qui le parole di Nawal Soufi:
La straziante e impotente testimonianza in diretta di un naufragio, mentre da Milano, a reti unificate mandavano in onda lo squallore
*da Smisurata preghiera, di Fabrizio de André, in Anime Salve, BMG Ricordi 1996
Nawal Soufi[i], l’attivista impegnata nell’assistenza ai migranti[ii], ha documentato in presa diretta l’ennesimo terribile naufragio di un barcone stracolmo di donne, bambini e uomini che cercavano di raggiungere l’Europa. Partito dalla Libia alcuni giorni fa.
Dalla prima telefonata ricevuta da Nawal dal barcone partito da Tobruk con circa 750 persone, e ricevuta nella mattina di martedì 13, sino al comunicato postato da Soufi nella tarda sera di mercoledì 14, e alle sue riflessioni di oggi, giovedì, delle ore 14’00
La cronaca
Riportiamo i post in ordine cronologico, da ieri, dalla pagina Facebook di Nawal Soufi, senza correzioni (abbiamo tolto solo gli emoticon di Nawal che accentuavano le sue emozioni e la sua rabbia, ugualmente comprensibili)
martedì 13/06
-SOS mare
In questo momento mi è stato riferito dal gruppo di migranti a bordo della barca in pericolo con 750 persone che 6 persone sono decedute e altre due sono in condizioni critiche. Spero con tutto il cuore che si tratti di un malinteso o di un modo per velocizzare l’intervento dei soccorsi. Spero dal profondo del mio cuore d’essere smentita da qualcuno.
-Urgentissimo
Sono urgentemente necessarie ricariche per il telefono Thuraya delle persone a bordo dell’imbarcazione con 750 persone.
Scrivetemi in privato per avere il numero di telefono.
Usate questo link per le ricariche
-#Evento750 del13_06_2023
– Ore 17:56: Un aereo viene avvistato nelle vicinanze della barca in difficoltà.
– La Grecia ha comunicato che porterà acqua e cibo a bordo della barca in pericolo.
– Un mercantile si trovi nelle vicinanze della barca.
– Sei migranti sono morti, secondo il racconto di uno dei migranti. (Spero vivamente d’essere smentita)
– Altre due persone si trovano in condizioni critiche.
Un #mercantile che si trova vicino al barcone con a bordo 750 persone ha gettato delle bottiglie d’acqua in modo singolo. Ogni volta che una bottiglia veniva buttata, i migranti andavano tutti insieme da una parte della barca per ricevere l’acqua. Questo ha causato un grave squilibrio che ha rischiato di far affondare l’imbarcazione. In seguito, hanno cercato di legare il barcone con delle corde, ma durante questa operazione si è sfiorata la tragedia.
Chiediamo soccorso immediato da parte della Grecia o Malta. Sto cercando di continuare a gestire lo stato di panico a bordo facendo capire che non verranno lasciati alle loro sorti e che arriveranno sicuramente altre navi per completare il soccorso.
– Nooooooooooo Dio mio noooooooooooooo
Noooooooooooooooooooooooooooooo
-750 non è un numero! Per loro non basterà il lutto! In che lingua devo rispondere ai familiari dei morti? Quali parole devo usare?
– Ho passato una vita a portare avanti questa missione e non ho mai imparato le parole giuste da dire ad una madre che perde un figlio. Sono 750 Le loro voci sono impresse nella mia mente… Decine e decine di chiamate, pianti, urla…
Tra questi 80, ci sarà la donna che mi ha chiamato all’inizio?
Ci sarà quell’uomo che aveva in mano il thuraya?
Sembrava assetato. Non riusciva più a pronunciare le parole. Mi supplicava, mi diceva di comunicare a qualsiasi Paese europeo di venirli a prendere
Oddio… adesso bisogna dare priorità ai cadaveri… si proprio ai cadaveri… Più cadaveri verranno raccolti dal mare e meno famiglie piangeranno per decine di anni pensando che i propri cari sono solo dispersi e che forse un giorno torneranno.
Mercoledì
– ore 14 SOS mare
In queste ultime ore sono stata contattata da vari familiari, i quali mi hanno comunicato che dalla Libia sono partiti due barconi con un numero simile di migranti a bordo e con una data di partenza molto ravvicinata. Questa notizia mi preoccupa ancora di più, ma al momento non dispongo di alcun dato che mi permetta di dire con certezza se c’è una barca che manca all’appello. Continuerò a monitorare la situazione da vicino e vi terrò aggiornati.
