lunedì 25 dicembre 2023

A che ora è la terza guerra mondiale? - Giuseppe Masala

 

A che ora è la terza guerra mondiale? (prima parte) - Giuseppe Masala

 

Je les laissais faire

mais je peux dire

que je l’ai vue venir,

moi, la catastrophe.

F. Céline, Voyage au bout de la nuit

 

Ma la generazione dei nostri nonni era cosciente di vivere quella che gli storici successivamente hanno chiamato Seconda Guerra Mondiale?

Probabilmente la risposta corretta è sì. Ma è tutto da verificare il momento dal quale questa coscienza è diventata sentire comune di tutta la popolazione. Dico questo perché manco gli storici precisamente sono in grado di dire quando iniziò il Secondo Conflitto Mondiale. Per convenzione si prende come data di inizio il primo settembre del 1939 quando la Germania nazista dichiarò guerra alla Polonia. Ma va detto anche che questa è una visione eurocentrica; gli storici asiatici, infatti, tendono a considerare come inizio del Secondo Conflitto Mondiale il diciannove settembre 1931 quando l'Armata Kwantung dell'Esercito imperiale giapponese attaccò la regione cinese della Manciuria. Altri ancora ritengono che la guerra “asiatica” tra Cina e Giappone e quella “europea” non fossero la Seconda Guerra Mondiale perché si trattava di due teatri bellici separati tra diverse potenze e che – conseguentemente - si può parlare di guerra mondiale solo con l'entrata nel conflitto sia contro il Giappone sia contro la Germania nazista degli USA dopo l'attacco alla flotta americana del Pacifico a Pearl Harbur da parte del Giappone. Dunque, secondo questa visione, solo dal sette dicembre 1941 si può parlare compiutamente di conflitto mondiale perché con l'entrata in guerra degli Stati Uniti il conflitto nel Pacifico e quello Euro-Atlantico si saldarono definitivamente in un'unica grande guerra.

 

 

 

Ma anche se andiamo a parlare delle cause del conflitto abbiamo pareri discordanti, anche espressi da autorevolissimi personaggi. Secondo Lord Keynes, la Prima Guerra Mondiale non finì l'undici novembre 1918 con la resa della Germania guglielmina; secondo l'economista inglese la Conferenza di Pace di Parigi non sancì in realtà alcuna pace, fu solo un intermezzo – una pausa di riflessione – nell'ambito della stessa guerra. Tutto scritto nero su bianco nell'opera le “Conseguenze della pace” che il buon John Meynard decise di lasciarci “a futura memoria”: c'è stata, nella sua visione, una sola grande guerra mondiale iniziata nel 1914 e conclusasi nel 1945.

Secondo altri analisti la vera causa scatenante del secondo conflitto mondiale è da ricercarsi nella grande crisi di Wall Street scoppiata nel 1929 che causò disoccupazione di massa e ingenti perdite finanziarie con conseguente instabilità sociale non solo negli USA ma anche in Europa dove presero piede i fascismi con tutti gli strascichi revanscisti, autoritari e militaristi che ben conosciamo.

Insomma, la morale di tutto questo è che non è facile inquadrare un fenomeno storico, tantomeno quando investe l'intero mondo e ha origine in cause  differenti tra di loro correlate.  Ma è proprio questa complessità ad insegnarci a osservare in un'ottica globale il tempo presente e la difficilissima situazione internazionale che stiamo vivendo. 

Infatti vista alla luce degli insegnamenti che possiamo trarre dal passato appare davvero ingenua la pretesa di alcuni (direi purtroppo la maggioranza dei commentatori) che vogliono analizzare i vari focolai di conflitto in maniera separata cercando cause locali al conflitto.

Il conflitto in corso è unico e vede da una parte la Russia e la Cina e dall'altra parte gli USA e la NATO. Si faccia però attenzione: gli occidentali non hanno nulla contro la Russia che è stata un partner affidabile – e anche troppo fedele - fin da quando la Bandiera Rossa dell'URSS fu ammainata dal pennone più alto del Cremlino. Gli occidentali vedono Mosca come un pericolo perché con la sua vasta dimensione spaziale garantisce da Nord totale sicurezza al vero antagonista degli USA e dell'Occidente; la Cina Popolare. Senza contare poi che la Russia è in grado di garantire al Celeste Impero energia e cibo a basso costo per il miliardo e quattrocento milioni di sempre più bulimici consumatori cinesi. Mosca e l'assicurazione sulla vita della Cina e gli occidentali lo sanno benissimo.

