A che ora è la terza guerra mondiale? (prima parte) - Giuseppe Masala
Je les laissais faire
mais je peux dire
que je l’ai vue venir,
moi, la catastrophe.
F. Céline, Voyage au
bout de la nuit
Ma la generazione dei nostri nonni era cosciente di vivere quella che gli
storici successivamente hanno chiamato Seconda Guerra Mondiale?
Probabilmente la risposta corretta è sì. Ma è tutto da verificare il momento
dal quale questa coscienza è diventata sentire comune di tutta la popolazione.
Dico questo perché manco gli storici precisamente sono in grado di dire quando
iniziò il Secondo Conflitto Mondiale. Per convenzione si prende come data di
inizio il primo settembre del 1939 quando la Germania nazista dichiarò guerra
alla Polonia. Ma va detto anche che questa è una visione eurocentrica; gli
storici asiatici, infatti, tendono a considerare come inizio del Secondo
Conflitto Mondiale il diciannove settembre 1931 quando l'Armata Kwantung dell'Esercito
imperiale giapponese attaccò la regione cinese della Manciuria. Altri ancora
ritengono che la guerra “asiatica” tra Cina e Giappone e quella “europea” non
fossero la Seconda Guerra Mondiale perché si trattava di due teatri bellici
separati tra diverse potenze e che – conseguentemente - si può parlare di
guerra mondiale solo con l'entrata nel conflitto sia contro il Giappone sia
contro la Germania nazista degli USA dopo l'attacco alla flotta americana del
Pacifico a Pearl Harbur da parte del Giappone. Dunque, secondo
questa visione, solo dal sette dicembre 1941 si può parlare compiutamente di
conflitto mondiale perché con l'entrata in guerra degli Stati Uniti il
conflitto nel Pacifico e quello Euro-Atlantico si saldarono definitivamente in
un'unica grande guerra.
Ma anche se andiamo a parlare delle cause del conflitto abbiamo pareri
discordanti, anche espressi da autorevolissimi personaggi. Secondo Lord Keynes,
la Prima Guerra Mondiale non finì l'undici novembre 1918 con la resa della
Germania guglielmina; secondo l'economista inglese la Conferenza di Pace di
Parigi non sancì in realtà alcuna pace, fu solo un intermezzo – una pausa di
riflessione – nell'ambito della stessa guerra. Tutto scritto nero su bianco
nell'opera le “Conseguenze della pace” che il buon John Meynard decise
di lasciarci “a futura memoria”: c'è stata, nella sua visione, una sola
grande guerra mondiale iniziata nel 1914 e conclusasi nel 1945.
Secondo altri analisti la vera causa scatenante del secondo conflitto
mondiale è da ricercarsi nella grande crisi di Wall Street scoppiata
nel 1929 che causò disoccupazione di massa e ingenti perdite finanziarie con
conseguente instabilità sociale non solo negli USA ma anche in Europa dove
presero piede i fascismi con tutti gli strascichi revanscisti, autoritari e
militaristi che ben conosciamo.
Insomma, la morale di tutto questo è che non è facile inquadrare un
fenomeno storico, tantomeno quando investe l'intero mondo e ha origine in
cause differenti tra di loro correlate. Ma è proprio questa complessità
ad insegnarci a osservare in un'ottica globale il tempo presente e la
difficilissima situazione internazionale che stiamo vivendo.
Infatti vista alla luce degli insegnamenti che possiamo trarre dal passato
appare davvero ingenua la pretesa di alcuni (direi purtroppo la maggioranza dei
commentatori) che vogliono analizzare i vari focolai di conflitto in maniera
separata cercando cause locali al conflitto.
Il conflitto in corso è unico e vede da una parte la Russia e la Cina e
dall'altra parte gli USA e la NATO. Si faccia però attenzione: gli occidentali
non hanno nulla contro la Russia che è stata un partner affidabile – e anche
troppo fedele - fin da quando la Bandiera Rossa dell'URSS fu ammainata dal
pennone più alto del Cremlino. Gli occidentali vedono Mosca come un pericolo
perché con la sua vasta dimensione spaziale garantisce da Nord totale sicurezza
al vero antagonista degli USA e dell'Occidente; la Cina Popolare. Senza contare
poi che la Russia è in grado di garantire al Celeste Impero energia
e cibo a basso costo per il miliardo e quattrocento milioni di sempre più
bulimici consumatori cinesi. Mosca e l'assicurazione sulla vita della Cina e
gli occidentali lo sanno benissimo.
