A Modena, in piazza XX Settembre nel centro cittadino, il sindaco Gian Carlo Muzzarelli del Pd ha fatto installare un Babbo Natale seduto sopra un carro armato militare
Sarà segno dei tempi tristissimi in cui viviamo, in
cui guerre, bombe, missili e armi di ogni tipo sono entrati a fare parte della
nostra vita di ogni giorno, soprattutto da quando è vicinissima a noi la guerra
tra Russia e Ucraina e un’altra divampa in Palestina e Israele con una ferocia
senza precedenti.
Sta di fatto che la guerra e i suoi simboli ci stanno
diventando famigliari, ci stiamo abituando alle città rase al suolo e alle
migliaia di morti, soprattutto civili e bambini, che ci vengono raccontati quasi
come una spiacevole, inevitabile conseguenza dell’altrettanto spiacevole, ma
inevitabile ricorso alla guerra per risolvere le controversie. Entra nelle
nostra case la “normalità” della guerra e delle sue conseguenze.
Forse per questo anche Babbo Natale si è adeguato allo
spirito dei tempi e ha deciso quest’anno di arrivare a Modena a bordo di un
carro armato. Può darsi che siamo troppo schizzinosi, perché in fondo si tratta
di un carro armato, anzi “amato” (ma amato da chi?) con intenti pacifici, che issa
una bandiera con scritto “pace”, ma ci chiediamo se un carro armato, per sua
natura, possa essere un mezzo “pacifico” e portatore di pace. A noi sembra che
sia sempre e solo un sofisticato strumento costruito per distruggere e
ammazzare, come le bombe, i missili, i cannoni, le armi di ogni tipo: mezzi
creati per uccidere, ferire, mutilare. Sono simboli di guerra, non di pace. Non
ci sembra quindi una grande idea esibire un carro armato in veste natalizia in
centro a Modena. Non ci sembra un esempio virtuoso per i bambini e per tutti
noi cittadini. Che cosa penseranno e sentiranno, poi, le persone originarie dei
Paesi in cui infuria la guerra passando in piazza XX Settembre e rammentando il
presente dei loro parenti e amici rimasti in quelle terre?
La pace nasce nelle nostri menti, se sono menti
“disarmate” che rigettano scelte, simboli e strumenti di guerra e di morte. La
“cultura della pace” dipende da noi; abbiamo la responsabilità di dare alle
nuove generazioni esempio e insegnamento sulla strada da seguire. Una strada, a
nostro modesto avviso, che anche la nostra città dovrebbe cominciare a
percorrere interrogandosi sul senso di scelte (odierne e passate) che non ci
sembrano simbolicamente ineccepibili:
– esporre al pubblico mezzi militari da combattimento
come esempio eccellente di competenza nella motoristica (durante il Motor
Valley Fest);
– porre davanti al Dipartimento di Ingegneria un F104
(a cui si devono stragi orrende, ricordiamo il Vietnam) quale simbolo di
eccellenza ingegneristica e tecnologica;
– dedicare un monumento ai morti in combattimento sui
carri armati (appunto!), peraltro proprio di fronte al Palamadiba, che omaggia
un grandissimo operatore di pace come Nelson Mandela;
– conferire la cittadinanza onoraria di Modena
all’Accademia Militare, scuola di alta formazione per gli ufficiali
dell’esercito, che fanno tante buone cose, ma che alla fine si preparano a
diventare professionisti della guerra;
Una cultura di pace si costruisce dal basso e nella
nostra quotidianità. E’ fatta di gesti anche piccoli, ma che ci rappresentano
insieme ai valori fondanti che vogliamo affidare alle future generazioni.
Ridateci per favore la slitta e le renne di Babbo
Natale e togliete quell’orrendo simbolo di guerra dal cuore della nostra città!
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