 

Solo in questa logica si spiega la guerra per procura scatenata alla Russia attraverso i fantocci di Kiev. Va da sé ricordare anche che il conflitto russo-ucraino ha permesso agli americani di indebolire enormemente – grazie alle sanzioni - la competitività dei recalcitranti paesi europei a partire dalla Germania. Parlo di alleati europei recalcitranti perché fu Macron a dire chiaramente che la NATO era “clinicamente morta”; evidentemente l'argomento del superamento della NATO era all'ordine del giorno nei tavoli che contano in Europa. Dunque gli americani con la guerra ucraina hanno messo in riga gli europei e hanno iniziato quel lavorio che dovrebbe indebolire la Russia fino a portarla al collasso socio-economico e politico con la sostituzione della sua élite putiniana con un'altra più gradita a Washington.

Chi ipotizza che questo progetto possa interrompersi a causa degli alti costi che l'Occidente deve sostenere non ha ben chiaro di cosa ci sia in ballo: l'egemonia (anche quella monetaria) che gli USA esercitano sul mondo da decenni e il rischio che con la sua fine possa crollare l'intera società americana e occidentale in generale. Gli USA e l'Occidente possono al massimo cercare una pausa tattica per riorganizzare l'esercito ucraino e per trovare il modo, magari, di allargare il conflitto riuscendo a fanatizzare in senso antirusso le opinioni pubbliche dei paesi che potrebbero entrare direttamente nel conflitto. Mi riferisco alla Polonia che sta già conducendo un'enorme operazione di riarmo, ma anche ai paesi baltici e magari anche alla Finlandia che sta anche chiudendo i suoi valichi di frontiera con la Russia. La verità vera è che gli USA non possono perdere la guerra ucraina per nessuna ragione, anche perché una sconfitta porterebbe anche alla fine della NATO magari con l'uscita di quella Germania che s'è vista anche bombardare il gasdotto NorthStream, vero e proprio cordone ombelicale che legava l'industria tedesca all'energia russa.

 

Basta già l'analisi del quadrante europeo per capire che questo enorme muro di fuoco che parte da Capo Nord e finisce sul Mar Nero e che progressivamente sta separando l'Europa dalla Russia non può essere frutto di un caso, di una guerra locale che poteva essere chiusa in pochissimo tempo e con pochissimo spargimento di sangue, ma è da considerare come parte di un progetto più ampio che solo una iperpotenza come gli USA possono progettare e realizzare. Naturalmente ciò non per capriccio ma per necessità impellente e ormai inderogabile al fine di evitare la perdita dell'egemonia mondiale, non solo dal punto di vista economico e monetaria (la de-dollarizzazione va sempre più avanti da parte dell'asse dei paesi sfidanti capeggiati dalla Cina) ma anche tecnologica e militare.

Solo ricomponendo tutti i pezzi del puzzle – come sarà anche più chiaro guardando anche gli altri quadranti della scacchiera mondiale – sarà possibile riconoscere quella che proprio gli americani chiamano Grand Strategy, la strategia globale che mano a mano Washington disegna come una tela di Penelope al fine di perpetuare la propria egemonia e di battere qualsiasi sfidante: ieri l'URSS e oggi la Cina Popolare. E solo a quel punto sarà possibile farsi un'idea sulla fase di conflitto che stiamo vivendo, indipendentemente da come la si voglia chiamare: “guerra mondiale”, o “guerra mondiale a pezzi” come - con intuizione geniale - l'ha definita Papa Bergoglio. Poco cambia con l'utilizzo dei nomi, l'importante è cogliere i rischi enormi che stiamo correndo.

 

(Fine Prima parte)

 

Come avete certamente notato le cartine provengono da vecchi numeri di Limes. Ho scelto di proposito di usare cartine datate del mensile di analisi geopolitica proprio perché chiariscono in maniera plateale come certi processi in corso (assedio alla Russia, strangolamento della Cina, caos globale) siano in corso da molti anni e temo che per molti anni ancora continueranno.

da qui

 

 

 

A che ora è la terza guerra mondiale? (Seconda parte) - Giuseppe Masala

 

Je les laissais faire

mais je peux dire

que je l’ai vue venir,

moi, la catastrophe.

