mercoledì 27 dicembre 2023

Un regime tra i banchi di scuola - Giovanna Mulas

  

Qualche anno fa ho assistito alla proiezione di un film di cui consiglio vivamente visione e riflessione: L’Onda (Die Welle, 2008), diretto da Dennis Gansel e tratto dall’omonimo romanzo di Todd Strasser; basato su un reale esperimento condotto in un liceo californiano nel 1967 dal docente di storia Ron Jones, al fine d’indagare l’espansione del nazional-socialismo e l’indottrinamento della popolazione germanica. Nel film, per spiegare ai suoi studenti liceali il concetto di autocrazia, l’insegnante li coinvolge in un esperimento di “regime dittatoriale” fra i banchi di scuola. Per una settimana dovranno rispondere al rigido sistema disciplinare di “Herr Wenger”, uniformarsi a un codice di abbigliamento e esercitare assieme in un’ottica di organismo gerarchico, isolando o inibendo gli eventuali dissidenti.

In pochi giorni anche i ragazzi caratterialmente più fragili scoprono uno spirito di cameratismo vincente, governano le proprie paure attorno alla figura del carismatico cattivo maestro sentendosi autorizzati a promuovere la violenza in nome della nuova unità acquisita, in una operazione che arriva a fuggire dalle mura dell’edificio scolastico e dal controllo dello stesso insegnante.

Sarà tragedia.

Secondo Darwin la forma originaria della società umana fu quella di un’orda (dal tartaro, a designare le torme dei tartari erranti, tribù, accampamento; passato in occidente attraverso le lingue slave e il persiano con le invasioni mongoliche, estendendo il proprio significato da generico accampamento, a quartier generale, a esercito, fino al significato attuale) sottoposta al dominio illimitato di un maschio forte.

Credete sia possibile, oggi e nella civilizzata Italia, una nuova dittatura? Potenza assoluta di un monarca non vincolato da nessuna legge. Qualcuno crede che l’autocrazia sia da escludere; dopo tutto ne conosciamo le conseguenze. Continuo a pensare a Nietzsche: “…come uno spirito di uccello profetico, che guarda all’indietro quando racconta ciò che verrà”. Per Gustave Le Bon – antropologo, psicologo e sociologo francese – ciò che colpisce in una massa è che gli individui che la compongono, indipendentemente da tipo di vita, occupazioni, temperamento o intelligenza, acquisiscono un’anima collettiva per il solo fatto di trasformarsi in massa. Quest’anima li fa sentire, pensare e agire in modo del tutto diverso da come ciascuno di loro, isolatamente, sentirebbe, penserebbe e agirebbe. La massa è creatura provvisoria, impulsiva, mutevole, irritabile, composta da elementi eterogenei saldati per un istante.

I nostri atti coscienti derivano da substrato inconscio formato da influenze ereditarie. Questo substrato racchiude gl’innumerevoli residui ancestrali che costituiscono l’anima della razza umana. E dietro i nostri atti, nelle cause da noi confessate, ve ne sono di altre da noi stessi ignorate. L’individuo in massa acquista, per il solo fatto del numero, sentimento di potenza invincibile. La massa è anonima, quindi irresponsabile. La personalità consapevole è abolita, la volontà e il discernimento svaniti.

L’individuo immerso nella massa scende di parecchi gradini la scala della civiltà: ha il comportamento di un bambino indisciplinato, è ipnotizzato, automa, incapace di essere guidato dalla propria volontà, è un istintivo con la ferocia e la violenza degli esseri primitivi. Tuttavia la massa è un gregge docile che non può vivere senza un padrone. Trovo interessante un esempio fornitoci da Sigmund Freud: può accadere in un collegio che una delle ragazze riceva da colui che ama segretamente una lettera che la fa ingelosire, alla quale reagisce con un attacco isterico. Alcune sue amiche al corrente della cosa contraggono l’attacco per quella che è detta “infezione psichica”. Un tradimento, o presunto tale, da parte del partner, potrebbe accadere anche a loro, visto che vivono la stessa condizione di amore segreto. Il meccanismo è quello dell’identificazione indotta dalla possibilità o dalla volontà di trasporsi nella medesima situazione. Ecco, dall’identificazione parte la strada che, passando per l’imitazione, giunge all’immedesimazione. Nella massa ognuno s’identifica nell’altro, tutti sono immedesimati nel Capo, il leader che, con forza e potenza superiore, dovrà rappresentarli.

