martedì 12 dicembre 2023

L'orrore quotidiano nella striscia di Gaza

 


articoli e video di Richard Silverstein, Gianni Lixi, Alex Zanotelli, Manlio Dinucci, Fabio Marcelli, Ilan Pappé, Massimo Fini, Ronnie Kasrils, Tareq Hajjaj, Alessandro Orsini, Elena Basile, Max Blumenthal, Zakaria Baker, Ennio Remondino, Pepe Escobar, Chris Hedges, Enrico Campofreda, Alberto Bradanini, Gilles Devers, Jonathan Ofir, Enrico Semprini, Federico Giusti


Pensavo che il termine “Giudeo-Nazisti” fosse eccessivo. Non più – Jonathan Ofir

 

Foto condivisa dal vicesindaco di Gerusalemme Arieh King sui social media di oltre un centinaio di palestinesi nudi rapiti dall’esercito israeliano a Gaza, 8 dicembre 2023

Pensavo che il termine “Giudeo-Nazisti” usato da Yeshayahu Leibowitz fosse troppo forte per descrivere Israele. Ma oggi, mi devo ricredere.

Il defunto professor Yeshayahu Leibowitz applicò il termine “Giudeo-Nazisti” alla fine degli anni ’80, in riferimento all’ex giudice della Corte Suprema Meir Landau, che di fatto aveva legalizzato la tortura, per descriverlo. Ha espresso le sue argomentazioni con forza: “Lo Stato di Israele rappresenta l’oscurità di un organismo statale, dove una creatura di forma umana che era il presidente della Corte Suprema decide che l’uso della tortura è consentito nell’interesse dello Stato”.

L’ho presa come una sorta di esagerazione morale. Era brutto: i palestinesi venivano torturati sistematicamente, ma in qualche modo ho pensato che non siamo così genocidi come i nazisti.

Ma oggi la penso diversamente. Ieri il vicesindaco di Gerusalemme, Arieh King, ha twittato una foto di oltre cento palestinesi nudi rapiti dall’esercito israeliano a Gaza, ammanettati e seduti sulla sabbia, sorvegliati da soldati israeliani. King ha scritto che “L’IDF sta sterminando i musulmani nazisti a Gaza” e che “dobbiamo accelerare il ritmo”. “Se dipendesse da me”, ha aggiunto, “porterei 4 bulldozer D9, li metterei dietro le colline sabbiose e darei l’ordine di seppellire vivi tutti quei nazisti. Non sono esseri umani e nemmeno animali, sono subumani ed è così che dovrebbero essere trattati”, ha detto King. Ha concluso ripetendo il riferimento biblico al Genocidio degli Amaleciti di Netanyahu: “Sradicare la memoria degli Amaleciti, non dimenticheremo”.

Anche se Israele l’ha definita una “retata di membri di Hamas”, gli uomini e i ragazzi in quelle foto, alcuni di appena 13 anni, erano medici, giornalisti, negozianti e altri civili che avevano cercato rifugio nelle scuole dell’UNRWA a Beit Lahia. Erano stati arbitrariamente rapiti e separati dalle loro famiglie.

Il tweet di King, era stato ripubblicato da Middle East Monitor, ed era apparentemente eccessivo per X (Twitter), e sembra essere stato rimosso dalla piattaforma. Ma niente paura, questa mattina King ha twittato di nuovo con la stessa foto e altre (di ragazzi e uomini palestinesi nudi sui camion), e questa volta ha iniziato il suo post con una citazione biblica riferita ad Amalek, forse per confondere gli algoritmi. Ha citato Deuteronomio 25,19:

“Quando dunque il Signore, il tuo Dio, ti avrà dato pace liberandoti da tutti i tuoi nemici che ti circondano nel Paese che il Signore, il tuo Dio, ti dà come eredità perché tu lo possegga, cancellerai la memoria di Amalek sotto al cielo: non te ne scordare!”

Tuttavia, King ha ritenuto necessario sottolineare l’attuale rilevanza, per timore che fosse troppo vaga:

“Centinaia di figli di Amalek, musulmani-nazisti, quale pensate dovrebbe essere la loro punizione?”