-Sarei davvero grata se poteste evitare di fornire il numero delle emergenze ai giornalisti. Non posso permettermi di occupare la linea del soccorso per rispondere alle domande dei media. Capisco che il vostro lavoro sia importante, ma vi prego di attendere qualche ora.
Posso garantirvi che fornirò un resoconto accurato e completo di tutto quello che so sul caso. Vi invierò un link nelle prossime ore attraverso il quale potrete leggere tutti i dettagli.
Apprezzo molto il lavoro che fate ogni giorno e vi ringrazio per avermi contattata, ma vi prego di non chiamarmi sul numero delle emergenze.
Grazie mille per la vostra comprensione.
il comunicato per la stampa – Mercoledì ore 20
Autorizzo i giornalisti che mi stanno contattando in queste ore a utilizzare questo comunicato per documentare parte della dinamica degli eventi accaduti ieri.
In data 13 giugno 2023, nelle prime ore del mattino, i migranti a bordo di una barca carica di 750 persone mi hanno contattata comunicandomi la loro difficile situazione. Dopo cinque giorni di viaggio, l’acqua era finita, il conducente dell’imbarcazione li aveva abbandonati in mare aperto e c’erano anche sei cadaveri a bordo. I migranti non sapevano esattamente dove si trovassero, ma grazie alla posizione istantanea del telefono Thuraya, ho potuto ottenere la loro posizione esatta e ho allertato le autorità competenti.
Tuttavia, la situazione si è complicata quando una nave si è avvicinata all’imbarcazione, legandola con delle corde su due punti della barca e iniziando a buttare bottiglie d’acqua. I migranti si sono sentiti in forte pericolo, poiché temevano che le corde potessero far capovolgere la barca e che le risse a bordo per ottenere l’acqua potessero causare il naufragio. Per questo motivo, si sono leggermente allontanati dalla nave per evitare un naufragio sicuro.
Durante la notte, la situazione a bordo dell’imbarcazione è diventata ancora più drammatica: i migranti erano confusi e non capivano se quella fosse un’operazione di soccorso o un modo per mettere le loro vite ancora più in pericolo. Io sono rimasta in contatto con loro fino alle 23:00 ore greche, cercando di rassicurarli e di aiutarli a trovare una soluzione. Per tutto il tempo mi hanno chiesto cosa avrebbero dovuto fare e io continuavo a dire che i soccorsi greci sarebbero arrivati. In questa ultima chiamata, l’uomo con cui parlavo mi ha espressamente detto: “Sento che questa sarà la nostra ultima notte in vita”. Quando i migranti si sono leggermente allontanati dalla nave, non c’era alcuna intenzione di continuare il viaggio verso l’Italia, perché non avrebbero saputo navigare per arrivare in acque italiane, poiché mancava il vero conducente della barca e continuavano a chiedere cosa fare. Avevano assolutamente bisogno di aiuto nelle acque dove si trovavano e se mi avessero espresso la volontà di voler continuare il viaggio verso l’Italia avrei ovviamente mandato un aggiornamento a Malta, Grecia e Italia, ma i migranti non hanno mai detto nulla di simile.
È mai possibile che la fuga dei migranti dallo stato di pericolo in cui si trovavano sia stata interpretata dalle autorità greche come fuga dal soccorso? Queste sono domande a cui io non posso rispondere, ma posso testimoniare che queste persone hanno sempre chiesto di essere salvati da qualsiasi Paese.
Questa è l’ultima posizione esatta mandata dal telefono Thuraya e comunicata a Malta, Grecia e Italia
Posizione delle ore 15.10, ora greca.
Lat N 036 Deg 008’059.660″ Lon E 021 Deg 002’009.749″
Per tutto il pomeriggio e fino alle 23:00 non ho fatto altro che tranquillizzare le persone che chiamavano dalla barca, spiegando loro che le autorità competenti avevano la posizione della barca da molte ore e che sicuramente i soccorsi sarebbero arrivati. L’unica cosa che dovevano fare era gestire lo stato di panico a bordo.
Mercoledì ore 20’30 A te…
A te che mi hai chiamata in continuazione per 13 ore..