Ora la domanda è: che accade se questo leader delude il gregge-massa?. È fondamentale, per la sopravvivenza della massa, che tutti vengano amati nello stesso modo, senza preferenza di sorta, dallo stesso individuo, quello appunto ritenuto il capo, il leader. L’esigenza di uguaglianza della massa vale solo per i singoli membri, non per il capo. Tutti i singoli vogliono essere dominati da uno solo, molti uguali che s’identificano l’un l’altro e un unico superiore a tutti.

Ora analizziamo l’uomo della società civilizzata a cellulare e web. Mettiamolo al buio, terrorizziamolo: assenza storica di una politica sociale e culturale, disoccupazione ai massimi storici, corruzione, fame, suicidi, depressioni, mancanza di dignità, nuova repressione giustificata con la crescita della violenza, individualismo. Dall’altro lato, nuova consapevolezza che ricchezza e potere sono sempre stati e restano concentrati in pochi, stessi elementi… . Ogni regola verrà annullata: si tornerà primitivi. Facciamo in modo che le persone abbiano paura del presente e del futuro, si farà fare loro qualsiasi cosa: si rivolgeranno a chiunque prometta una soluzione. Ritengo avvenga una sorta di mimetismo speculare: uno slittamento dell’identità da uomo a uomo, dal buio a una parvenza di luce. L’identità verrà catalizzata dalla gerarchia rassicurante.

Quanta responsabilità in tutto questo da parte di politica e religione? Ancora: cosa e come la politica, o la religione, sono in grado di fare per generare il coinvolgimento malato nelle masse? Dopo, appena dopo, le identità speculari sfuggono al controllo.

Avremo a che fare con attori che scoprono la recitazione soltanto nel momento in cui il sipario si apre. Si presuppone un lungo lavoro preparatorio di sistemazione e propaganda: in una società che ha perso consapevolezza tra vero e falso (e la realtà in sé, essendo umana, non è mai univocamente decifrabile), per sopportare il peso della verità o almeno ciò che più avvicina alla verità, occorre grande maturità che può svilupparsi solo tramite l’accettazione del diverso. Ricordiamo che quanto più è forte la mancanza della libertà, tanto più è forte l’insofferenza verso chi dice la verità; un livello profondo di verità implica un livello ugualmente profondo di libertà. Pure, è fondamentale saper dosare la verità in base alla capacità di ricezione altrui: nella reciprocità sta il segreto della disponibilità ad accettare i rapporti basati sulla verità. Qui deve lavorare un movimento politico: l’unità di metodo e contenuto garantiscono alla verità relativa di essere vera. La dialettica, il confronto delle opinioni risulterà di debole impatto se non ci si avvale anche del confronto delle esperienze. Durante i diversi momenti di un’evoluzione economica e in base alle diverse condizioni politiche, culturali-nazionali e sociali, differenti devono essere le forme di resistenza, pronte a correggersi quindi a correggere le forme di opposizione marginali.

L’arte come può sostenere i tempi e gli eventi? Sono convinta che occorra rivolgersi verso le componenti progressive della società, provare a stabilire un rapporto rivoluzionario fra l’arte e la vita: che l’arte sia denuncia coraggiosa. Sapendo anche di perdere la battaglia, ma non per questo rinunciando a combatterla. Che sia un sentito, autentico Anniversario della liberazione d’Italia dal nazifascismo: in rispetto A, per onore di Quanti son caduti con dignità e onore, che calpestiamo con ignoranza e superbia con scelte politiche malsane. E in rispetto A, per onore Di quanti tra noi, oggi e domani, cadranno.


*Estratto da Oratio de hominis dignitate, saggio (Fontana editore), diffuso in rete in occasione del 25 Aprile 2022


Giovanna Mulas, scrittrice. Tra i suoi ultimi libri La consistenza dell’acqua (A&B editore) e La teoria delle cento scimmie (Ciesse Ed.).

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