Solo in questa logica si spiega la guerra per procura scatenata alla Russia
attraverso i fantocci di Kiev. Va da sé ricordare anche che il conflitto
russo-ucraino ha permesso agli americani di indebolire enormemente – grazie
alle sanzioni - la competitività dei recalcitranti paesi europei a partire
dalla Germania. Parlo di alleati europei recalcitranti perché fu Macron a dire
chiaramente che la NATO era “clinicamente morta”; evidentemente
l'argomento del superamento della NATO era all'ordine del giorno nei tavoli che
contano in Europa. Dunque gli americani con la guerra ucraina hanno messo in
riga gli europei e hanno iniziato quel lavorio che dovrebbe indebolire la
Russia fino a portarla al collasso socio-economico e politico con la
sostituzione della sua élite putiniana con un'altra più gradita a Washington.
Chi ipotizza che questo progetto possa interrompersi a causa degli alti costi
che l'Occidente deve sostenere non ha ben chiaro di cosa ci sia in ballo:
l'egemonia (anche quella monetaria) che gli USA esercitano sul mondo da decenni
e il rischio che con la sua fine possa crollare l'intera società americana e
occidentale in generale. Gli USA e l'Occidente possono al massimo cercare una
pausa tattica per riorganizzare l'esercito ucraino e per trovare il modo,
magari, di allargare il conflitto riuscendo a fanatizzare in senso antirusso le
opinioni pubbliche dei paesi che potrebbero entrare direttamente nel conflitto.
Mi riferisco alla Polonia che sta già conducendo un'enorme operazione di
riarmo, ma anche ai paesi baltici e magari anche alla Finlandia che sta anche
chiudendo i suoi valichi di frontiera con la Russia. La verità vera è che gli
USA non possono perdere la guerra ucraina per nessuna ragione, anche perché una
sconfitta porterebbe anche alla fine della NATO magari con l'uscita di quella
Germania che s'è vista anche bombardare il gasdotto NorthStream,
vero e proprio cordone ombelicale che legava l'industria tedesca all'energia
russa.
Basta già l'analisi del quadrante europeo per capire che questo enorme muro
di fuoco che parte da Capo Nord e finisce sul Mar Nero e che progressivamente
sta separando l'Europa dalla Russia non può essere frutto di un caso, di una
guerra locale che poteva essere chiusa in pochissimo tempo e con pochissimo
spargimento di sangue, ma è da considerare come parte di un progetto più ampio
che solo una iperpotenza come gli USA possono progettare e
realizzare. Naturalmente ciò non per capriccio ma per necessità impellente e
ormai inderogabile al fine di evitare la perdita dell'egemonia mondiale, non
solo dal punto di vista economico e monetaria (la de-dollarizzazione va sempre
più avanti da parte dell'asse dei paesi sfidanti capeggiati dalla Cina) ma
anche tecnologica e militare.
Solo ricomponendo tutti i pezzi del puzzle – come sarà anche più chiaro
guardando anche gli altri quadranti della scacchiera mondiale – sarà possibile
riconoscere quella che proprio gli americani chiamano Grand Strategy,
la strategia globale che mano a mano Washington disegna come una tela
di Penelope al fine di perpetuare la propria egemonia e di battere
qualsiasi sfidante: ieri l'URSS e oggi la Cina Popolare. E solo a quel punto
sarà possibile farsi un'idea sulla fase di conflitto che stiamo vivendo,
indipendentemente da come la si voglia chiamare: “guerra mondiale”, o “guerra
mondiale a pezzi” come - con intuizione geniale - l'ha definita Papa
Bergoglio. Poco cambia con l'utilizzo dei nomi, l'importante è cogliere i
rischi enormi che stiamo correndo.
(Fine Prima parte)
Come avete certamente notato le cartine provengono da vecchi numeri di
Limes. Ho scelto di proposito di usare cartine datate del mensile di analisi
geopolitica proprio perché chiariscono in maniera plateale come certi processi
in corso (assedio alla Russia, strangolamento della Cina, caos globale) siano
in corso da molti anni e temo che per molti anni ancora continueranno.
A che ora è
la terza guerra mondiale? (Seconda parte) - Giuseppe Masala
Je les laissais faire
mais je peux dire
que je l’ai vue venir,
moi, la catastrophe.
