Contraddicendo perfino quanto ancora previsto
dall’art. 5, comma 6, del recente Statuto di Espero [23.10.2023] che
esplicitamente prevede che “Per i lavoratori del settore pubblico,
l’adesione avviene mediante una esplicita manifestazione di volontà
dell’aderente”, lo scorso 16 novembre 2023, CGIL-CISL-UIL, SNALS, GILDA e
ANP hanno sottoscritto definitivamente con l’ARAN l’Accordo sulla regolamentazione
inerente alle modalità di espressione della volontà di adesione al Fondo
pensione Espero, anche mediante forme di silenzio-assenso, ed alla relativa
disciplina di recesso del lavoratore, peggiorativo per docenti e
ATA, ma sempre più appetibile per i sindacati presenti nel Consiglio di
amministrazione del Fondo pensione e per le società finanziarie, banche e
assicurazioni che fanno i loro affari con i soldi di chi lavora.
Se all’inizio del 2007 la preda dei cacciatori
dell’industria del risparmio gestito era stato il TFR di lavoratrici e
lavoratori del settore privato, dopo il Pubblico Impiego [Accordo
16.9.2021] adesso tocca alla Scuola.
Nonostante l’allettante contributo statale dell’1% e
una fiscalità di favore, che gravano sulla collettività, attualmente solo
un’esigua parte del personale scolastico ha aderito al fondo ESPERO [l’8,2% al
31.12.2022, fonte COVIP, 2023] e allora – per “catturare” altre adesioni –
questo accordo prevede che per docenti e ATA assunti/e dal 2019 scatti
l’iscrizione automatica alla previdenza complementare con il meccanismo
truffaldino del silenzio-assenso [art. 4]. Attenzione, perché
questo accordo ha quindi anche valore retroattivo [sic!], con
un meccanismo di transizione per chi è stato assunto tra il 1° gennaio
2019 e la data di entrata in vigore dell’accordo stesso [art. 5]: in tal
caso i nove mesi dalla data di assunzione previsti prima che scatti la trappola,
decorrono dalla data di comunicazione di un’informativa dell’Amministrazione
all’interessato/a. Poi, ci saranno trenta giorni entro cui sarà possibile
effettuare il recesso dall’iscrizione forzata [art. 6], dopodiché la partita
sarà chiusa definitivamente.
Inoltre, le OO.SS. firmatarie e l’ARAN intendono
estendere l’adesione col silenzio-assenso anche a docenti e
ATA precari/e, “con particolare riferimento ai rapporti
annuali o a quelli di durata coincidente con quella dell’anno scolastico”,
e per preparare la trappola si erano dati la scadenza del 1° settembre 2023
[sic!] ormai scaduta.
Più in generale, è significativo quanto la presidente
del COVIP ha recentemente affermato sul fatto che lo sviluppo dei fondi
pensione è favorito dalla riduzione dell’intervento pubblico sulle
pensioni: “D’altra parte, non può non tenersi conto dell’elevato
livello di contribuzione al primo pilastro pensionistico nel nostro Paese…
laddove il sistema pensionistico pubblico svolge un ruolo più circoscritto, il
sistema privato assume più spesso dimensioni significative” [COVIP,
com. stampa 7.6.2023] quindi: abbassiamo quello pubblico per sviluppare
quello privato? Proprio quello che è successo e continua a succedere anche
con la nuova finanziaria. Di fronte a questo ennesimo attacco alle pensioni
pubbliche è opportuno fare alcune considerazioni:
– il TFR è salario differito, cioè sono soldi di
lavoratrici e lavoratori messi da parte. Sperare nella distrazione di chi li
possiede per poterli gestire assomiglia a un furto con destrezza;
– ricordiamo che aderendo a un fondo pensione l’unica
certezza è che non si riceverà più il TFR, cioè un accantonamento che ha una
rivalutazione annua pari all’1,5% fisso più il 75% del tasso di inflazione e
che negli ultimi 10 anni ha maturato +2,4% annuo. Mentre ESPERO ha realizzato –
nello stesso periodo – un -0,10% annuo nel comparto Garanzia [-8,18
nel 2022] e +2,82% in quello Crescita [-8,49 nel 2022], e
mediamente tutti i fondi negoziali hanno raggiunto solo il 2,2% [fonte COVIP,
2023];
– d’altronde nessuna reale garanzia può essere data da
un fondo pensione. Infatti, ESPERO, nelle note alle sue mirabolanti
“simulazioni”, ammette che: “Le indicazioni fornite non impegnano
pertanto in alcun modo né FONDO SCUOLA ESPERO né la COVIP. Tieni inoltre in
considerazione che la posizione individuale è soggetta a variazioni in
conseguenza della variabilità dei rendimenti effettivamente conseguiti dalla
gestione e che le prestazioni pensionistiche sono soggette a tassazione” [Nota
Informativa ESPERO, 23.10.2023];
– docenti e ATA sono esclusi da qualsivoglia controllo
circa la qualità e il valore etico degli investimenti effettuati dai fondi
pensione, e nessuno dei due comparti di investimento di ESPERO [Garanzia e Crescita]
sono “caratterizzati da una politica di investimento che promuove
caratteristiche ambientali o sociali o ha come obiettivo investimenti
sostenibili” [Nota Informativa ESPERO, 23.10.2023];
– la scelta di destinare il proprio TFR ai fondi
pensione è irreversibile e non ammette ripensamenti.
Insomma, CGIL-CISL-UIL, SNALS, GILDA e ANP invece di
difendere il reddito e le pensioni di lavoratrici e lavoratori aiutano banche,
assicurazioni e altri soggetti privati – che comunque vada ci guadagnano – a
mettere a rischio quanto accantoniamo durante la nostra vita lavorativa.
Non permettiamoglielo, diciamo NO a
ESPERO e a tutti i fondi pensione
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