Quindi, è chiaro che siamo davvero in epoca nazista, e questo porta davvero associazioni con l’Olocausto. E questi proclami, queste azioni, sono proprio ovunque. Oggi, il giornalista e conduttore dei media Yinon Magal (che in passato è stato un parlamentare del Partito Patria Ebraica di Naftali Bennett e che conduce un programma radiofonico con Ben Caspit sulla radio centrista Maariv 103FM), ha twittato la stessa foto aggiunta di un altra foto del 1967 di Prigionieri palestinesi (in particolare, vestiti), e ha scritto che “la storia si ripete”. Avrebbe potuto benissimo usare una foto della Nakba del 1948 o, se è per questo, una foto dell’Olocausto. Magal sembra non cogliere l’ironia di come la storia si stia effettivamente ripetendo.

Ieri, Magal ha twittato una foto di alcuni di questi ragazzi e uomini nudi mentre erano seduti sulla strada rasa al suolo a Beit Lahiya, e ha chiesto seriamente “perché non ci sono donne nella foto”.

È difficile persino aggirare tutti gli strati di perversione qui.

Ieri, Magal ha condiviso un video di soldati israeliani a Gaza che cantano e ballano, e ha scritto con approvazione le parole della loro canzone genocida:

“Sono venuto per conquistare Gaza
E colpire duramente Hezbollah
Per compiere un mitzvah (comandamento)
Per sradicare il seme di Amalek
Ho lasciato la mia casa
E non tornerò finché la vittoria non sarà raggiunta
Tutti conoscono il nostro motto
Non ci sono non coinvolti”

Questi non sono solo i canti di alcuni giovani coloni sionisti radicali sulle colline della Cisgiordania: sono a Gaza e sono loro che perpetrano questo orribile Genocidio. Proprio davanti ai nostri occhi. E coloro che li incoraggiano in termini esplicitamente genocidi non sono solo fanatici di estrema destra: questo spirito è ovunque.

Sto parlando con alcuni colleghi attivisti che trovano davvero difficile affrontare tutto questo. Difficilmente riusciamo a seguire gli orrori, il crescente bilancio delle vittime, mentre i funzionari statunitensi affermano che l’assalto israeliano potrebbe continuare nella sua modalità attuale fino alla fine di gennaio, e poi continuare con “una strategia iper-localizzata a bassa intensità”.

Come diavolo può continuare questo Genocidio, sotto gli occhi del mondo intero, ci chiediamoEbbene, la risposta sembra essere che sta continuando proprio perché il mondo intero sta a guardare invece di fermarlo. È colpa di tutti noi.

Jonathan Ofir è un direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

da qui

 

 

Richard Silverstein : Il gabinetto di sicurezza israeliano ordina l’omicidio di importanti leader e famiglie di Hamas, invocando un versetto biblico che ordina lo sterminio di Amalek

 

Una fonte di sicurezza israeliana ben informata dice a Tikun Olam che il gabinetto di sicurezza ha ordinato all’IDF e allo Shin Bet di assassinare tutti i leader di Hamas, i comandanti che pianificarono l’attacco al sud di Israele e le loro famiglie .

 

La direttiva portava il titolo del versetto biblico  תִּמְחֶה אֶת-זֵכֶר עֲמָלֵק (“sradicherai ogni traccia di Amalek”) in cui Samuele ordina al re Saul di sterminare l’intera tribù di Amalek, senza risparmiare nemmeno i bambini o il bestiame della tribù. Tutti dovevano essere massacrati senza pietà. Quando Saul risparmiò il re e gli animali, Samuele lo denunciò e lo rifiutò come re d’Israele. Il messaggio è chiaro: Israele intraprenderà una guerra biblica di sterminio contro Hamas. Chiunque si sottragga al proprio dovere conoscerà il destino di Saul.

L’ordine, secondo la fonte, è di “trovare e uccidere quanti più parenti possibile dei membri di Hamas che hanno compiuto i massacri del 7 ottobre, e questi alti funzionari: Mohammed Deif, Yahya Sinwar, Saleh al-Arouri, Khaled Mashal, Marwan Issa e Ismail Haniyeh.”

