«All’interno di sistemi di potere e di relazione complessi e mutevoli, ci
mettiamo dalla parte della mentalità colonizzatrice? Oppure perseveriamo nella
resistenza politica a fianco degli oppressi, pronti a offrire il nostro modo di
vedere, teorizzare, far cultura, in favore di quella tensione rivoluzionaria
che cerca di creare spazi in cui l’accesso al piacere e al potere della
conoscenza sia illimitato, in cui la trasformazione sia possibile? Questa
scelta è cruciale. Definisce e forma la nostra risposta alle pratiche culturali
correnti e la nostra capacità di immaginare atti estetici di opposizione nuovi
e alternativi. Caratterizza il nostro modo di parlare di questi temi, il
linguaggio che scegliamo. Il linguaggio è anche un luogo di lotta».
Queste le
parole di ‘bell hooks’, pseudonimo di Gloria Jean Watkins, che è stata una
teorica e scrittrice femminista afroamericana. Valgono in questo momento
storico assurdo per capire da che parte stare: con la guerra o contro la
guerra, con gli oppressori o con gli oppressi, con chi ammazza donne, uomini e
bambini o con le donne, gli uomini e i bambini che vengono trucidati. Con chi
costruisce cattedrali spettacolari di indifferenza mediatica o con chi fa del
pensiero un’azione e si sottrae.
Con chi
muore inerme durante una sceneggiata bellica o con chi festeggia l’uccisione
mettendosi in posa davanti a una scuola fatta esplodere, con lo sfondo di un
paese raso al suolo, col sorriso sulle macerie di un ospedale, facendo vedere
nei selfie che bravi soldati sono stati. Con chi soffre o con chi fa soffrire.
Con chi scappa atterrito o con chi spara a sangue freddo. Con chi testimonia
l’orrore come giornalista o con chi non vuole testimoni e i giornalisti li
ammazza per principio.
Fuori il vento forte agita le fronde degli alberi. Il mondo vecchio sta
finendo davanti ai nostri occhi. E noi perseveriamo nella resistenza politica a
fianco degli oppressi. Sapendo che questa è l’unica parte. Agendo per far
sentire la nostra voce e l’azione, «pronti a offrire il nostro modo di
vedere, teorizzare, far cultura, in favore di quella tensione rivoluzionaria
che cerca di creare spazi in cui l’accesso al piacere e al potere della
conoscenza sia illimitato».
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