Un fascista
siciliano nella Romagna alluvionata: “Il governo non è un
bancomat!” schernisce. In Sicilia, invece, un crucco padano:
“Faremo il Ponte!”; e appaltatori e mafiosi già si affilano i denti.
Nel medesimo
istante, i ragazzi romagnoli spalano disperatamente nel fango,
coraggiosi e civili, come la loro terra. A Messina, frattanto, i
giovani protestano civilmente, responsabili e soli, contro l’inutile affare,
inutile per la regione dai treni pochi e lenti, ma utilissimo per
gl’intrallazzi. Di rado le due Italie si videro tanto in contrasto e così in
piena luce: l’una egoista e decrepita, l’altra giovane e generosa. Non più solo
questione di governi, ma proprio di anima doppia,
storica, del paese.
* * *
Conte e
Salvini, Meloni e Schlein: non più solo politici ma emblemi della nostra
storia; maschere indimenticabili, in questa commedia dell’arte,
delle varie anime della Nazione. L’avvocato “progressista” ma cinico, uomo
d’ogni stagione; il feroce fascista meneghino; la domina da basso impero,
vagante fra volgarità provinciali e strabuzzamenti minacciosi; la ragazza
benevola, civile, buona e di buone letture, fra amici lontani e traditori
vicini: nessuno di questi personaggi è casuale né può più
ammettere neutralità. Noi, riluttanti ma decisi, diamo una certa fiducia alla
giovane, nonostante i vecchi e recenti orrori del suo partito; persino col
partito grillino bisogna pur fare i conti, nonostante l’assoluta inaffidabilità
dei suoi capi e della sua cultura. Ma è già troppo, per chi appartiene al mondo
della politica vera, dedicare pensieri seri alla “politica” astratta e
disperata di questi anni.
* * *
Intanto, nel
nostro mondo, un Auschwitz quotidiano ingombra il mare. Siamo
alla strage, non alle stragi episodiche ma proprio a quella continua, per cui
verremo giudicati. Al funerale dello sceicco, italiano o arabico, si oppone il
non-funerale delle vittime, operai scivolati o emigranti affogati; una
distratta pietà, ma molto riluttante, accoglie tutt’al più l’ammazzamento dei
bambini; ma poi silenzio, silenzio e “normalità”, come nei dintorni
di Dachau o di Bergen-Belsen.
* * *
Una parte
dei giovani si ribella oscuramente a tutto questo; ma lo fa malamente, con
entusiasmo ma senza continuità o organizzazione. Penso ai miei carissimi amici
di Palermo, picchiati dal governo perché osavano ricordare Falcone (con
l’avallo, incredibile, di chi avrebbe dovuto baciarli in fronte); cosa faranno
adesso, con quale civile azione reagiranno? Ne stanno discutendo e discutono da
quindici giorni, divisi in gruppi e correnti, angeli che discutono di teologia
mentre la fiamma infernale già brucia le ali. A Catania, neanche questo:
serissimi e appassionati convegni e discussioni, ma disinteresse e
complimenti per gli uomini di Scidà e Pippo Fava.
* * *
Un quarto
del paese serve o subisce attivamente, un quarto si oppone ma sparpagliato e
scoraggiatamente. Che parole volete? Unitevi, state insieme, non
perdete altri giorni, organizzate! Ancora siete in tempo, se davvero volete, a
salvare il paese.
Nessun commento:
Posta un commento