La stessa storia è trapelata anche su Ynet. Ma la censura militare impedisce ai media israeliani di riportare gli elementi chiave della storia che ho riportato qui. Non viene menzionato chi ha dato l’ordine degli omicidi e omette anche che anche le famiglie vengono prese di mira a morte.

I titoli e i grafici del rapporto Ynet sono spaventosi e omicidi. Celebrano positivamente questi potenziali omicidi. È il grido primordiale del predatore alla caccia della preda. Foto dei leader di Hamas presi di mira:

Morti che camminano: sei leader di Hamas che dovranno pagare con la vita il massacro. [Hamas]

 

Come se il genocidio non fosse già abbastanza grave, ora Israele è diventato un serial killer psicotico. Siamo solo a pochi passi dal ripetersi dell’Olocausto. È così che una nazione diventa una nazione che ne stermina un’altra, proprio come Samuele comandò a Saul e agli Israeliti di sradicare gli Amalechiti. È così che la Germania è scivolata, gradino dopo gradino, nell’inferno hitleriano.

Israele è diventata una nazione intrisa di sangue e omicidi di massa. Questo è chiaramente ciò che un giudice della Corte Suprema ha definito “  bandiera nera ”. Un comando dato a un ufficiale dell’esercito che è palesemente illegale e non deve essere obbedito. Ma le sottigliezze come la sentenza della bandiera nera sono una cosa del passato. Nessun ordine è troppo folle. Tutto è permesso. Omicidio. Incendio doloso. Tortura. Non ci sono più limiti. Niente più restrizioni.

Quindi, nonostante la chiara ostilità tra gli alti comandi dell’IDF nei confronti di Netanyahu (e viceversa), molto probabilmente si porterà a termine il compito. Vorrei poter dire diversamente,  temo di non poterlo dire.

C’è una remota possibilità che questa fuga di notizie abbia lo scopo di intimidire Hamas; per mettere in guardia sul fatto che Israele può vendicarsi di tutte le famiglie della leadership. Li lascia pietrificati dal fatto che lo farà  e  li porta anche a chiedersi se lo farà. È un bluff? Un gioco di guerra psicologica con molte vite in gioco? Oppure Israele farà una Monaco, ma su vasta scala.

Questa decisione semina disperazione; un animale ferito che si scaglia contro i suoi aggressori. Come quella bestia, Israele è ora assediato su molti fronti da nemici, in attesa di lanciare il suo attacco di terra su Gaza. L’Iran ha minacciato di intervenire qualora Israele invadesse l’enclave. Il suo più potente alleato nella regione, Hezbollah, ha lanciato da giorni attacchi sonda contro le posizioni dell’IDF nel nord. Israele ha evacuato decine di migliaia di residenti di una ventina di città vicino al confine libanese. L’Iran ha anche attivato le sue milizie in Iraq e Siria che, per oltre una settimana, hanno lanciato numerosi attacchi con droni contro le truppe statunitensi in entrambi i paesi, lasciando feriti 24 soldati.

Gli alleati Houthi dell’Iran nello Yemen hanno lanciato tre missili da crociera e otto droni contro Israele (a oltre 1.600 miglia di distanza!). La maggior parte fu abbattuta dalla USS Carney nel Golfo Persico. Anche l’Arabia Saudita ne ha abbattuto uno.

Anche la Cina ha diretto sei delle sue navi da guerra nel Golfo. Questo potrebbe essere il motivo per cui il Pres. Biden ha reindirizzato invece uno dei due gruppi d’attacco delle portaerei originariamente diretti nel Mediterraneo, nel Golfo. Questo sviluppo porta la rivalità USA-Cina nel teatro del Medio Oriente.

Un tempo la Guerra Fredda contrapponeva gli Stati Uniti alla Russia in una competizione per l’influenza globale. Ciò includeva anche guerre per procura come il Vietnam. Riuscirà il mondo a sopportare un’altra rivalità del genere, date le enormi armi a disposizione di entrambe le superpotenze? Un conflitto multipartitico come questo potrebbe innescare una guerra? Vogliamo aspettare per scoprirlo?

