Un documentario di Hernando Calvo
Ospina.
Questo documentario non è un lavoro
congiunturale. Sarà vigente fin tanto che gli Stati Uniti persistano nel
cercare di terminare la Rivoluzione Bolivariana che il Venezuela sta costruendo
per impossessarsi del suo petrolio e delle altre risorse naturali. Nel 1902
l’Inghilterra, la Germania e altre nazioni europee volevano impossessarsi di
questa nazione. Gli argomenti e le pratiche di destabilizzazione di quei
tempi lontani sono quasi gli stessi che si utilizzano oggi contro il governo
sovrano del Venezuela. Un documentario basato su interviste a studiosi e
ricercatori venezuelani che, in linguaggio semplice e didattico, ci raccontano
una storia che i grandi media insistono a nascondere.
Guerra al terrorismo o nuovo maccartismo?
– Annalisa Melandri
Il 18 aprile scorso Hernando
Calvo Ospina si trovava sul volo Air France n. 438 partito da Parigi e con
destinazione Città del Messico, quando a cinque ore dall’arrivo il comandante
dell’aereo informava i passeggeri che su disposizioni degli apparati di
sicurezza del governo degli Stati Uniti non erano stati autorizzati a sorvolare
lo spazio aereo di quel paese in quanto a bordo si trovava una persona non
gradita per “motivi di sicurezza nazionale”. Praticamente un terrorista,
secondo l’uso in voga del termine. Dopo uno scalo tecnico in Martinica per
il rifornimento di carburante, e soltanto dopo essere ripartiti da Fort
de France, il sig. Calvo Ospina è stato informato dai membri dell’equipaggio
che il “terrorista” sulla cui identità tutti i passeggeri del volo, egli
compreso, si stavano interrogando, era proprio lui.
Una volta
giunto a Città del Messico, dopo essere stato sottoposto al controllo della
sua identità e a un “interrogatorio”, nel corso del quale gli sono state
poste domande sulla propria religione, sul possesso di eventuali armi e sui
motivi del suo imminente viaggio in Nicaragua (l’asse del male, ricordate?) è
stato lasciato andare.Qualche mese dopo l’Air France si è comportata più
gentilmente con il signor Ospina. Poche ore prima di salire a bordo dell’aereo
diretto a Cuba in partenza da Parigi, Ospina è stato avvisato telefonicamente
dalla compagnia aerea che non poteva salire su quell’aereo poiché sorvolava i
cieli statunitensi, in cambio la compagnia gli offriva un biglietto per Cuba
via Madrid.
Chi è
l’oggetto di tanta persecuzione? Giornalista e scrittore colombiano,
collaboratore di Le Monde Diplomatique,
Hernando Calvo Ospina da anni vive in Francia come rifugiato da dove
continua a denunciare e scrivere sul terrorismo di Stato in Colombia, sui
legami del governo con il paramilitarismo e sui crimini statunitensi in America
latina e nel resto del mondo.
Quattro mesi più tardi la stessa
traversia, identica nelle modalità, è capitata a Paul Emile Dupret. Stesso
volo, AF348, diretto da Parigi a Città del Messico il 19 agosto di
quest’anno. Paul Emile Dupret, cittadino belga, giurista e da anni
consigliere del gruppo Sinistra Unitaria (GUE/NGL) del Parlamento
Europeo, nonché attivista difensore dei diritti umani e altermondialista, si stava
recando in Messico per partecipare alla XV assemblea del Foro di San Paolo.
Come avvenuto a Calvo Ospina,
durante la traversata atlantica, Dupret è stato avvisato da un membro
dell’equipaggio che il suo nome era presente sulla “lista nera” degli Stati
Uniti e pertanto le autorità di quel Paese rifiutavano di far passare
quel volo sul proprio spazio aereo.
Dopo una lunga deviazione al largo
della Florida, l’aereo con più di un’ora di ritardo è giunto a destinazione. Al
ritorno il signor Dupret ha dovuto cambiare il biglietto, già prenotato
da tempo, per una tratta verso Parigi via La Havana.
