A Perugia
come è accaduto altrove in Italia, i reparti antiterrorismo hanno trasmesso
notifica ad alcuni compagne/i di un’indagine a loro carico per apologia di
terrorismo e istigazione alla violenza (avvalendosi del solito 270 bis)
motivata da uno striscione in solidarietà ad Anna Beniamino e Alfredo Cospito.
In questi
afosi giorni estivi, a Perugia come nel resto d’Italia, le indagini sull’ondata
di proteste contro 41bis ed ergastolo ostativo danno i loro primi frutti. Da
Trieste a Roma a Bologna e per tutta la penisola, si mette in moto
l’ingranaggio repressivo.
Per quanto
concerne la nostra realtà, un amicx e compagnx è statx interrogatx per due ore
da agenti del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) in merito a, udite udite…
uno striscione. Un lenzuolo su cui era riportata una frase in solidarietà ad
Anna Beniamino e Alfredo Cospito. I reati che si configurano sono istigazione
alla violenza e apologia del terrorismo. Ecco spiegato perché ad occuparsene
sono i reparti d’élite dell’Arma (come si autodefiniscono). Altrx amicx e
compagnx, pescatx a caso tra le aree di ovimento perugine, sono indagatx per
“concorso” nei suddetti reati.
Il Paese può
dormire sonni tranquilli, certo che la crème de la crème dei corpi speciali si
dedica, infaticabile, alla repressione di biancheria sovversiva. Vi siete mai
soffermatx a riflettere sulle potenzialità estabilizzanti delle trapunte? Ci si
può scrivere sopra pensate, e, se annodate, possono essere mezzo di evasioni
rocambolesche.
Per non
parlare delle federe, con quel malcelato aspetto da sacco.
Loschi
guanciali. Ora non vedete più l’apparentemente innocuo corredo de nonna sotto
la stessa luce, non è vero?
Ci ridiamo
su, ma di un riso amaro ea denti stretti, consapevoli che questo è solo
l’inizio del solito copione: ramazzare gente a casaccio ed entrare nelle loro
vite, passare al setaccio relazioni, infiltrarsi nel loro quotidiano,
intimidire e mettere sotto pressione, tentando di avvelenare legami e isolare
vittime sacrificali. Alla ricerca di inesistenti cellule terroristiche,
fantomatici capibastone e complotti sanguinari. Non ultimo, di facili
opportunità di carriera nei reparti investigativi. “Un encomio per aver
brillantemente risolto il caso della Banda L enzuola, agente!”.
E siamo solo
a metà spettacolo. Passata la fase di indagine, viene il momento di formulare
ipotesi di reato arbitrarie e sproporzionate, per giustificare il proprio
teorema e pesare al massimo su movimenti e collettivi, e in fondo per punire
chi ha osato mettere in discussione lo status quo. Per castigo e per
rappresaglia, nei confronti di sempre più persone e nel tentativo di reprimere
anche i gesti più innocui (che, d’altro canto, qualcuno non sembra considerare
tali. Ma se solo levare una voce contro uno strumento di tortura è giudicato
una minaccia diretta all’ordine costituito, a voi trarne le conseguenze: si sta
forse suggerendo che questo stesso ordine si regge su strumenti di tortura?)
Perché se
ora parliamo di uno striscione in solidarietà ad un detenuto in sciopero della
fama, altrove si tratta di vernice lavabile lanciata sui muri per cercare di
destarci dal torpore con cui procediamo verso la catastrofe climatica. O
ancora, di lavoratori colpevoli di aver rifiutato di essere sfruttato a morte.
Tuttx terroristx, tuttx vandalx, tuttx associatx per delinquere. Tutti
meritevoli di venire messx sotto la lente dell’antiterrorismo, e condannatx a
pene individui. La lista si allunga di giorno in giorno, ma la vendetta a mezzo
di tribunali e Forze dell’Ordine non conosce tregua. Ogni tanto qualcunx ci
rimette la libertà, ogni tanto la pelle. Il più delle volte, sono anni passati
nell’attesa snervante di un verdetto ingiusto, o a scontare assurde restrizioni
che condizionano la propria vita nei più minimi particolari.
Ma è
necessario per mantenere la quiete. Quella stessa quiete, quel vuoto
assordante, in cui si può indisturbati seviziare e uccidere dentro carceri e
cpr, contaminare e distruggere il pianeta che abitiamo, guardare esseri umani
crepare alle porte della Fortezza Europa o nelle sue segrete, fare osceni
profitti sulle schiene di uno stuolo di schiavx affamatx.
Solidali e
complici con chi non si rassegna a questo stato di cose e cerca di cambiarlo,
anche con un semplice lenzuolo. Chi pensa che ci basti sentire un po’ di fiato
sul collo per disperderci e tornare nei ranghi, ha sbagliato i suoi calcoli.
Noi ci muoviamo insieme, fosse anche in discesa lungo lenzuola annodate.
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