Se
non sapete niente di Luigino
Scricciolo leggete qui
Fatto?
Adesso potete
andare avanti.
Il libro si
ispira, purtroppo, a una storia vera.
Una storia
ignobile e maledetta, pensate ad Assange, Ocalan, Tortora, fra gli altri, una
persecuzione per non colpevoli, per punire capri espiatori, uomini liberi,
bandiere della libertà di pensiero, poveri diavoli nelle mani di giudici di
merda.
Funziona
così:
il Potere
ordina, i sicari creano le vittime, a volte succede il contrario, i sicari
creano le vittime, il Potere ratifica.
Sventurato
chi viene scelto per questa forma di tortura, essere spinti nel tunnel della
Giustizia è un attimo, uscirne vivi e sani di mente contemporaneamente è quasi
impossibile.
Enrico Pili
scrive un romanzo che sa di realismo magico, di thriller, di amicizia, di
solitudine, di tragedia, di impotenza, di disperazione, di riferimenti letterari,
consci (e inconsci, penso io).
Luigini
perde tutto, moglie, amici, lavoro, dagli amici viene abbandonato, se l’hanno arrestato qualcosa ci sarà,
quante volte l’abbiamo sentito dire.
E gli
inquisitori, i grandi inquisitori, lo ignorano, tanto è colpevole, si
arrenderà, confesserà, pensano.
Ma Luigino
non ha niente da confessare, gli inquisitori amano le confessioni, anche false,
ti distruggono se non stai al loro terribile gioco.
Cercate il
libro di Enrico Pili, un grande libro all’insaputa di troppi.
Ps: Forse i sacri inquisitori erano invidiosi del successo di una copertina del Male (qui), erano solo vanitosi e invidiosi, hanno preso uno scricciolo, gli hanno tagliato le ali, hanno stretto quasi fino a ucciderlo, lo scricciolo è sopravvissuto, ma non fu mai più lo stesso di prima.
«7171» di
Enrico Pili: fra carcere e cornucopie – Daniele Barbieri
Scarafaggi e mosconi che intonano dolenti
blues. Sbirri che parlano latino ma dispongono di pistole galattiche e di
manette-colla da far invidia all’Uomo Ragno. Nelle pause pubblicitarie la donna
nuda è sdraiata sulla berlina ma George Clooney preferisce farsi masturbare
dalla vettura. E in questo romanzo-cornucopia di un sardo verace l’Isola non
poteva mancare: appare e scompare fra maschere antiche, indipendentisti e un
bandito che sembra un Grazianeddu più feroce ma anche più simpatico e imprevedibile
rispetto al vecchio Mesina.
Al suo quinto libro (5 e mezzo, contando
un lungo racconto) il sestese – cioè di Sestu, nell’hinterland cagliaritano –
Enrico Pili colpisce in pieno il bersaglio con un romanzo del tutto insolito
nel panorama – ingessato a dir poco – della nostra editoria.
Pubblicato da Carta d’imbarco di Scuola
sarda editrice, «7171, l’attesa del giudizio» (432
pagine per 15 euri) mescola un duro, motivato «j’accuse» con toni da Groucho
Marx e inserti visionari che …neanche il Dumbo del film disneyano quando si
ubriaca. La sua originalità è qui: c’è una trama solidissima eppure le pagine
divagano, impazziscono, giocano con altri mondi. Il narratore e i protagonisti
usano le parole e le frasi come se fossero appena nate e dunque variandone,
mescolando, reinventando significati e contesti. Parole sotto luce nuova,
invitandoci a cercare un altro modo/mondo possibile per esprimerci perché il
linguaggio crea immensi spazi interni ed esterni mentre chi possiede un
vocabolario ristretto finisce col chiudere in gabbia se stesso e gli altri, le
altre…
https://www.labottegadelbarbieri.org/7171-di-enrico-pili-fra-carcere-e-cornucopie/
7171, recensione di
Christiana de Caldas Brito
…7171 – l’attesa del giudizio, opera che deve essere letta e divulgata, è un viaggio
nell’interno e nell’inferno dei sentimenti, nella disperazione ma anche nella
lotta per rimanere umani in condizioni disumane, un viaggio nell’amicizia,
nella politica italiana, nelle fondamentali domande che ci aiutano ad essere
più consapevoli del paese in cui viviamo: c’è qualcosa che non va nel
funzionamento della democrazia? Esiste oggi in Italia la libertà di stampa e di
satira? Cosa possono fare i cittadini per evitare situazioni come quella in cui
si è trovato Rigolo?