Il gabinetto di sicurezza israeliano ritiene che il modo per rispondere a Hamas sia eliminare tutto e tutti coloro che sono ad esso collegati. Ritiene che il mondo sia abbastanza disgustato dai 1.400 israeliani assassinati da chiudere un occhio sugli omicidi di massa. Non solo ai 5.000 civili di Gaza che ha già ucciso (quasi la metà dei quali sono bambini), ma anche a decine di familiari della leadership del gruppo. È possibile che la propaganda israeliana abbia funzionato e che il mondo non alzi la voce né la fermerà. La mia regola è quella di non sottovalutare mai la capacità del mondo di nascondere la testa sotto la sabbia di fronte al genocidio.

da qui

 

 

Beit Lahia, la nuova Abu Ghraib – Enrico Campofreda

La cattura e l’umiliazione di più d’un centinaio di palestinesi a Beit Lahia cammina di pari passo con la desertificazione d’ogni presenza umana e materiale nella Striscia di Gaza. S’intreccia in sordida assonanza alla unilaterale, totale, criminale, bestiale desertificazione con cui il governo Netanyahu e il braccio armato dell’Israel Defence Forces affermano di voler sradicare Hamas dall’intera area, mirando invece ad alleggerirla dalla presenza di due milioni di gazesi. Eppure il gesto di questa prigionìa che a detta dello Shin Bet è indirizzata a miliziani del Movimento di Resistenza Islamico, è più d’un abuso di soggettivi codici militari e di guerra. Non solo perché, come già accaduto in altre occasioni (le operazioni condotte nell’estate 2014) Tsahal stesso ammise che fra i parecchi catturati durante rastrellamenti di terra solo una quota minima risultavano combattenti. Ma ammesso che tutti i catturati di Beit Lahia fossero miliziani, gli si applica un trattamento che definire subumano è un eufemismo. Denudati, bendati, inginocchiati – l’Intelligence israeliana sostiene per ragioni di sicurezza affinché non si dileguino in un’area ormai totalmente controllata dallo stesso esercito di Tel Aviv – quegli uomini, fra cui sono stati già riconosciuti un giornalista, un operatore umanitario, appaiono prostrati non solo per la postura imposta ma per la vessazione subìta. Che potrebbe proseguire altrove, immaginiamo nelle carceri alla maniera dei lager del Terzo Millennio, già sperimentati dagli alleati della Cia e dell’Us Army a Guantanamo e Abu Ghraib. Il fine è terrorizzare il nemico, anche quello presunto, semplicemente ostaggio d’una guerra che se ha per contendenti Hamas e l’Idf va a colpire soggetti inermi, prima i frequentatori del rave party e i kibbutzim israeliani, e da due mesi l’intero popolo della Striscia. La falsità dell’intervento d’Israele per liberare i concittadini rapiti è dimostrata dalla totale incapacità di compiere quest’operazione e dalla primaria volontà di portare morte e squallore su quel territorio. Fino al punto di assassinare, accanto a migliaia di gazesi, alcuni ostaggi stessi, l’ultimo Sahar Baruch, stritolato sotto le macerie d’una moschea bombardata. Cecità assoluta d’un delinquente che continua a guidare un Paese spaccato, ma impotente e bloccato nella volontà di liberarsene, mentre l’unica via per affrancare gli ostaggi israeliani in cambio di prigionieri palestinesi resta la trattativa. Che è quanto è accaduto giorni addietro e che solo i sanguinari non vogliono ripetere. Coi suoi abusi il governo d’Israele riporta la storia giuridica internazionale indietro di secoli, vanificando non solo qualsiasi diritto per presunti detenuti, ma lo stesso habeas corpus.

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Alberto Bradanini – I 7 crimini che rendono un governo genocidario

La lucida, coraggiosa giornalista australiana, Caitlin Johnstone, afferma[1] che se un governo dovesse dare inizio al genocidio di un popolo – una strategia destinata a durare nel tempo, anni o decenni, a meno che non riuscisse a cacciarli prima, dalla loro terra, con la forza – inizierebbe con l’eliminazione del maggior numero possibile di donne e bambini[2]. La loro soppressione, com’è evidente[3], risolverebbe il problema nella culla, è il tragico caso di rilevare, impedendo il riprodursi di un popolo che quell’ipotetico governo genocidario intendesse spazzar via. A ben guardare quel governo farebbe esattamente ciò che Israele sta facendo a Gaza.

