Oramai
quattro anni fa parlavo di miracoli a Riace (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2019/05/13/riace-qui-si-fanno-miracoli/) e siamo ancora qui a sperare in
quello più grande. Di questo borgo e del suo sindaco (per sempre suo
sindaco, per me e migliaia di altri in mezzo mondo) ho, da allora, evitato di
scrivere e parlare in pubblico e adesso me ne vergogno. Ho evitato di farlo per
vicende personali che hanno messo scompiglio nel mio lavoro e nella mia famiglia
(https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2023/07/19/un-giudice-pericoloso-o-un-ritorno-agli-anni-50/), ma non avrei dovuto. A fronte dei prezzi che si
pagano in giro per difendere diritti come quello che ora esercito, un
privilegiato come me, ben sistemato nella piccola parte privilegiata del mondo,
avrebbe dovuto mostrare più coraggio. Proverò, da oggi, a rimediare.
Riace
resiste ancora, questa è la buona notizia. Non parlo certo dell’amministrazione
comunale, in mano alla Lega (quella che ieri tappezzava la Lombardia di
cartelli contro i terroni e oggi lavora per scipparci, con
l’autonomia differenziata, quel po’ di sanità, istruzione e welfare rimasti)
che ha potuto conquistare il comune solo grazie alla magistratura e vi rimane
avvinghiata, mentre gli anni scorrono e il cemento sulla costa pure. Parlo del
borgo, instancabilmente percorso dal sindaco Lucano insieme a donne e uomini
che accorrono a sostenerne il sogno. E che erano qui anche nei giorni scorsi
per l’avvio dell’Estate del Villagio Globale, che prosegue e si concluderà il
18 agosto con un concerto di Eugenio Bennato.
Il borgo, le
cui case (prive di agibilità, come segnalarono gli accigliati ispettori
prefettizi: al pari del Tribunale, come ebbe a ricordar loro un magistrato che
ne fu presidente) di emigrati nelle Americhe, concesse in fitto o in dono alle
associazioni e restaurate in economia ancora accolgono una quarantina di famiglie
di migranti richiedenti asilo. Grazie alle centinaia di migliaia di euro
raccolti dall’associazione di Luigi Manconi. Inizialmente destinate a pagare le
pesanti sanzioni pecuniarie inflitte a Lucano, che ha rifiutato di prenderli a
tale scopo preferendo usarli per ospitare ancora.
Il borgo,
dove Alex Zanotelli, missionario comboniano e profeta, conduce e raccoglie il
suo piccolo gregge di boy scout, fra mille lavoretti di manutenzione,
installazione di teepee e preghiere. Il borgo, dove i ragazzi
di “Spostiamo mari e monti” continuano ogni anno a venire da Torino e Nichelino
(luoghi superstiti in cui parole come socialismo e fraternità conservano un
senso) per “impastare umanità”, donando a tutti il loro pane fragrante e
profumato che sa di resistenza.
Il borgo, le
cui strade e la cui storia ha percorso Donata Marrazzo per realizzare quel
magnifico podcast in cui raccoglie decine di profonde e commoventi
testimonianze di quel che Riace è stato e il mondo intero ha visto, ma non i
giudici. Podcast intitolato con le parole che Lucano ha dedicato ai delitti di
cui è accusato: “rifarei tutto” (https://www.spreaker.com/show/rifarei-tutto). Il borgo, in cui la luce arriva
ancora nelle case dei migranti grazie a un altro di quei mille miracoli che
genera: l’istituzione di una raccolta permanente di fondi che alcune belle
persone di Bologna hanno messo in piedi chiamandola “diamo luce a Riace” (https://www.riacestoriasbagliata.org/la-raccolta-fondi/: c’è anche l’IBAN per
contribuire…).
Il borgo,
dove nelle giornate del 5 e 6 agosto abbiamo potuto ascoltare Luigi Ferrajoli,
uno che fra i giuristi non ha bisogno di presentazioni (per gli altri basti
dire che è uno dei più noti e importanti filosofi del diritto del mondo).
Ferrajoli, venuto a parlarci della “Costituzione della terra”, non l’utopia, ma
il solo realismo che ci è dato. Il realismo di chi vede, come noi tutti, i
“crimini di sistema” costituiti dalla “terza guerra mondiale a pezzi”, dalla
folle corsa agli armamenti, dalle diseguaglianze abissali e intollerabili (https://volerelaluna.it/materiali/2023/01/19/la-disuguaglianza-non-conosce-crisi/), dagli sfregi quotidiani a
diritti, libertà e dignità in ogni angolo del mondo, dai cambiamenti climatici
che legittimano il nome di antropocene dato a quest’era geologica che potrebbe
esser l’ultima per l’umanità (https://volerelaluna.it/ambiente/2023/08/01/contro-lantropocentrismo-il-creato-non-e-solo-per-luomo/). Il realismo di chi, però, è anche
in grado di regalarci una visione. L’ultima, probabilmente, cui aggrapparsi:
quei 100 articoli della bozza di Costituzione della terra, che egli ci propone
(L. Ferrajoli, Per una costituzione della terra, Feltrinelli,
2022), sollecitandoci a farne agenda di lotta culturale e politica dal basso in
ogni luogo del mondo in cui vi è ancora resistenza. Ferrajoli, venuto a
parlarci anche del processo a Lucano, con parole taglienti e nette come
acciaio. Il più clamoroso esempio di processo offensivo – ci ha detto –
nell’accezione datane da Beccaria. In cui il giudice non attende all’imparziale
ricostruzione dei fatti, ma cerca nell’imputato le stimmate della colpa, dando
rilevanza solo a ciò che la conferma e scartando tutto ciò che la nega, sentendosi
perso se non riesce a perderlo. Un processo che a lui ha portato alla mente
quello di Socrate, il quale sapeva che i suoi giudici sarebbero stati ben lieti
di assolverlo se avesse fatto abiura delle proprie idee e della propria storia,
ma non aveva intenzione di farlo, conscio che la sua condanna sarebbe stata la
loro condanna. Come puntualmente avvenne. Esattamente quel che ci dice Lucano,
con il suo “rifarei tutto”, terribile monito per noi giudici.
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