Sono uomini, donne, famiglie con bambini piccoli, adolescenti soli.
Arrivano dopo chilometri di imprevisti, violenze, disinformazione, alcuni con i
piedi piagati, altri feriti nel corpo e nell’anima, con abiti inadeguati
all’inverno, in un luogo sicuro che finalmente credono civile e attento ai
diritti umani. Purtroppo nella maggioranza dei casi non è così. Ad oggi chi
arriva a Milano in modo autonomo dall’Afghanistan, dall’Iran, dal Marocco,
dalla Nigeria, dal Pakistan, dalla
Tunisia, dall’Egitto, dall’Eritrea, dall’Etiopia, dal Sudan o dalla
Somalia, trova ascolto e cura solo da parte delle associazioni che operano in
strada.
Nel solo mese di ottobre sono state accolte fuori dal circuito
istituzionale dell’accoglienza quasi 150 persone, ma almeno 550 sono quelle
che hanno dovuto passare la notte all’addiaccio. La precarietà di
tale condizione aumenta i rischi per la salute fisica e mentale,
producendo ulteriori fenomeni di marginalità in una città che sta diventando
sempre più inospitale e che rende irrisori gli sforzi delle associazioni, che non
possono che offrire pasti caldi, visite mediche, indumenti puliti, sacchi a
pelo e coperte termiche, nonché un limitatissimo numero di posti letto per le
persone più vulnerabili.
Fino al mese di settembre, c’era in via San Marco una struttura dedicata
alle persone in transito con una trentina di posti (poi ridotti a venticinque).
Un numero assolutamente insufficiente, ma che almeno rappresentava il
segnale di un interesse da parte del Comune rivolto a persone di cui tutte le
istituzioni nazionali, europee ed internazionali conoscono la
presenza. “Riaprirà a breve” aveva rassicurato l’assessore al Welfare del
Comune di Milano Lamberto Bertolè il 26 ottobre, dopo un mese
dalla chiusura per lavori di ristrutturazione di piccola entità. A oltre
due mesi dalla chiusura, l’unica informazione fornita è che forse la struttura
riaprirà a metà dicembre – temiamo per essere destinata a persone senza dimora
nell’ambito del “Piano Freddo”, quindi verosimilmente non fruibile da persone
in transito.
Rimane poi irrisolta la situazione gravissima dei minori non accompagnati che per legge
dovrebbero essere immediatamente accolti e tutelati, mentre la loro accoglienza
è diventata da tempo una specie di lotteria. Si tratta di minori di età
tra i 14 e i 17 anni, che incontriamo quasi sempre di sera, quando i
servizi per minori sono chiusi e ci viene detto di accompagnarli la
mattina dopo. Viene dato per scontato che almeno la prima notte
debbano arrangiarsi, abbandonandoli quindi a sé stessi, quando maggiori sono i
pericoli e più alto il rischio che si perdano o incontrino persone
malintenzionate; l’indomani però molti verranno poi invitati a
ripresentarsi il giorno dopo, o a tentare la sorte in altre città,
naturalmente sempre senza alcun accompagnamento. Impossibile affidarli alla
Forze di Pubblica Sicurezza come vorrebbe la legge: Polizia,
Carabinieri, Vigili dichiarano di non avere spazi idonei (come se la
strada invece lo fosse!).
Sappiamo che a Milano giunge un numero elevato di minori non accompagnati.
Risulta che ne siano stati accolti 1300, di cui 400 poi collocati in strutture
sul territorio comunale. La tutela dei diritti dei minori però è
prioritaria e non ammette numero chiuso.
L’unico impegno assunto dall’Assessore è quello di un incontro a metà
dicembre con la Responsabile dell’Unità Politiche per l’Inclusione e
l’Immigrazione. Abbiamo ovviamente raccolto l’invito, ma ci domandiamo quali concrete
azioni il Comune intende intraprendere.
A Milano esistono spazi e risorse per l’accoglienza, anche se alcuni sono
da ristrutturare, tra cui alcuni sottratti alle mafie, mentre altri sono solo
in attesa di assegnazione. La città dunque può e deve dimostrare di essere
ospitale non solo per coloro che arrivano per “week” ed eventi.
Intanto il freddo ha raggiunto lo zero termico e le persone in
transito ed i minori non accompagnati continuano ad arrivare in numero
crescente, a prescindere dalle strutture che le Istituzioni mettono o non
mettono a disposizione.
Il continuo rimpallo di responsabilità tra Comune, Questura e Prefettura
rende questa situazione intollerabile e denota l’assenza di politiche pubbliche
basate su dati di realtà. Le cittadine e i cittadini e le associazioni che si
occupano di minori non accompagnati e di persone migranti in transito
necessitano di Istituzioni credibili e capaci di svolgere – ciascuna per
quanto di propria competenza e tutte insieme – i compiti che sono loro propri,
adottando con urgenza soluzioni adeguate e tempestive per il bene
della collettività.
Chiediamo al Comune di Milano e alle Istituzioni competenti di assicurare
in tempi celeri un contesto dignitoso e sicuro, con personale competente, alle
persone migranti, alle famiglie con bambini piccoli e agli adolescenti soli; un
luogo in cui possano restare per il tempo necessario ad orientarsi, curarsi e definire
un proprio progetto di vita.
Nessun commento:
Posta un commento