lunedì 19 giugno 2023

Spezzeremo le reni alla Russia

articoli e video di Jeffrey Sachs, Scott Ritter, Francesco Masala, Thierry Meyssan, Nicolai Lilin, Vladimir Putin, Ariel Umpierrez, Gigi Sartorelli, Clara Statello, Moni Ovadia, Tomaso Montanari, Annamaria Manzoni, Pepe Escobar, Raniero La Valle, Davide Malacaria, Stephen Wertheim, Giuseppe Masala, Davide Rossi, Alessandro Orsini, bortocal, Jesús López Almejo,  Demostenes Floros, Manlio Dinucci


Jeffrey Sachs (professore di economia alla Columbia University di New York) si è espresso molto duramente sulla propaganda NATO:

“Rispetto gli inglesi, parlate un inglese infinitamente migliore del nostro. Ma la russofobia britannica ha radici molto profonde. Ha già 200 anni. È così stantia… Una volta leggevo il Guardian, ma ora non si può andare sul loro sito web: è un’altra cosa. A proposito, il New York Times non è migliore. È illeggibile, completamente falso, non c’è altro che propaganda, e per di più di una sola cellula. Qualsiasi cosa scrivano, non raccontano la storia. Volevo pubblicare una cosa, ma si sono rifiutati. Non sono affatto pubblicabile per loro. Cosa loro vogliono pubblicare? “Aggressione non provocata”, “Abbiamo a che fare con un pazzo”, “Non c’è nessuno con cui negoziare”, “La guerra è l’unica soluzione”, “L’allargamento della NATO è l’unica soluzione”, “La diplomazia non porterà a nulla”. E tutte le lezioni della storia vanno al diavolo. Questo è il nostro attuale stato di cose.”

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“A certo punto ci saranno le trattative. A certo punto è possibile che l’Ucraina cederà alla Russia alcuni territori, probabilmente Donbass, Lugansk. È giusto dare alla Russia i territori di Lugansk e Donbass, perché la popolazione di questi territori è pro russa. Anche se questi territori fanno parte del’Ucraina, la gente che abita lì non può cambiare la mentalità”.
Il tenente colonnello dei servizi segreti ucraini Denis Desyatnik sta valutando la possibilità di un accordo di pace e di cedere i territori ucraini alla Russia. Dopo un contrattacco fallito i militari ucraini si stanno accorgendo che il Donbass è filo russo. Se avessero compreso questa realtà già nel 2014, forse si potevano evitare centinaia di migliaia di morti. E l’Ucraina non sarebbe distrutta come adesso.
L’unico dubbio: i curatori statunitensi saranno d’accordo di finire la guerra accettando il fallimento dell’Ucraina?

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Una sorprendente ammissione del Segretario alla Difesa britannico Ben Wallace! Commentando il contrattacco ucraino, ha dichiarato: “Non credo che dovremmo essere turbati. Loro (gli ucraini) stanno soffrendo. Ma i russi stanno subendo perdite significative come risultato. Tutto sta andando secondo i piani”.
E in effetti, perché i britannici dovrebbero essere turbati? I russi stanno morendo! E il fatto che gli ucraini vengano uccisi? Quindi questo è un piano di Londra! Perché Wallace o qualcun altro del parlamento britannico dovrebbe essere arrabbiato per questo! Non per niente agli ucraini è stato detto: “Fino all’ultima goccia di sangue!”.

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Scott Ritter, ex ufficiale dei servizi segreti del Corpo dei Marines degli Stati Uniti ed esperto militare sull’esplosione della centrale idroelettrica di Kakhovka:
“Non è stato fatto per ottenere un vantaggio militare. La diga è stata distrutta per motivi politici. È stato un atto di terrorismo ecologico. È stato fatto per creare un’ondata di entusiasmo nei Paesi occidentali, in modo che odiassero di nuovo la Russia”. <…> A Vilnius si terrà un importante vertice della NATO e l’Ucraina ha bisogno di rilanciare il sostegno dell’Occidente. La NATO non ha più nulla da dare. <…> Quindi è stato un atto di eco-terrorismo da parte degli ucraini per mettere in difficoltà la Russia. Hanno essenzialmente distrutto Kherson perché si sono resi conto di aver perso questa terra. Quindi Kiev sta cercando di far pagare alla Russia il prezzo più alto”.

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Ai cinegiornali luce, ancora una volta, non resta che gridare, col massimo di indignazione possibile: VERGOGNATEVI! E ringraziare i compagni sudafricani dell’ANC per aver dato oggi una LEZIONE DI CIVILTA’ e DI SCHIENA DIRITTA all’U-ccidente.

da qui

 

 

Il mondo che verrà – Francesco Masala

Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri. ― Antonio Gramsci

                   Uno dei mostri di cui parla Gramsci lo vediamo in Ucraina.

I paesi europei, la Nato sono governati da serial killer e genocidi, a partire dalla conquista dell’America, dell’Africa e dell’Asia, ma gli Usa e l’Australia, creati da europei espatriati, non sono da meno.

E la Nato oggi è il braccio armato dei paesi coloniali, neocoloniali, imperialisti.

