La parola cospirazione deriva dal latino cum spirare (respirare con), e cioè essere animati dal medesimo afflato, per indicare un accordo profondo, intellettuale e sentimentale, in direzione del conseguimento dell’obiettivo prefissato. Spesso senza saperlo si concorre, respirando assieme, alla creazione di una comune frontiera che alcuni si ostinano a chiamare speranza. La prima cosa che respiriamo assieme in questo spazio, noi cospiratori e fautori di cospirazioni, è la polvere. La polvere della dignità si congiunge con quella della giustizia per imparare a resistere come solo i poveri, fatti di polvere, hanno imparato a fare per sopravvivere
La prima cosa che respiriamo assieme, in questa stagione del Sahel chiamata
dell’HARMATTAN è la polvere. La
respiriamo proprio tutti seppure in misure distinte. C’è chi mette le
mascherine da Covid e chi, più rispettoso della tradizione, copre buona parte
del volto col turbante sullo stile dei ‘tuareg’ che in questo ambito hanno una
grande esperienza. Respirare assieme è proprio ciò che significa,
etimologicamente, una ‘cospirazione’. Lo ricorda il dizionario…’ La parola
cospirazione deriva dal latino cum spirare (respirare con), e
cioè essere animati dal medesimo afflato, per indicare un accordo profondo,
intellettuale e sentimentale, in direzione del conseguimento dell’obiettivo
prefissato’. Il respiro e lo spirito affondano nella stessa radice etimologica.
Che quindi i cospiranti, alla fine, sono quelli che condividono un
medesimo spirito, un uguale, affratellante slancio dell’animo. Talvolta
condividono anche l’ avversione o sovversione del sistema.
Nel Sahel ci sono infatti cospirazioni e cospiratori ma non solo per causa
della polvere che si respira. C’è chi cospira per mestiere e chi per
convenienza, chi si accontenta di un cambiamento di facciata e chi vuole la
rivoluzione. Abbiamo gruppi armati che aspirano ad una trasformazione radicale
dell’assetto sociale e troviamo nella stessa zona i banditi che applicano
all’oggi le razzie di un tempo con l’appoggio di mercanti di armi, droga e
persone umane. Anche i milioni di sfollati, rifugiati e profughi, a
modo loro, vivono assieme la cospirazione più profonda e unica che ci sia,
quella della sofferenza silente e spesso inosservata. I migranti,
gli ‘esodanti’, gli avventurieri dal destino segnato per sempre, a loro volta,
cospirano per un mondo differente a cominciare dalle frontiere. Spesso
senza saperlo si concorre, respirando assieme, alla creazione di una comune
frontiera che alcuni si ostinano a chiamare speranza.
La prima cosa che respiriamo assieme in questo spazio, noi cospiratori e
fautori di cospirazioni, è la polvere. Fine com’è, ci unisce e ci
tradisce proprio come fa la storia umana. Verrebbe allora da suggerire al
pallido vento che unisca le polveri di tutto il mondo! La polvere della
dignità si congiunge con quella della giustizia per imparare a resistere come
solo i poveri, fatti di polvere, hanno imparato a fare per sopravvivere.
Respiro, soffio, alito e vento sono ciò che unisce i cospiratori perché della
stessa polvere di vento sono impastati. Un vento che passa e si dirige dove non
sa, senza frontiere e destinazione, anarchico e imprevedibile, incurante dei
regimi di transizione, di eccezione, civili e militari. Un vento che
solleva la polvere che la politica di questi mesi, dal colpo di stato ad oggi,
cerca con tenacia invano di mettere a tacere. Nel Sahel i veri cospiratori sono
coloro che rincorrono il vento e gli affidano la libertà perduta.
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