Ancora più incresciosa la vicenda
capitata alcuni mesi fa alla signora Lourdes Contreras, moglie di Narciso
Isa Conde membro della presidenza collettiva della Coordinadora Continental
Bolivariana nonché noto dirigente comunista nel suo paese, la Repubblica
Dominicana. Il 13 maggio di quest’anno la signora Contreras è su un volo
diretto in Giamaica, dove deve partecipare a un congresso internazionale come
direttrice del Centro Studi di Genere dell’Istituto Tecnologico di Santo
Domingo (Intec). Il volo atterra a Miami per uno scalo tecnico, una volta
scesa a terra viene arrestata da agenti dell’Ufficio Migrazione e dopo un
generico interrogatorio le viene cancellato il visto valido fino al 2016 e il
giorno seguente viene rispedita in manette nella Repubblica Dominicana.
Lourdes Contreras, importante
attivista per i diritti delle donne, stimata collaboratrice dell’Università
Nazionale di Santo Domingo, per l’intelligence americana ha la colpa di essere
da circa 40 anni moglie e compagna di vita e di lotta del rivoluzionario
Narciso Isa Conde, accusato dalla Colombia di essere un fiancheggiatore delle
FARC e che da tempo denuncia nel suo Paese piani dei servizi segreti e del
governo colombiano in combutta con la CIA per attentare alla sua vita.
Quanto accaduto a Hernando Calvo
Ospina e a Paul Emile Dupret trova spiegazione nell’attività giornalistica di
denuncia del primo e nell’ attivismo sociale e politico del secondo, invece ciò
che è accaduto alla signora Lourdes Contreas è da mettere in relazione al fatto
che suo marito, Narciso Isa Conde, è un “riconosciuto sostenitore di gruppi
terroristici” come riportato testualmente nel documento del Dipartimento di
Stato degli Stati Uniti al quale la signora ha potuto accedere tramite il
Ministero degli Esteri del suo paese e il Console Generale in Repubblica
Dominicana. Nello stesso documento viene specificato che né lei né i suoi figli
possono mettere più piede negli Stati Uniti.
Si può individuare pertanto in
questo caso un inasprimento ulteriore dell’utilizzo delle misure di sicurezza
statunitensi? Qui i divieti sono stati estesi anche alle relazioni
familiari e addirittura viene resa esplicita la motivazione, se pur ambigua e
generica, che ne è all’origine, diversamente da quanto è successo a Hernando
Calvo Ospina e a Paul Emile Dupret che formalmente non sono stati mai informati
sulla loro situazione da nessuna istituzione e per i quali i rispettivi governi
non hanno mosso un dito per chiedere spiegazioni o per sostenerli nell’abuso
subito.
Appare evidente quindi l’uso
strumentale che viene fatto dell’11 settembre, della politica di sicurezza di
George Bush e della “guerra al terrorismo”. E’ evidente l’uso strumentale della
morte di circa 3000 cittadini americani a seguito dell’attacco alle due torri
realizzato da un gruppo di integralisti islamici, per colpire in tutt’altra
direzione.
Un solo punto in comune esiste fra
le tre persone ed è probabilmente la denuncia che essi portano avanti in modi e
forme diverse rispetto alle oscure vicende del potere in Colombia.
Ma è solo la Colombia? Oppure è
qualcosa che riguarda anche il loro impegno portato avanti anche contro i
grandi centri di potere economico e i loro crimini in America
latina e nel resto del mondo?
Narciso Isa Conde, Paul Emile Dupret
ed Hernando Calvo Ospina non sono terroristi, non appartengono ad
organizzazioni terroriste e non sono mai stati arrestati per vicende legate al
terrorismo. A che titolo sono stati inseriti nella lista nera del Dipartimento
di Stato degli Stati Uniti? Con quali accuse? Su quali fondamenti? Con quali
prove soprattutto? Gli Stati Uniti lo hanno fatto per proteggere la propria
sicurezza o piuttosto per rispondere ad interessi di altri?
Domande che aprono un caso di
persecuzione politica. Siamo in presenza di un nuovo maccartismo?