Dimmi che almeno tu sei vivo…
Dimmi che quella donna è viva…
Lo so, non ha senso… ma mi sentivo di scrivere questo maledetto post
Vorrei dire a quella donna e a quell’uomo che sono dei veri eroi. La loro determinazione e la loro forza di volontà sono state commoventi. Le loro parole, uscite da una gola secca dopo giorni passati in mare, sono rimaste impresse nella mia mente.
Questo pensiero mi spezza il cuore
650 persone… non si può guardare questo numero…
giovedì 15, ore 14’00
un’intervista del novembre 2022 a Nawal Soufi
ilmulino.it/a/un-dialogo-con-nawal-soufi
in bottega: maggio 2021
[i] La «migrante in terra di migranti» come ama definirsi, è diventata un punto di riferimento per quanti affrontano le rotte dei migranti in Europa: il Mediterraneo, la rotta balcanica e – ancora – quella polacca, al confine con la Bielorussia. Hanno il suo numero salvato nella rubrica del telefono, insieme alle foto dei famigliari e degli amici più stretti.” https://www.rivistailmulino.it/a/un-dialogo-con-nawal-soufi
[ii] https://en.wikipedia.org/wiki/Nawal_Soufi
L'immane
tragedia di Pylos: affogati in Grecia per aprire le porte di Bengasi al governo
italiano - Michelangelo Severgnini
Mentre scrivo do un occhio alle notizie di agenzia. Le ultime dicono: 79 corpi ritrovati, 104 persone salvate. Questo è tutto ciò che si sa di un barcone affondato ieri pomeriggio a 87 km a sud-est dell’isola di Pilo in acque greche e partito dalla città di Tobruk, nella Libia orientale, carico, si pensa, di almeno 750 persone.
Un’immane tragedia. Che molti in Europa addebiteranno ai mancati soccorsi.
Noi non lo faremo.
Le cause della tragedia cominciano ben prima dei mancati soccorsi. E non
sono da cercare nella fuga da guerre e povertà.
Questa è una storia che va raccontata per quello che è.
E scommettiamo che nessuno in Italia lo farà.
Lo scorso novembre per la realizzazione del documentario “Il cielo sopra
Bengasi” ho intervistato diverse autorità del governo legittimo libico, quello
che ha ricevuto il voto di fiducia del parlamento e che risiede a Bengasi a
causa dell’occupazione militare di Tripoli da parte delle milizie appoggiate
dall’Occidente.
In quell’occasione ricavammo alcuni concetti chiari ai quali voglio
aggiungere alcuni fatti che vanno saputi. Oltre a questi, da mesi stiamo
monitorando una pagina Facebook gestita dalla mafia pakistana a Bengasi che
gestisce il traffico che ha organizzato la partenza del barcone affondato (vedi
foto) e da questo monitoraggio abbiamo ricavato il resto delle informazioni,
insieme a quanto offre la realtà internazionale in questi mesi.
Tutto quel che sappiamo lo riportiamo qui sotto:
1) I governi europei, riconoscendo solo il governo illegittimo di Tripoli,
inviano soldi solo a Tripoli e quindi alla guardia costiera di Tripoli.
Pertanto 2/3 delle coste libiche sono pattugliati dalla guardia costiera di
Bengasi, che non dispone di risorse e mezzi, ma fa quello che può.
2) I soldi che i governi europei inviano al governo di Tripoli sono
comunque utilizzati in massima parte per il sostegno militare delle milizie che
occupano Tripoli, e “fermare i migranti” è solo un pretesto per consentire
l’elargizione impunita di mezzi militari ad un governo usurpatore.
3) L’intero flusso di migranti africani in marcia dall’Africa subsahariana
si dirige verso Tripoli e la Tripolitania, perché quella è la sola zona franca
in mano alle milizie dove 700.000 africani lì presenti e in trappola sono
sfruttati come schiavi e sottoposti a tortura affinché le loro famiglie mandino
ingenti somme di denaro per i riscatti. Le reti mafiose africane che gestiscono
la tratta e che adescano i ragazzini che noi chiamiamo migranti, sono in
combutta con le milizie libiche di Tripoli. Pertanto l’unico punto di partenza
dalla Libia in cui i migranti africani si possono imbarcare è la Tripolitania,
la costa occidentale della Libia, quella gestita dalle milizie da noi
finanziate.
4) Fino a qualche mese fa le partenze dalla costa orientale della Libia,
ossia quella sotto il controllo del legittimo governo, erano praticamente
nulle, nonostante la mancanza di risorse.
