domenica 18 giugno 2023

ricordo di Nuccio Ordine

 

In ricordo di Nuccio Ordine - Dante Valitutti

Se ne è andato in una calda giornata di giugno uno studioso, un intellettuale tra più riconosciuti e apprezzati del mezzogiorno d’Italia.

Nuccio Ordine è stato un fine conoscitore di Bruno ed un altrettanto raffinatissimo studioso di letteratura rinascimentale, della quale in opere come “Teoria della novella e teoria del riso nel Cinquecento” (Liguori 2009) amava scandagliare lo stile con gli strumenti che solo l’esperto critico letterario conosce.

Perché in fondo la critica letteraria, come insegna il Proust dello scritto “contro Sainte-Beuve”, è essa stessa sublime forma di letteratura, una forma d’arte per dirla con Lukacs che nel nostro Paese ha conosciuto sublimi interpreti, forse ineguagliati nel mondo, come per ricordarne qui alcuni Citati, Asor Rosa, Franco Moretti e Ordine stesso.

Ma noi che scriviamo qui, in questo luogo di “frombolieri”, vogliamo ricordare il professor Ordine anche e soprattutto per le sue battaglie contro i costumi attuali dell’industria culturale, contro quel conformismo al ribasso che ha ridotto l’industria culturale quasi ad una parodia di se stessa. Ebbene contro quell’industria culturale del profitto per il profitto Ordine ha ricercato e rivendicato “l’utilità dell’inutile”, formula fortunata come poche, nella quale si potrebbe leggere in controluce una severa quanto spietata critica dei tempi che viviamo, segnati dal neoliberalismo che tutto divora, dell’arte alla letteratura al sapere in generale.

Proprio in quel pamphlet fortunatissimo che Bompiani ebbe il coraggio di pubblicare anni fa Ordine, in controtendenza con i tempi, sottolineava che non si può guardare al sapere, soprattutto se sapere umanistico, con le griglie e gli schemi concettuali della cultura produttivistica neoliberale, che, anzi, quest’ultima è incompatibile strutturalmente con la vocazione e lo sviluppo degli studi umanistici; forse l’università su questo potrebbe timidamente trarne qualche spunto prezioso per rilanciarsi.

Insomma leggendo Ordine non bisognerebbe mai dimenticare questa lezione: secoli di cultura non hanno avuto necessità di essere funzionalizzati al mero profitto per esistere e lasciare una traccia indelebile di sé.

L’arte per l’arte, la letteratura per la letteratura, il pensiero per il pensiero: questo è stato il grande insegnamento che ci ha lasciato Nuccio Ordine.

Nel volgere verso la fine, mi sia permesso ricordarlo con un episodio personale che mi colpì molto.

Durante il funerale laico dell’avvocato Marotta, figura leggendaria dell’intellighenzia napoletana, vidi Ordine portare la bara in lacrime come se davvero quel lutto per la scomparsa dell’avvocato napoletano per lui fosse come il lutto per la perdita di un padre.

Solo chi conosce la storia dell’Istituto per gli studi filosofici di Napoli può capire il dolore di quel giorno di Ordine, che probabilmente piangeva non solo la scomparsa di una persona ma quello che quella persona aveva rappresentato: una certa idea di cultura civile che proprio “nell’utilità dell’inutile” aveva (ed ha ancora) meritoriamente sempre creduto.

da qui




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