Quel governo genocidario prenderebbe poi di mira i civili e le infrastrutture civili per rendere assai difficile o impossibile la sopravvivenza della popolazione da eliminare. Guarda caso si tratta proprio di quello che Israele sta facendo a Gaza[4].

Sempre quel governo genocidario punterebbe quindi ai centri culturali, con il fine di distruggere le radici storiche della popolazione da sopprimere, demolendo luoghi di cultura, musei ed edifici religiosi[5]. Sarà anche qui una coincidenza, ma è esattamente ciò che Israele sta facendo a Gaza[6].

Sempre quell’ipotetico governo genocidario cercherebbe anche di colpire i membri migliori, i più preparati e competenti di quella sciagurata popolazione, sterminando medici, avvocati, accademici, giornalisti e leader di pensiero, al fine di impedire la possibile ricostituzione di quella civiltà che intende depennare dalla mappa del mondo. Ancora una volta, esso farebbe esattamente ciò che sta facendo Israele a Gaza[7].

Inoltre, per condividere le responsabilità dei crimini commessi (non si sa mai che un giorno qualcuno possa essere chiamato a rendere conto!), quell’ipotetico governo incoraggerebbe tutti i membri della leadership del paese (non solo della compagine governativa) a far uso di tale retorica genocida, mascherata o esplicita, affinché tale progetto appaia una scelta di tutto il paese, non solo di qualche settore politico-militare temporaneamente uscito di testa. Sarà un caso, ma vengono alla memoria alcune espressioni utilizzate dal governo israeliano (ad es. Yoav GallantMin. della Difesa, secondo il quale i palestinesi sono animali umani[8]) quando ha spiegato al mondo cosa intende fare a Gaza[9].

Quel medesimo governo genocidario aggredirebbe poi la popolazione indesiderata con ogni mezzo – bombardamenti aerei, ordigni al fosforo bianco o di qualsiasi altro colore – forzandola a dirigersi verso il confine[10], facendo poi trovare le altre nazioni davanti alla tragica scelta di accogliere quella misera umanità, con tutti gli inconvenienti politici e sociali che tale scelta comporterebbe, o di assistere a un altro massacro, sulla base del principio di diritto internazionale auto-generato da quello stesso governo genocidario e sintetizzabile come segue: “vi avevo avvertiti, non fingete di ignorare le conseguenze della vostra colpevole inerzia”. E per aiutare quelle nazioni a decidere in fretta continuerebbero a piovere su quelle genti esplosivi di ogni genere, mentre i loro spazi di vita si ridurrebbero sempre più, inesorabilmente…

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Pepe Escobar – “L’orrore! L’orrore!”, rivisitato in Palestina

 “Mistah Kurtz – è morto”.
Joseph Conrad, Cuore di tenebra

Joseph Conrad disse una volta che prima di andare in Congo era un animale semplice. Fu in una di quelle terre parzialmente tracciate dalla crudeltà e dall’ipocrisia dell’etica imperiale che Conrad scoprì il colonialismo europeo nella sua incarnazione più terribile, debitamente rappresentata in Cuore di tenebra, una delle grandi epopee di sensibilizzazione della storia della letteratura.

Fu in Congo che Conrad, di etnia polacca, nato in quella che ancora oggi è conosciuta come “Ucraina”, allora controllata dalla Polonia, e che iniziò a scrivere in inglese solo a 23 anni, perse per sempre ogni illusione sulla missione civilizzatrice della sua razza.

Altri eminenti europei del suo tempo sperimentarono senza soluzione di continuità lo stesso orrore: partecipando a spettacoli di atrocità di conquista, aiutando le Metropoli a saccheggiare e depredare l’Africa, usando il continente come sfondo per le loro avventure giovanili e per i loro riti di passaggio, o mettendo alla prova il loro coraggio solo “salvando” le anime dei nativi.

Hanno attraversato il cuore selvaggio del mondo e hanno fatto fortuna, guadagnato reputazione o espiato i loro peccati solo per tornare al dolce conforto dell’incoscienza, quando non venivano spediti indietro in una bara, naturalmente.