5) Da alcuni mesi si è creato un traffico di partenze verso l’Italia dalla
città di Tobruk, sulla costa orientale vicino a Bengasi. Ma chi si imbarca non
è africano. Gli africani finiscono tutti a Tripoli. Chi si imbarca da Tobruk è
in prevalenza di nazionalità pakistana, a seguire egiziana, siriana,
palestinese.
7) I barconi che partono da Tobruk sono tutti di legno, pescherecci a fine
carriera, solitamente in grado di raggiungere da soli le coste italiane (a
differenza dei gommoni sgonfi che partono dalle coste della Tripolitania),
pertanto i trafficanti di Tobruk non sono in contatto con le Ong e non avvisano
delle loro partenze.
8) Ogni gommone sgonfio può trasportare fino a 100 persone. Sui barconi
invece se ne possono caricare a centinaia. Le navi di soccorso delle Ong sono
studiate per recuperare i passeggeri dei gommoni sgonfi (quelli che da soli non
sono in grado di raggiungere nemmeno le coste italiane), pertanto sono in grado
di recuperare dal mare poche decine di migranti alle volta.
9) In Marocco da diverse settimane sta proseguendo un vertice ad oltranza
definito “6+6”, dove alcuni esponenti del Consiglio di Stato (organo non eletto
ma rappresentante dell’occupazione di Tripoli e facente gli interessi
dell’Occidente) e altrettanti del Parlamento libico (organo eletto dal popolo
libico e insediatosi a Bengasi), stanno cercando di trovare un accordo che
porti alle tanto attese prossime elezioni libiche. Il pomo della discordia è
sempre e soltanto uno solo: l’Occidente vuole che sia inserita una norma che
impedisca a Saif Gheddafi (dato largamente come favorito) di correre per le
elezioni, mentre i rappresentanti del Parlamento libico rigettano questa
possibilità. Nel frattempo si continua a discutere e la data delle elezioni si
allontana sempre di più.
10) In questo quadro di caos e impasse, provocato dall’interferenza
occidentale nelle dinamiche democratiche libiche, alcuni degli attori attualmente
in campo in Libia cercano la benevolenza dei governi europei a proprio modo.
11) Ai politici libici è chiara una cosa: gli Europei vogliono il petrolio,
ma il più è petrolio trafugato, difficile da mettere a fattura, pertanto
l’immigrazione è sempre la voce giusta per coprire il traffico di contrabbando.
E’ stato per anni lo schema delle milizie di Tripoli: queste saccheggiano il
petrolio e lo mandano in Europa, in cambio dei soldi necessari a mantenere
l’occupazione della Tripolitania. Visto che in questi termini non si può dire,
allora viene registrato tutto alla voce “migrazione”. Per questo motivo, di
fatto, le milizie di Tripoli hanno moltiplicato la migrazione in questi anni,
non l’hanno fermata.
12) Nelle scorse settimane Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito
Nazionale Libico, carica militare e non politica, ha fatto visita a Roma al
governo italiano. Lo schema che ha proposto, con tanto di faccia tosta,
verosimilmente è stato lo stesso:
“Il petrolio in Libia adesso ce lo abbiamo noi. Pagate noi anziché Tripoli
e noi ve lo mandiamo”.
Verosimile risposta del governo italiano: “Non possiamo mandare soldi a
Bengasi per l’acquisto di petrolio, altrimenti avrebbe ragione Severgnini
quando mostra che a Bengasi un litro di benzina alla pompa costa 0,03 €”.
Risposta verosimile di Haftar: “Perfetto, allora mandateci soldi per
contrastare i migranti, come fate con Tripoli”.
Risposta verosimile del governo italiano: “Ma voi non avete migranti in
partenza, gli africani vanno tutti a Tripoli dalle milizie, che non vi
lasceranno dirottare questo traffico verso Bengasi”.
Risposta verosimile di Haftar: “Non c’è problema, faremo arrivare i
migranti dal Pakistan via aereo e poi li imbarcheremo”.
Risposta verosimile del governo italiano: “Che idea grandiosa!!! Fanne
partire un po’, facciamo un po’ di casino così avremo la giustificazione per
venire a Bengasi e firmare finalmente un accordo con le autorità dell’est. Lo
schema è lo stesso: paghiamo per fermare i migranti, ma in realtà sono i soldi
per il petrolio, che ne dici?”.
Risposa verosimile di Haftar: “Grazie Giorgia, sapevo che avresti capito”.
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