F. Céline, Voyage au bout de la nuit

 

 

Come ho detto nella prima parte di questo scritto, il reale senso dei conflitti che si stanno verificando in Europa e nel mondo possono essere compresi solo se visti nella loro globalità. Tentare di spiegare un'enorme crisi come quella in corso nel'est europeo come una crisi locale dovuta  a motivazioni locali è assolutamente fuorviante. Nessuno si sobbarcherebbe costi di centinaia di miliardi di euro per una città come Mariupol (senza offesa). Le motivazioni della crisi sono globali e sono da ricercare nella sfida lanciata dalla Cina all'egemonia americana sia sotto l'aspetto monetario, che tecnologico, che militare. La manovra di indebolimento della Russia (così va vista la crisi ucraina) è rivolta soprattutto contro la Cina per paradosso. Mosca rappresenta la polizza sulla vita della Cina Popolare perché la Russia è in grado di garantire al governo cinese la sicurezza alimentare ed energetica che sono fattori fondamentali per governare l'Impero di Mezzo. Per l'Occidente abbattere l'élite putiniana di Mosca significa poter circondare (anche da Nord) e affamare la Cina.

Ad ulteriore rafforzamento di quanto dico ricordo inoltre che in tutto l'Est Europa, dalla Romania fino alla Finlandia è in corso un enorme build-up militare della Nato con spostamento di ingenti risorse sia aeree che terrestri; parliamo di decine di migliaia di uomini perfettamente attrezzati con mezzi blindati e corazzati e di centinaia di aerei. Qualcuno crede che un simile spostamento di forze (con i suoi enormi costi) può essere solo per far vedere ai russi che siamo armati? La verità è che stanno solo attendendo il momento opportuno, ovvero quando si creerà nelle opinioni pubbliche locali un blocco interventista abbastanza consistente. Infine – a riguardo di questo quadrante – ricordo che gli USA, la Gran Bretagna e la NATO stanno armando anche la Moldavia; un altra miccia contro la Russia è quella della Transnistria filorussa che è una regione ribelle della Moldavia dove si trova, su mandato ONU, anche un contingente militare russo. Così come un'altra miccia pronta ad esplodere è quella in Kosovo dove chiaramente l'obbiettivo occidentale è quello di provocare un conflitto che porti al rovesciamento del governo di Belgrado fedele alla storica alleanza con la Russia.



Così come allo stesso modo nel quadrante mediorientale, l'attacco a Israele di Hamas e l'invasione di Gaza da parte israeliana è successivo allo storico accordo che ha sancito l'entrata nei BRICS dell'Arabia Saudita fino a ieri architrave insostituibile dell'impero americano. Non è credibile che Tel Aviv abbia deciso un azione così controproducente per Israele come è l'invasione di Gaza: sono saltati gli Accordi di Abramo che sancivano il riconoscimento di Israele da parte di paesi come l'Arabia Saudita e il Bahrain, sono rinviati sine die gli accordi sul gas che dovevano portare il gas dei giacimenti off-shore israeliani (e ciprioti) in Europa, per non parlare poi dei costi economici diretti dell'invasione. Una mossa chiaramente scriteriata e controproducente che il governo israeliano – a mio avviso – non avrebbe mai preso se non sotto pressioni fortissime di una qualche potenza la cui offerta “non si può rifiutare”. Ma quale potenza? Non possiamo affermarlo, ma possiamo dire che l'esplosione di una grande guerra mediorientale sembrerebbe servire solo agli USA con l'intento di bloccare l'entrata del Regno Saudita nei BRICS e di fermare l'alleanza sempre più evidente tra Russia e Iran. Dall'altro lato non si può sottolineare che l'unico paese al mondo che può spingere gli israeliani a compiere un atto controproducente per loro sono gli USA a cui devono il loro benessere frutto degli ingentissimi trasferimenti economici, finanziari e tecnologici da Oltreatlantico. E non hanno alcuna importanza le dichiarazioni “ragionevoli” provenienti da Washington sulla crisi di Gaza; nel Teatro delle Ombre che stiamo vivendo ciò che conta è il dietro le quinte, non ciò che si recita nel palcoscenico. E i fatti parlano chiaro: mentre il Segretario di Stato Blinken fa sfoggio di belle parole a favor di telecamera, il Segretario alla Difesa Lloyd “Raytheon” Austin sta inviando armi a Israele come se non ci fosse un domani.




