L’ispezione della Guardia di finanza al cpr di via Corelli a Milano nell’ambito dell’indagine per frode in pubblica fornitura. Sotto accusa la società salernitana La Martinina srl che gestisce il centro per conto della Prefettura di Milano e del ministero dell’Interno. L’inchiesta della Procura di Milano parte anche dalle segnalazioni dell’ex senatore De Falco che fece due ispezioni: «Il gestore del centro ha tutto l’interesse a trattenere il maggior numero di persone perché è pagato per quello. Se nessuno controlla può succedere qualsiasi cosa, e infatti succede»
Ora si accende anche il faro della Procura sul Cpr di
via Corelli a Milano. A far scattare l’indagine dei magistrati hanno
contribuito le innumerevoli denunce pubbliche fatte in questi anni da attivisti
antirazzisti, giornalisti e alcuni politici.
Nelle carte infatti c’è tutto il corollario di cose
dette in questi anni da coloro che si sono occupati dei centri di permanenza
per il rimpatrio: trattamenti disumani, cibo scadente, abuso di farmaci,
impossibilità di comunicare con l’esterno, assistenza sanitaria negata. I Cpr
sono questo e ora su quello di Milano c’è anche la parola dei magistrati.
NELL’INCHIESTA VIENE citata la visita effettuata dall’associazione
Naga e dalla rete Mai Più Lager-No ai Cpr il 2 marzo 2023 e l’ispezione del 29
maggio 2022 dell’ex senatore del M5S Gregorio de Falco.
L’indagine è dei pm Giovanna Cavalleri e Paolo Storari
che ieri mattina hanno mandato i militari della Guardia di finanza a perquisire
il centro. L’ipotesi di reato è frode in pubbliche forniture e turbativa d’asta
nei confronti degli amministratore della società La Martinina srl che gestisce
il Cpr per conto della Prefettura di Milano e del ministero dell’Interno. A
ottobre 2022 la società aveva vinto la gara d’appalto da 4,4 milioni di euro
per gestire il centro per un anno dopo alcuni passaggi societari sui cui i
magistrati vogliono fare chiarezza.
A settembre 2021 il bando era stato vinto dalla Engel
Italia di Salerno, il 10 ottobre 2022 era passato alla Martinina di
Pontecagnano, sempre con sede a Salerno. A novembre 2022 la Engel Italia finiva
in concordato e si fondeva nella Martinina srl. Le quote delle due società
fanno capo alla stessa persona, Paola Cianciulli, moglie del gestore del Cpr
milanese Alessandro Forlenza, figlio dell’amministratrice della Martinina srl
Consiglia Caruso.
Dall’indagine emerge che la società vincitrice del
bando aveva promesso di tutto per aggiudicarsi l’appalto: dal cibo biologico ai
mediatori culturali, dall’assistenza sanitaria di qualità alle attività
religiose, sociali e ricreative. E invece nulla di tutto ciò è stato fatto.
Nell’assenza di controlli e di occhi indipendenti, in quei luoghi di
segregazione può avvenire di tutto. E avviene.
Da oggi però sappiamo che, almeno qui a Milano, le
denunce pubbliche fatte da attivisti, associazioni e da quei pochi parlamentari
che ispezionano i centri non sono cadute nel vuoto.
SCRIVONO I PM che «il presidio sanitario con medici e
infermieri era assolutamente inadeguato», mancavano medicinali e visite di
idoneità alla vita nel centro per chi aveva «epilessia, epatite, tumore al
cervello» e altre gravi patologie. Il supporto psicologico e psichiatrico era
«largamente insufficiente e fornito da personale che non conosceva la lingua»
degli immigrati trattenuti. Le camere erano «sporche», i bagni «in condizioni
vergognose», il cibo «maleodorante, avariato e scaduto».
La Martinina srl avrebbe anche prodotto documenti
«contraffatti». Dagli esponenti della maggioranza di governo, che vorrebbe
moltiplicare e esternalizzare oltre i confini nazionali i Cpr, non sono
arrivati commenti.
SI DIRÀ CHE QUESTI gestori di via Corelli sono delle mele marce e
si proverà a difendere l’indifendibile. Dal centrosinistra in tanti hanno
chiesto la chiusura del centro o la riconversione in struttura d’accoglienza,
dal Pd, all’Alleanza Verdi Sinistra, a Rifondazione Comunista, al Patto Civico
lombardo.
«Da tempo chiedo la chiusura del Cpr di via Corelli,
come peraltro ha fatto mesi fa il consiglio comunale di Milano» ha commentato
il responsabile nazionale del Pd per le politiche migratorie Pierfrancesco
Majorino.