Per dominare popolazioni “primitive” assortite, la Britannia ha sostituito il ferro e la spada con il commercio. Come ogni fede monoteistica, credevano che ci fosse un solo modo di essere; un solo modo di bere il tè; un solo modo di giocare al gioco, qualsiasi esso fosse. Tutto il resto era considerato non civilizzato, selvaggio, brutale, al massimo fornendo materie prime e forti mal di testa.

La giungla interiore

Per la sensibilità europea, il mondo subequatoriale, in realtà l’intero Sud globale, era il luogo in cui l’uomo bianco si recava per il trionfo personale o per la dissoluzione, diventando in qualche modo “uguale” ai nativi. La letteratura, dall’epoca vittoriana in poi, è piena di eroi che viaggiano verso latitudini “esotiche” dove le passioni – come i frutti tropicali – sono più grandi che in Europa, e forme perverse di conoscenza di sé possono essere sperimentate fino all’oblio.

Conrad stesso ha collocato i suoi eroi torturati in luoghi “oscuri” della Terra, per espiare le loro ombre insieme alle ombre del mondo, lontano dalla “civiltà” e dalle sue punizioni convenzionali.

E questo porta a Kurtz in Cuore di tenebra: è un personaggio a sé stante, perché arriva a un estremo di conoscenza di sé praticamente inedito nella letteratura europea, affrontando la piena rivelazione della malignità della sua missione e della sua specie.

In Congo, Conrad ha perso l’innocenza. E il suo protagonista perse la ragione.

Quando Kurtz è passato al cinema in Apocalypse Now di Coppola e la Cambogia ha sostituito il Congo come Cuore di Tenebra, ha denigrato l’immagine dell’Impero. Così il Pentagono inviò un guerriero-intellettuale per ucciderlo, il capitano Willard. Coppola raffigura lo spettatore passivo Willard come ancora più folle di Kurtz: ed è così che realizza lo smascheramento psichedelico dell’intera farsa del colonialismo civilizzatore.

Oggi non abbiamo bisogno di salpare o di imbarcarci su una carovana alla ricerca delle sorgenti dei fiumi nebbiosi per vivere l’avventura neo-imperiale.

Basta accendere lo smartphone per seguire un genocidio, in diretta, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, anche in HD. Il nostro incontro con l’orrore… l’orrore – immortalato nelle parole di Kurtz in Cuore di tenebra – può essere vissuto mentre ci si rade al mattino, si fa pilates o si cena con gli amici.

E proprio come Coppola in Apocalypse Now, siamo liberi di esprimere uno stupore morale umanista di fronte a una “guerra”, in realtà un massacro, che è già persa – impossibile da sostenere eticamente.

Oggi siamo tutti personaggi conradiani, che intravedono solo frammenti, ombre, mescolate allo stupore di vivere in un’epoca macabramente memorabile. Non c’è possibilità di cogliere la totalità dei fatti – soprattutto quando i “fatti” sono fabbricati e riprodotti o rafforzati artificialmente.

Siamo come fantasmi, questa volta non di fronte alla grandiosità della natura, o attraversando la giungla fitta e irreversibile; ma inseriti in un’urbanità devastata come in un videogioco, coautori della sofferenza senza sosta. Il Cuore di Tenebra viene costruito dall'”unica democrazia” dell’Asia occidentale in nome dei “nostri valori”.

Ci sono così tanti orrori invisibili messi in atto dietro la nebbia, nel cuore di una giungla ora replicata come una gabbia urbana. Guardando impotenti l’uccisione selvaggia di donne e bambini, il bombardamento a tappeto di ospedali, scuole e moschee, è come se fossimo tutti passeggeri di una nave allo sbando in balìa delle onde che precipita in un vortice, ammirando la potente maestosità dell’intero scenario.

E stiamo già morendo prima ancora di intravedere la morte.

Siamo gli epigoni degli Hollow Men di T.S. Eliot. Le grida ossessionanti della giungla non provengono più da un emisfero “esotico”. La giungla è qui, si insinua dentro tutti noi.

da qui


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