F. Céline, Voyage au bout de
la nuit
Come ho detto nella prima parte di questo scritto, il reale senso dei conflitti che si stanno verificando
in Europa e nel mondo possono essere compresi solo se visti nella loro
globalità. Tentare di spiegare un'enorme crisi come quella in corso nel'est
europeo come una crisi locale dovuta a motivazioni locali è assolutamente
fuorviante. Nessuno si sobbarcherebbe costi di centinaia di miliardi di euro
per una città come Mariupol (senza offesa). Le motivazioni della crisi sono
globali e sono da ricercare nella sfida lanciata dalla Cina all'egemonia
americana sia sotto l'aspetto monetario, che tecnologico, che militare. La
manovra di indebolimento della Russia (così va vista la crisi ucraina) è
rivolta soprattutto contro la Cina per paradosso. Mosca rappresenta la polizza
sulla vita della Cina Popolare perché la Russia è in grado di garantire al
governo cinese la sicurezza alimentare ed energetica che sono fattori
fondamentali per governare l'Impero di Mezzo. Per l'Occidente
abbattere l'élite putiniana di Mosca significa poter circondare (anche da Nord)
e affamare la Cina.
Ad ulteriore rafforzamento di quanto dico ricordo inoltre
che in tutto l'Est Europa, dalla Romania fino alla Finlandia è in corso un
enorme build-up militare della Nato con spostamento di
ingenti risorse sia aeree che terrestri; parliamo di decine di migliaia di
uomini perfettamente attrezzati con mezzi blindati e corazzati e di centinaia
di aerei. Qualcuno crede che un simile spostamento di forze (con i suoi enormi
costi) può essere solo per far vedere ai russi che siamo armati? La verità è
che stanno solo attendendo il momento opportuno, ovvero quando si creerà nelle
opinioni pubbliche locali un blocco interventista abbastanza consistente.
Infine – a riguardo di questo quadrante – ricordo che gli USA, la Gran Bretagna
e la NATO stanno armando anche la Moldavia; un altra miccia contro la Russia è
quella della Transnistria filorussa che è una regione
ribelle della Moldavia dove si trova, su mandato ONU, anche un contingente
militare russo. Così come un'altra miccia pronta ad esplodere è quella in
Kosovo dove chiaramente l'obbiettivo occidentale è quello di provocare un
conflitto che porti al rovesciamento del governo di Belgrado fedele alla
storica alleanza con la Russia.
Così come allo stesso modo nel quadrante mediorientale, l'attacco a Israele
di Hamas e l'invasione di Gaza da parte israeliana è
successivo allo storico accordo che ha sancito l'entrata nei BRICS dell'Arabia
Saudita fino a ieri architrave insostituibile dell'impero americano. Non è
credibile che Tel Aviv abbia deciso un azione così controproducente per Israele
come è l'invasione di Gaza: sono saltati gli Accordi di Abramo che
sancivano il riconoscimento di Israele da parte di paesi come l'Arabia Saudita
e il Bahrain, sono rinviati sine die gli accordi sul gas che
dovevano portare il gas dei giacimenti off-shore israeliani
(e ciprioti) in Europa, per non parlare poi dei costi economici diretti
dell'invasione. Una mossa chiaramente scriteriata e controproducente che il
governo israeliano – a mio avviso – non avrebbe mai preso se non sotto
pressioni fortissime di una qualche potenza la cui offerta “non si può
rifiutare”. Ma quale potenza? Non possiamo affermarlo, ma possiamo dire
che l'esplosione di una grande guerra mediorientale sembrerebbe servire solo
agli USA con l'intento di bloccare l'entrata del Regno Saudita nei BRICS e
di fermare l'alleanza sempre più evidente tra Russia e Iran. Dall'altro lato
non si può sottolineare che l'unico paese al mondo che può spingere gli
israeliani a compiere un atto controproducente per loro sono gli USA a cui
devono il loro benessere frutto degli ingentissimi trasferimenti economici,
finanziari e tecnologici da Oltreatlantico. E non hanno alcuna importanza le
dichiarazioni “ragionevoli” provenienti da Washington sulla crisi di Gaza;
nel Teatro delle Ombre che stiamo vivendo ciò che conta è il
dietro le quinte, non ciò che si recita nel palcoscenico. E i fatti parlano
chiaro: mentre il Segretario di Stato Blinken fa sfoggio di
belle parole a favor di telecamera, il Segretario alla Difesa Lloyd
“Raytheon” Austin sta inviando armi a Israele come se non ci fosse un
domani.
