominanti, loro sono soltanto pedine, subordinate
economicamente e culturalmente. L’unica idea di umanesimo, se non di
socialismo, possibile deve partire da disprezzo, supponenza e alterigia contro
chi non si cura della vita umana. E se in fondo i ricchi fanno semplicemente il
loro sporco lavoro, non c’è nulla di più antiestetico al mondo dei servi che
scimmiottano i padroni.
QUANDO LA PROPAGANDA FA LA FINE DEL TITANIC
La tragica fine dei cinque
passeggeri morti a bordo del sommergibile privato Titan: ecco come la Difesa e
la Coast Guard USA hanno preso in giro centinaia di milioni di persone.
Di Belisario per ComeDonChisciotte.org
Come qualche centinaio di milioni di persone, anche lo scrivente da
domenica 18 giugno a venerdi 23 giugno ha seguito passo per passo la vicenda
del sommergibile privato Titan, consultando direttamente tutta la stampa
statunitense.
Come noto, il sommergibile privato Titan era stato costruito dalla società
privata statunitense OceanGate, evitando il controllo e l’omologazione da parte
delle autorità statunitensi grazie al suo utilizzo al di fuori delle acque
territoriali. Sia personale interno della OceanGate che vari osservatori del
mondo della ricerca sottomarina avevano sollevato diverse perplessità sul
sommergibile, attinenti in particolare all’ uso due diversi materiali, fibra di
carbonio e titanio, che reagiscono diversamente alla pressione atmosferica,
specialmente nei rispettivi punti di giunzione.
Il Titan aveva già completato alcune missioni di osservazione del relitto
del Titanic – ad oltre 4 kilometri di profondità – sperimentando diversi
problemi quali la frequente perdita di contatti con la nave madre.
Nella presente missione l’equipaggio era composto dal CEO della OceanGate e
ideatore del Titan, l’ingegnere statunitense Stockton Rush, più un miliardario
statunitense residente a Dubai, un noto oceanografo militare francese titolare
di ampi diritti internazionali sul relitto del Titanic, ed un miliardario
pakistano residente a Londra, insieme al figlio di 17 anni – al costo di
250.000 dollari per persona.
La vicenda come raccontataci dalla USA Coast Guard
Domenica 18 giugno, dopo un’ora e 45 minuti dall’immersione – arco di tempo
normalmente sufficiente a raggiungere il relitto del Titanic – il Titan era
letteralmente sparito: nessuno dei diversi sistemi di comunicazione con la nave
madre funzionava. La USA Coast Guard lanciava immediatamente una gigantesca
operazione di ricerca, in coordinamento con la Coast Guard del Canada e con il
contributo di navi specializzate britanniche e francesi. Per quattro giorni,
siamo stati bombardati dalla seguente versione: nessuno sapeva se il Titan
fosse su un fondo marino di 4 kilometri di profondità o in superficie,
distrutto o intatto, e l’area ricercata equivaleva per estensione orizzontale
al “doppio dello Stato del Connecticut”. Un’impresa, in sostanza,
disperata, aggravata da due fattori: l’impossibilità per l’equipaggio di uscire
dal sommergibile, qualora fosse stato in superficie, per via del portellone
apribile solo dall’esterno; la ristretta disponibilità di ossigeno, destinato
ad esaurirsi intorno alle ore 13.00, ora di Greenwich, di giovedì 23 giugno.
Già da mercoledi 22 giugno, centinaia di milioni di persone si sono
immedesimate nell’atroce destino dell’equipaggio, forse polverizzato in una
implosione istantanea, o forse destinato ad una morte atroce per soffocamento.
Nel pomeriggio di mercoledi 22 giugno, nell’area della ricerca giungevano
finalmente due navi, una statunitense ed una francese, dotate di robot in grado
di scendere alla profondità del Titanic e di osservare il fondo marino. Nel
pomeriggio di giovedi 23 giugno, solo poche ore dopo la supposta fine
dell’ossigeno nel Titan, questi robot identificavano, a soli 500 metri dal
relitto del Titanic, una serie di detriti, rapidamente identificati come i
resti del sommergibile, chiaramente imploso per cedimento della struttura di
carbonio e titanio alla enorme pressione atmosferica. La morte dell’equipaggio,
con sollievo di milioni di persone, dovrebbe essere stata praticamente
istantanea.
La vicenda come invece accaduta nella realtà
Secondo quanto rivelato venerdi 23 giugno dal regista del film Titanic
James Cameron, noto anche per aver effettuato diverse missioni sottomarine
anche nella Fossa delle Marianne, domenica 18 giugno, nell’esatto orario della
sparizione del Titan, la Difesa USA aveva registrato, nell’area vicino al
relitto del Titanic, una inusuale esplosione, informandone immediatamente la
USA Coast Guard. Lunedi 19 giugno Cameron, rientrato da un breve viaggio in
barca, contattava diversi suoi referenti sia nel settore oceanografico che
della sicurezza statunitense, ricevendo unanime conferma della registrazione
dell’esplosione sottomarina. Già da lunedi 19 giugno Cameron deduceva,
conseguentemente, che il Titan fosse imploso domenica 18 giugno, nel momento
della sua sparizione.
Ovvio che una esplosione sottomarina può accadere naturalmente: ma quante
erano, in termini statistici, le chances che una esplosione sottomarina per
cause naturali accadesse nell’area del relitto del Titanic, in esatta
coincidenza con l’orario della sparizione del sommergibile Titan? Un 1% o un
2%? Azzardiamo, generosamente, un 5%?
Per quale ragione per ben 4 giorni, in innumerevoli, eroiche conferenze
stampa, la Coast Guard USA ha mentito a centinaia di milioni
di persone, omettendo di comunicare una notizia tanto rilevante? Infatti, dopo
meno di un giorno dall’arrivo delle due navi specializzate dotate di robot per
la ricerca del fondale sottomarino, i resti del Titan sono stati trovati
nell’area dell’esplosione, a soli circa 500 metri dal relitto del Titanic.
Io, come diversi milioni di persone, mi sono francamente sentito letteralmente
preso in giro.
Siamo alle solite, dal famoso finto incidente del Golfo del Tonchino che
avviò l’aggressione americana al Vietnam fino alla vicenda di Ustica: è
impossibile fidarsi delle autorità militari, urbe et orbi, e meno che mai di
quelle statunitensi: non esitano nemmeno un secondo a mentire, stone-faced, per
“superiori ragioni di sicurezza nazionale”. Salvo che in questo caso,
nemmeno si afferra quali fossero le “superiori ragioni di sicurezza
nazionale”: anche i proverbiali muri sanno che gli oceani sono disseminati
di sofisticati apparati di registrazione a scopo difensivo.
Congratulazioni alla Difesa ed alla Coast Guard USA: da oggi, le file dei
“cospirazionisti”, hanno ricevuto un sensibile aumento. Poi ci si domanda perchè..
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Di Belisario per ComeDonChisciotte.org
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