Quando senti parlare l’Occidente collettivo, la Nato, gli anglosassoni, riempi le tue orecchie di guerra, bugie, basi militari, bombe, sanzioni, armi, con le conseguenze non dette di morti, invalidi, vedove, orfani, migranti

Quando senti parlare tutti gli altri, per esempio al Forum di San Pietroburgo, dove Putin dice che il sistema internazionale neocoloniale, malvagio per natura, ha cessato di esistere, riempi le tue orecchie di commercio, pace, accordi, aiuti, prestiti, dedollarizzazione, futuro.

Forse non hai ascoltato o letto dall’informazione schifosa che gestisce le tv e i giornali italiani che c’è stato il Forum di San Pietroburgo, ed erano presenti 130 paesi, la maggioranza del mondo che verrà presto.

E magari ci si stupisce che dall’Africa, dall’Asia, dall’America Latina tutti vadano a San Pietroburgo.

Forse in troppi dimenticano che per troppo tempo troppi stati dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina sono stati invasi, colonizzati, sfruttati, (civilizzati, dicono gli assassini) dai paesi che ora fanno parte della Nato (inglesi, francesi, belgi, tedeschi, spagnoli, portoghesi, statiunitensi, olandesi, italiani, mentre l’Urss sosteneva, appoggiava, finanziava, armava i fronti di liberazione nazionale, che combattevano gli aguzzini che occupavano i loro paesi.

Quei 130 paesi disegneranno le regole del mondo che sta arrivando.

 

 

Il crollo di Kiev – Thierry Meyssan

Le armi hanno deciso. È il momento della verità. La controffensiva ucraina è penosamente fallita. I grandi quantitativi di armi forniti dalla Nato non sono serviti a nulla. Il campo di battaglia è disseminato di cadaveri. Sacrificio inutile. I territori che hanno aderito alla Federazione di Russia resteranno russi. Uno “scacco matto” che segna non soltanto la fine dell’Ucraina come l’abbiamo conosciuta, ma anche della dominazione occidentale, che aveva puntato sulle sue menzogne. Il mondo multipolare potrebbe nascere in estate, in occasione dei molti vertici internazionali programmati: un modo nuovo di pensare, in cui la forza non detta il diritto

Questo articolo è stato redatto il 10 giugno, quando le uniche informazioni disponibili provenivano dalla Russia e dagli stati-maggiore alleati. L’Ucraina aveva disposto un embargo totale sulla controffensiva. Quindi avremmo dovuto aspettare prima di pubblicarne il testo. Tuttavia, considerando che, se l’Ucraina fosse riuscita a sfondare la prima linea di difesa russa, pur senza riuscire a dilagare, lo avrebbe certamente proclamato, pubblichiamo questa analisi.

In sei giorni, dal 4 al 10 giugno 2023, le forze armate ucraine hanno lanciato la controffensiva e subìto una terribile sconfitta.

L’estate scorsa le forze russe hanno costruito due linee di difesa – da un estremo all’altro della Novorossia liberata e nel Donbass – che impediscono il passaggio di ogni blindato.

Le forze ucraine hanno individuato una dozzina di punti d’attacco per riprendere il territorio «occupato dal nemico». I blindati non hanno potuto sfondare la prima linea di difesa russa, a ridosso della quale si sono ammassati e sono stati distrutti dall’artiglieria russa e dai droni suicidi.

Contemporaneamente, l’esercito russo colpiva con missili i centri di comando e gli arsenali all’interno del territorio ucraino, distruggendoli.

Appena installata, la difesa antiaerea ucraina è stata distrutta da missili ipersonici. Senza di essa, gli ucraini non hanno potuto eseguire le manovre pianificate dalla Nato.

La Russia non ha fatto ricorso a nuove armi, con l’eccezione del sistema d’interferenza negli apparati di comando delle armi della Nato, nonché di alcuni missili ipersonici.

La frontiera ora non è che un lungo cimitero di blindati e di uomini. Gli aeroporti sono pieni di carcasse fumanti di Mig-29 e F-16.

Gli stati-maggiore degli Stati Uniti, dell’Alleanza Atlantica e dell’Ucraina si rimpallano la responsabilità di questo storico disastro. Diverse centinaia di migliaia di vite umane e 500 miliardi di dollari sperperati. Le armi occidentali, che negli anni Novanta facevano tremare il mondo, non valgono nulla di fronte all’arsenale russo odierno. La forza ha cambiato campo.

Sin d’ora è d’obbligo trarre due conseguenze:

Non confondere le forze armate ucraine e i “nazionalisti integralisti”

Se le forze armate ucraine non sono più in grado di sostenere una guerra ad alta intensità, ci sono però le forze dei “nazionalisti integralisti” (chiamati anche “banderisti” o “ucro-nazisti”), addestrate solo per le guerre a bassa intensità. Alla fine degli anni Novanta i loro comandanti si sono battuti in Cecenia per conto della CIA e dei servizi segreti della Nato; qualche volta, negli anni Venti del nostro secolo, hanno combattuto in Siria; sono addestrati per uccisioni mirate, per sabotare e massacrare civili. Niente altro.

