Fu nel 1942 che Heinrich Himmler impose l’utilizzo dei cani nei lager nazisti. Posto al comando della più orrenda delle macchine del terrore di cui abbiamo avuto notizia, l’uomo che pianificò e organizzò i campi di sterminio lo fece, probabilmente, per risparmiare sul “personale di sorveglianza” ma certo anche per l’efficacia mostrata dagli animali, una volta indotti a dilaniare inermi relitti umani. Non è naturalmente il solo caso di sfruttamento abietto del più “intelligente” e “fedele” degli amici dell’uomo, ma resta particolarmente evocativo negli orrori della storia moderna. Anche per questo, forse, colpisce – e non poco – l’addestramento spietato che i soldati israeliani impartiscono ai loro cani, spesso equipaggiati con giubbotti antiproiettili e telecamere montate sulla testa, fin dal 1974. Quei cani servono soprattutto a incutere terrore nella popolazione palestinese. Alessia Ricci ha incontrato una donna ferocemente addentata da un pitbull durante l’irruzione notturna nel campo profughi di Jenin dei primi giorni di luglio: Fatima stava dormendo in casa, con la sorella, quando una quarantina di soldati ha fatto saltare la porta della sua casa con l’esplosivo. Il braccio dato in pasto al cane-soldato adesso rischia di perderlo. Quel che di certo la sua memoria conserverà per sempre è il ricordo del terrore. Esattamente l’obiettivo che quel tipo di raid si propone di suscitare. La sua è una testimonianza importante. Non solo per la crudeltà che mostra, ma soprattutto perché riesce a dare almeno un’idea di cosa significhi, per la gente di Palestina, vivere in un incubo che i media non riescono ormai a raccontare che con un paio di numeri, quelli dei morti e dei feriti, che lascia da tempo del tutto indifferente chi legge o chi ascolta
Fatima ha 52 anni, è sposata, senza figli. All’una di notte del 3 luglio
scorso, era sola in casa con la sorella, di poco più giovane, nubile. Il marito
non c’era, era andato a fare visita ai genitori, spiega. L’irruzione
dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin era iniziata intorno alle
11 di quella stessa sera. I bulldozer avanzavano per le strade strette del
campo. I cecchini erano posizionati ovunque. I proiettili colpivano
all’impazzata. Droni ed elicotteri apache sorvolavano i tetti con un frastuono
tremendo. La casa delle donne si trova alla sommità del campo, una posizione
strategica, di controllo. Era già stata scelta come base nel 2002, durante gli
attacchi della seconda Intifada, ricorda la donna.
La storia si ripete ora, nel 2023: all’improvviso, più di 50 militari fanno
irruzione abbattendo la porta di ingresso con l’esplosivo. Si genera una
fitta nube di fumo e detriti. Appena si rischiara, il pitbull al guinzaglio di
un militare, viene liberato e si avventa sull’avambraccio di Fatima. La sorella
immobile in un angolo, sotto tiro. Alcuni soldati ispezionano i due piani
dell’abitazione, altri ridono guardando Fatima, paralizzata dalla paura e dal
dolore, il cane non la molla.
Dopo una ventina di minuti, non trovando niente, i soldati decidono che può
bastare, provano ad aprire la mascella dell’animale ma la trovano bloccata
nella morsa, come è tipico di queste razze di cani. Solo un terzo soldato
riesce ad aprire la bocca e il cane, libero, si rivolge allora sull’altra
preda, la sorella di Fatima. A quel punto i militari gli mettono la museruola…
Amiram Levin ,ex generale IDF , accusa
l'IDF di essere un "partner nei crimini di guerra" , in Cisgiordania
è "assoluto apartheid"
Un ex generale dell'IDF ha
convenuto che il controllo israeliano della Cisgiordania è paragonabile alle
politiche discriminatorie della Germania nazista, dice Amiram Levin…
… L'intervistatore ha
chiesto a Levin se era d'accordo con un discorso del maggio 2016 dell'ex parlamentare di Meretz
,Yair Golan, in cui affermava che i processi in Israele erano simili a quelli
europei negli anni precedenti l'Olocausto.
"Troviamo
difficile dirlo, ma questa è la verità", ha risposto Levin. " A
Hebron ci sono strade che gli arabi non possono usare, solo gli ebrei lo
possono fare, è esattamente quello che è successo in quei Paesi."
Spinto a dire se
vedeva esplicitamente somiglianze con la Germania nazista, Levin ha affermato: “Certo. Fa
male, non è bello, ma questa è la realtà. È meglio affrontarla, anche se è difficile,
piuttosto che ignorarla...
…L'esercito israeliano si sta rendendo
complice dei crimini di guerra in Cisgiordania in processi che assomigliano
alla Germania nazista, ha detto domenica un ex alto Generale delle Forze di
Difesa Israeliane.
Parlando all'emittente pubblica
israeliana Kan, Amiram Levin, ex capo del Comando Nord dell'esercito
israeliano, ha affermato che "non c'è stata una democrazia lì in 57 anni,
solo l'Apartheid totale". Secondo Levin, "l'IDF, che è costretta a
esercitare la sovranità lì, sta marcendo dall'interno. Resta inerte mentre
osserva i coloni rivoltosi rendendosi complice dei loro crimini. Questi sono
processi profondi".
Quando gli è stato chiesto di
approfondire i "processi" specifici, Levin ha invocato analogie con
la Germania nazista. "È difficile per noi dirlo, ma è la verità. Basta
camminare per Hebron, guardare le strade. Strade dove non possono più entrare
gli arabi, solo gli ebrei. Questo è esattamente quello che è successo lì, in
quel luogo oscuro"…
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