Quando era assessore al welfare a Milano Majorino era
riuscito a convincere l’allora governo a convertire il Cpr in centro
d’accoglienza. Per gli attivisti e le associazioni che si oppongono ai Cpr il
problema è politico e riguarda tutte le strutture aperte in Italia.
Dice Riccardo Tromba del Naga: «Ci aspettiamo che i
magistrati abbiano trovato quello che denunciamo da tempo, in quel centro non
c’era nulla di quanto promesso dal gestore. Noi ci opponiamo da sempre al
trattenimento dei migranti, dal 1998 quando li istituì un governo di
centrosinistra».
Per la rete Mai Più Lager-No ai Cpr «la situazione di
Corelli non è isolata, questo tipo di controlli andrebbero fatti a tappeto in
tutti i centri che purtroppo sono ancora aperti in Italia. Le responsabilità
vanno ricercate a tutti i livelli, quindi non solo nei disservizi causati dagli
inadempimenti dei gestori, ma anche nelle prefetture che selezionano i
candidati vittoriosi dei bandi e dovrebbero monitorarne l’attività, come anche
in chi, sapendo e vedendo, tace».
RESPINGE LE ACCUSE la Prefettura di Milano: «Nei mesi scorsi erano
emerse criticità gestionali, era quindi stato avviato a carico dell’ente
gestore un procedimento amministrativo ed era stata informata la Procura».
De Falco: «Nel cpr vidi il degrado, colpa della
gestione privata e dello Stato che nasconde»
Gregorio De Falco, quando è stato senatore del M5S nel
Cpr di via Corelli ha fatto due ispezioni. L’inchiesta della Procura di Milano
parte anche dalle sue segnalazioni, cos’ha pensato questa mattina?
Finalmente. Perché fin dall’esito della prima
ispezione, quella del 5-6 giugno 2021, avendo fatto un esposto alla Procura
della Repubblica mi aspettavo che qualcosa succedesse. Poi c’è stata la seconda
ispezione, quella del 29 maggio 2022. Era chiara la condizione di assoluto
abbandono nella quale vivevano e vivono tutt’ora le persone trattenute
all’interno e mi aspettavo che qualcuno avviasse indagini. Oggi quindi dico:
finalmente la giustizia si muove.
Qual era
l’obbiettivo delle sue ispezioni?
Era quello di verificare le condizioni di vita dei
trattenuti e quindi se lo Stato, attraverso le sue funzioni amministrative come
la Prefettura, esercitasse il trattenimento con criteri minimi di dignità e
umanità. Quello che abbiamo visto è stata invece una condizione diffusa di
degrado. Le persone vengono trattenute in modo brutale perché senza aver
commesso reati sono costrette a stare in un centro equivalente al carcere, ma a
differenza dei carcerati a loro non è concesso il diritto di difesa, non
possono fare nulla. Spesso le visite mediche sono fatte da operatori pagati
dalle società di gestione, non va bene. Il gestore del centro ha tutto
l’interesse a trattenere il maggior numero di persone perché è pagato per
quello. Se nessuno controlla può succedere qualsiasi cosa, e infatti succede.
Dal cibo avariato, all’abuso di farmaci, all’impedimento a comunicare con
l’esterno. E lo Stato tiene nascosto tutto ciò.
Il controllo del lavoro delle società che vincono gli
appalti di gestione dei Cpr spetterebbe al ministero dell’Interno e alle
prefetture. Avviene?
Guardi, in quegli anni ho fatto interrogazioni
parlamentari all’allora ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e le risposte
che ho avuto sono sempre state sconfortanti. Una volta avevo chiesto di entrare
nel Cpr di Roma insieme a una mia collaboratrice. All’epoca il prefetto di Roma
era Matteo Piantedosi. Bene, mi fu negato il permesso perché Piantedosi aveva
fatto fare delle indagini sulla mia collaboratrice e non risultava essere la
mia assistente legislativa parlamentare. Ma io avevo chiesto proprio a lei di
accompagnarmi perché era una persona che parlava l’arabo e si occupava di
immigrazione. E invece no, Piantedosi impiegò il suo tempo per fare indagini
sulla mia collaboratrice e negarmi l’ingresso al Cpr.
Oggi Piantedosi è ministro dell’Interno di un governo
che i Cpr li vuole moltiplicare, persino fuori dai confini nazionali…
Moltiplicare ed esternalizzare. Con l’idea di
costruire Cpr fuori dal territorio nazionale vogliono evitare che i
parlamentari possano esercitare la loro funzione di controllo su queste
strutture. È gravissimo, ma penso che il piano del governo sia fallimentare
perché ancora c’è una Costituzione che anche loro devono rispettare. Il livello
di civiltà non può tornare indietro.
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