Le forze dei nazionalisti integralisti sono riuscite:

– il 26 settembre 2022 a sabotare il gasdotto russo-tedesco-francese-olandese Nord Stream con lo scopo di far precipitare la Germania, dunque l’Unione Europea nella recessione;

– l’8 ottobre 2022 a sabotare il ponte dello stretto di Kerch (chiamato Ponte di Crimea);

– il 3 maggio 2023 ad attaccare il Cremlino con droni;

– il 26 maggio 2023 ad attaccare nel Mar Nero con droni l’Ivan Kurs, nave di ricognizione che difendeva il gasdotto Turkish Stream;

¬– il 6 giugno 2023 a sabotare la diga di Kakhovka, allo scopo di dividere in due parti la Novorossia;

– il 7 giugno 2023 a sabotare il gasdotto che trasportava ammoniaca Togliatti-Odessa per distruggere l’industria russa dei concimi minerali.

Proprio come durante le due guerre mondiali e la guerra fredda, hanno dimostrato di essere abili nelle azioni terroristiche, senza però svolgere un ruolo decisivo sul campo di battaglia.

Quindi è più che mai necessario fare una distinzione tra gli ucraini: i militari, che pensavano di difendere il popolo, e i “nazionalisti integralisti” [1], cui non importa nulla dei loro compatrioti e cercano da oltre un secolo di sradicare i russi e la cultura russa.

L’Ucraina che abbiamo conosciuta è morta

Finora l’Ucraina è stata innanzitutto una potenza mediatica. Kiev è riuscita ad accreditare il concetto che il colpo di Stato del 2014, che ha rovesciato un presidente democraticamente eletto a beneficio dei nazionalisti integralisti, era una rivoluzione. È riuscita anche a far dimenticare in che modo Kiev ha sopraffatto i concittadini del Donbass, rifiutandogli l’accesso ai servizi pubblici, non pagando gli stipendi ai funzionari e le pensioni agli anziani e, infine, bombardando le città. Da ultimo è riuscita a far prendere agli Occidentali lucciole per lanterne, convincendoli che l’Ucraina è un Paese omogeneo dove vive un’unica popolazione con un’unica storia comune.

Come nella maggior parte delle guerre, c’è anche un aspetto di «guerra civile» [2]. Tutti oggi possono constatare che, contrariamente a quanto è stato affermato, l’analisi pubblicata da Vladimir Putin non era una manipolazione della Storia, ma una verità fattuale. Il popolo del Donbass è profondamente russo. Quello della Novorossia (Crimea inclusa) è di cultura russa, benché abbia alle spalle una storia differente (non ha mai conosciuto il vassallaggio). Nella storia, l’Ucraina non è mai esistita in quanto Stato indipendente, a eccezione di un decennio – dal 1917 al 1922 e dal 1941 al 1945 – e di altri tre decenni, dal 1991 a oggi.

In queste tre esperienze, con i nazionalisti integralisti al potere, Kiev ha sempre cercato di epurare la popolazione, massacrandone i cittadini: dal 1917 al 1922 con Simon Petliura; dal 1941 al 1945 con Stepan Bandera; infine dal 2014 al 2022 con Petro Poroshenko e Volodymyr Zelensky. In un secolo, i nazionalisti integralisti – è così che loro stessi si designano – hanno ucciso oltre tre milioni di compatrioti.

Già durante la prima guerra mondiale la popolazione della Novorossia si sollevò, guidata dall’anarchico Nestor Makhno; durante la seconda guerra mondiale la popolazione del Donbass e della Novorossia si sollevò come appartenente all’Unione Sovietica; ora si batte, insieme alle forze russe, contro i nazionalisti integralisti di Kiev.

L’unico modo per far finire questi massacri è separare i nazionalisti integralisti dalla popolazione di cultura russa, di cui vogliono disfarsi [3]. La Nato ha organizzato il colpo di Stato del 2014 e li ha portati al potere, sicché non c’è altro mezzo che prendere atto della divisione del Paese e lasciare che continuino a esercitare il potere a Kiev. Solo gli ucraini, e soltanto loro, potranno rovesciarli.

Le operazioni militari in corso lo hanno già fatto. I territori liberati dai russi con un referendum hanno votato l’adesione alla Federazione di Russia. Tuttavia il presidente Putin ha interrotto l’avanzata russa dello scorso anno, nel quadro dei negoziati con l’Ucraina svoltisi prima in Bielorussia poi in Turchia. Legalmente Odessa continua a essere ucraina, ma culturalmente è russa. La Transnistria è tuttora moldava, sebbene culturalmente russa.

Tecnicamente la guerra è finita. Nessuna offensiva potrà modificare gli attuali confini. Certamente gli scontri possono prolungarsi all’infinito e si è ancora lontani da un trattato di pace, ma il dado è tratto. Restano due problemi irrisolti, in Ucraina e in Moldavia: Odessa e la Transnistria non sono diventate russe. Ma soprattutto esiste un problema di fondo: violando gli impegni verbali e scritti, i membri dell’Alleanza Atlantica hanno stipato armi statunitensi alla frontiera della Russia, minacciandone la sicurezza.

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