Anche all'estremo nord del quadrante Mediorientale nel
sud del Caucaso ex sovietico, ormai il conflitto è diventato aperto:
l'Azerbaijan ha ripreso con le armi della regione ribelle a maggioranza armena
del Nagorno-Karabakh e ora punta a prendere il controllo
del Corridoio di Zangezur (in territorio armeno), così da
collegare alla madrepatria l'exclave di Nakhcivan, collegamento che
peraltro consentirebbe di collegare direttamente l'Azerbaijan al suo grande
alleato, la Turchia di Erdogan. Il dato interessante è però un altro: l'Armenia
ha ormai abbandonato l'alleato russo che a suo dire non l'ha difesa dalle mire
azere e si sta alleando in maniera sempre più stretta con gli USA e con la
Francia (che sta già provvedendo ad armarla). Qui la grande anomalia di questo ulteriore
conflitto: l'Armenia è alleata di USA e Francia, mentre l'Azerbaijan è alleato
di Israele e della Turchia. Tutti paesi del blocco occidentale. E' chiaro ed
evidente che l'Occidente sta soffiando sul fuoco di questo conflitto allo scopo
di destabilizzare a nord il Caucaso russo e a sud l'Iran; altrimenti Armenia e
Azerbaijan - a questo punto - avrebbero certamente trovato un compromesso.
E come se tutto questo non fosse sufficiente basta
guardare il quadrante dell'estremo oriente per capire che siamo di fronte ad
una enorme scacchiera mondiale. Gli USA hanno di fatto sancito un'alleanza con
il Vietnam in funzione anticinese così come allo stesso modo con le Filippine,
la Malaysia, Taiwan, il Giappone e la Corea del Sud creando così una gigantesca
“collana di perle” che ha il compito di non lasciare sbocchi verso il
Pacifico a Pechino. Una collana di perle che peraltro sta passando da uno stato
di controllo passivo dell'Impero di Mezzo ad uno attivo, inteso
nel senso dove paesi come le Filippine e il Vietnam tengono alta la tensione
per le rivendicazioni territoriali nel Mar Cinese Meridionale, mentre Taiwan
continua ad armarsi (indovinate grazie a chi) in chiave indipendentista dalla
Cina Popolare. Parlare della storica rivalità tra Giappone e Cina pare anche
superfluo, se non per ricordare che Tokyo dopo la seconda guerra mondiale è di
fatto una colonia americana; così allo stesso modo è superfluo ricordare che la
Corea del Sud – l'ultima perla della collana – è ancora in stato di guerra con
la Corea del Nord, strettissimo alleato di Pechino.
Quello che insomma dovrebbe essere chiaro è che
analizzare i conflitti presenti nei tre quadranti fondamentali (Europa, Medio
Oriente e Estremo Oriente) sulla base delle scelte (apparenti) delle leadership
locali è assolutamente da sprovveduti. Ciò che conta è vedere il Grande
Gioco per l'egemonia globale. Una partita questa che stanno
combattendo solo due paesi, gli USA e la Cina con dei comprimari in alcuni casi
importanti come la Russia, e in altri casi assolutamente sacrificabili come per
esempio l'Ucraina, o Gaza usata cinicamente come esca per attrarre nel
conflitto il Libano di Hezbollah e l'Iran facendolo così
diventare devastante.
Poi non ha alcuna importanza come questa situazione di
instabilità mondiale (eufemismo) viene chiamata; questo sarà magari una
preoccupazione degli storici. Ciò che conta per noi è comprenderne la logica e
magari riuscire a trovare uno spazio per poter influire evitando che le élites
abbiano mano libera di decretare sciagure ai danni dei popoli. Forse sotto
questo aspetto è l'ora che si crei un comitato internazionale per la pace con
la speranza che riesca ad accomunare fasce di popolazione, il più ampie
possibili, di diversi paesi.
(Fine)
Come avete certamente notato le cartine provengono da
vecchi numeri di Limes. Ho scelto di proposito di usare cartine datate del
mensile di analisi geopolitica proprio perché chiariscono in maniera plateale
come certi processi in corso (assedio alla Russia, strangolamento della Cina,
caos globale) siano in corso da molti anni e temo che per molti anni ancora
continueranno.
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