Oltre alla fantascienza, l’autore, come di
consueto, ricorre a immagini cinematografiche, pittoriche, letterarie, musicali
per rendere ancora più incisivo il suo stile nel comunicare l’orrore per
l’ingiustizia subita da Alessandro Rigolo.
Una delle invenzioni fantascientifiche del
libro è la pistola della polizia galattica, che spara un cellophane che
letteralmente impacchetta le vittime. Questa pistola è usata varie volte contro
Rigolo e altri prigionieri. A ben pensarci, usare una pistola simile per
immobilizzare e togliere i fondamentali diritti di un individuo (libertà di
parola, libertà di movimento) non è lo stesso che metterlo in galera
immobilizzandolo tra le pareti della cella, negandogli la possibilità di
difendersi? Fantascienza e realtà … Quel che si constata nelle pagine del libro
di Pili è che le due realtà non sono poi tanto distanti tra di loro.
https://www.labottegadelbarbieri.org/7171-recensione-di-christiana-de-caldas-brito/
Luigino
Scricciolo e il fuoco amico dell'emergenza - Gianluca Cicinelli
Luigino Scricciolo avrebbe compiuto 73
anni ieri, il 5 giugno. E’ morto molto prima purtroppo, nel 2009, dopo venti
anni in cui è rimasto imprigionato in un incubo figlio dell’emergenza degli
anni ’80 e del fuoco amico di una sinistra troppo vigliacca per riconoscere i
danni prodotti. Fu arrestato il 4 febbraio 1982 con accuse gravissime: di
essere una spia al soldo dei bulgari, di aver eterodiretto per Sofia il
rapimento del generale Dozier, di aver attentato alla vita di Lech Walesa, di
aver avuto un ruolo nell’attentato contro papa Giovanni Paolo II.
Luigino era la persona giusta da
incastrare al momento giusto, il momento in cui la cosiddetta “sinistra
storica”, compreso il Psi che aveva abbandonato le sue posizioni garantiste
entrando nell’area di governo, era alla ricerca disperata di un “Grande
Vecchio”, ovvero di un personaggio di grande spicco intellettuale proveniente
dai gruppi a sinistra del Pci da incolpare per l’ascesa del terrorismo, un
altro cattivo maestro. L’unica vera colpa di Luigino fu di aver ospitato da
latitante per una notte il cugino Loris, brigatista, e ne fu ripagato, non
appena il cugino fu arrestato, con il suo nome dato in pasto agli inquirenti
come agente segreto della Bulgaria interessato alla gestione del rapimento del
generale della Nato Dozier in quel momento nelle mani delle Brigate Rosse.
Nei primi due anni in carcere Luigino
tentò di togliersi la vita prima con una cinta intorno al collo, ma lo
salvarono, se così si può dire, poi più lentamente con uno sciopero della fame al
termine del quale, dopo aver perso oltre 40 chili, venne ricoverato in
condizioni gravissime al Gemelli. Accanto al suo letto continuarono a sedersi i
più alti esponenti della lotta al terrorismo ridotta a circo, i magistrati
Sica, Priore e Imposimato, accusandolo di essere la grande mente del terrorismo
italiano, colui che teneva i rapporti tra Br e Kgb, tra le Br e il terrorismo
internazionale.
Purtroppo Luigino non aveva nessuno da
denunciare, nessun nome da fare per alleggerire la sua condizione perchè non
aveva fatto niente e così rimase agli arresti, anche se tramutati in
domiciliari, per altri anni…
https://www.labottegadelbarbieri.org/luigino-scricciolo-e-il-fuoco-amico-dellemergenza/
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