Anche all'estremo nord del quadrante Mediorientale nel sud del Caucaso ex sovietico, ormai il conflitto è diventato aperto: l'Azerbaijan ha ripreso con le armi della regione ribelle a maggioranza armena del Nagorno-Karabakh e ora punta a prendere il controllo del Corridoio di Zangezur (in territorio armeno), così da collegare alla madrepatria l'exclave di Nakhcivan, collegamento che peraltro consentirebbe di collegare direttamente l'Azerbaijan al suo grande alleato, la Turchia di Erdogan. Il dato interessante è però un altro: l'Armenia ha ormai abbandonato l'alleato russo che a suo dire non l'ha difesa dalle mire azere e si sta alleando in maniera sempre più stretta con gli USA e con la Francia (che sta già provvedendo ad armarla). Qui la grande anomalia di questo ulteriore conflitto: l'Armenia è alleata di USA e Francia, mentre l'Azerbaijan è alleato di Israele e della Turchia. Tutti paesi del blocco occidentale. E' chiaro ed evidente che l'Occidente sta soffiando sul fuoco di questo conflitto allo scopo di destabilizzare a nord il Caucaso russo e a sud l'Iran; altrimenti Armenia e Azerbaijan - a questo punto - avrebbero certamente trovato un compromesso.

E come se tutto questo non fosse sufficiente basta guardare il quadrante dell'estremo oriente per capire che siamo di fronte ad una enorme scacchiera mondiale. Gli USA hanno di fatto sancito un'alleanza con il Vietnam in funzione anticinese così come allo stesso modo con le Filippine, la Malaysia, Taiwan, il Giappone e la Corea del Sud creando così una gigantesca “collana di perle” che ha il compito di non lasciare sbocchi verso il Pacifico a Pechino. Una collana di perle che peraltro sta passando da uno stato di controllo passivo dell'Impero di Mezzo ad uno attivo, inteso nel senso dove paesi come le Filippine e il Vietnam tengono alta la tensione per le rivendicazioni territoriali nel Mar Cinese Meridionale, mentre Taiwan continua ad armarsi (indovinate grazie a chi) in chiave indipendentista dalla Cina Popolare. Parlare della storica rivalità tra Giappone e Cina pare anche superfluo, se non per ricordare che Tokyo dopo la seconda guerra mondiale è di fatto una colonia americana; così allo stesso modo è superfluo ricordare che la Corea del Sud – l'ultima perla della collana – è ancora in stato di guerra con la Corea del Nord, strettissimo alleato di Pechino.

Quello che insomma dovrebbe essere chiaro è che analizzare i conflitti presenti nei tre quadranti fondamentali (Europa, Medio Oriente e Estremo Oriente) sulla base delle scelte (apparenti) delle leadership locali è assolutamente da sprovveduti. Ciò che conta è vedere il Grande Gioco per l'egemonia globale. Una partita questa che stanno combattendo solo due paesi, gli USA e la Cina con dei comprimari in alcuni casi importanti come la Russia, e in altri casi assolutamente sacrificabili come per esempio l'Ucraina, o Gaza usata cinicamente come esca per attrarre nel conflitto il Libano di Hezbollah e l'Iran facendolo così diventare devastante.

Poi non ha alcuna importanza come questa situazione di instabilità mondiale (eufemismo) viene chiamata; questo sarà magari una preoccupazione degli storici. Ciò che conta per noi è comprenderne la logica e magari riuscire a trovare uno spazio per poter influire evitando che le élites abbiano mano libera di decretare sciagure ai danni dei popoli. Forse sotto questo aspetto è l'ora che si crei un comitato internazionale per la pace con la speranza che riesca ad accomunare fasce di popolazione, il più ampie possibili, di diversi paesi.




(Fine)

 

Come avete certamente notato le cartine provengono da vecchi numeri di Limes. Ho scelto di proposito di usare cartine datate del mensile di analisi geopolitica proprio perché chiariscono in maniera plateale come certi processi in corso (assedio alla Russia, strangolamento della Cina, caos globale) siano in corso da molti anni e temo che per molti anni ancora continueranno.

da qui

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