Lo scrittore
ed analista politico messicano Carlos Montemayor nel suo ultimo saggio La guerrilla recurrente (2007) scrive a
proposito: “il terrorismo (dopo l’11 settembre) si converte ora per definizione
dello stato e dell’esercito in un diffuso potere internazionale che contiene
alcuni tratti del vecchio e preferito nemico degli Stati Uniti: il comunismo
internazionale…. In questa lotta il governo del presidente Bush è riuscito a
costruire uno strumento anche più potente di quello del vecchio Mc Carthy degli
anni ’50: non più un maccartismo interno agli Stati Uniti, ma un maccartismo
internazionale, con il quale ha chiuso tutte le possibilità di comprensione di
alcuni processi sociali complessi in diverse zone del mondo”.
Una sorta di guerra fredda, osserva
Montemayor, caratterizzata però dalla presenza di un solo protagonista che
definisce le condizioni e inventa i fiancheggiatori dei suoi nemici di volta in
volta, senza trovare nessun ostacolo dall’altra parte (perché non c’è).
Senza alcun ostacolo, coperti dal
silenzio dei grandi mezzi di comunicazione, complice la subalternità delle
istituzioni dell’Unione Europea che non ha fiatato di fronte a quanto accaduto
a Paul Emile Dupret che pure lavora nel Parlamento Europeo da più di 18
anni, così come dei governi di Francia, Belgio e della
Repubblica Dominicana. Nessuna condanna rivolta verso quella che è stata una
evidente violazione del loro diritto a viaggiare.
Per chi conosce gli articoli
di Calvo Ospina e le battaglie di Paul Emile Dupret così come la coerenza e
l’impegno di Narciso Isa Conde per un’America latina libera da qualsivoglia
imperialismo e soprattutto dall’ingerenza degli Stati Uniti, tutto allora
appare più chiaro. La persecuzione è politica, prima ancora che
giudiziaria e questo configura quanto accaduto come un caso di evidente
violazione dei diritti umani.
Diritti umani che sono stati
ridefiniti e riscritti arbitrariamente dagli Stati Uniti dopo l’11 settembre.
Se nella Dichiarazione Universale del 1948 si affermava esplicitamente che era
necessario stabilire norme giuridiche che tutelassero le libertà ed i diritti
degli uomini indipendentemente dalla loro razza, sesso, colore, lingua,
religione e opinione politica è significativo che George W. Bush nel suo
discorso al Congresso degli Stati Uniti del 20 settembre 2001, nove giorni dopo
l’attentato alle Torri Gemelle, ridefinisce i diritti umani cancellando
“l’opinione politica” come fattore non discriminante. Afferma infatti
(testualmente): “nessuno può essere segnalato, né maltrattato, né offeso
verbalmente per la sua etnia e nemmeno per la sua fede religiosa”.
L’ appartenenza a un pensiero politico, la militanza politica, le idee divengono
dopo l’11 settembre, ancora una volta fattori discriminanti.
Dice George Bush qualche passo più
avanti: “la nostra guerra contro il terrore comincia con Al Qaeda ma non
finisce lì”.
Sono
talmente indefiniti i limiti di quella “guerra al terrore” che si sta
verificando il rischio, da molti segnalato dopo l’emanazione del USA Patriot
Act, che potesse essere utilizzata realmente contro le battaglie per
l’indipendenza dei popoli, contro le resistenze ai governi dittatoriali,
calunniando come “terrorismo” ogni forma di legittima risposta armata al vero
terrorismo di Stato che colpisce popolazioni inermi. La versione
aggiornata di questa guerra si rivolge contro le migliaia di militanti e
attivisti che percorrono i cieli e macinano chilometri del nostro pianeta per
condividere, informare, importare ed esportare esperienze, solidarietà,
sostegno e comunicazione fra realtà lontane e diverse fra loro che si nutrono
di questo flusso costante di energie. “Questo equivale a sostituire ad ogni
stato di diritto un potere fascistoide e un terrore infinito” scrive Narciso
Isa Conde nel suo libro (Los halcones atacan –
Estrategia E.U. en el siglo XXI y alternativa revolucionaria).
Interrogato sul possesso delle
armi, Hernando Calvo Ospina risponde testualmente al poliziotto che ha di
fronte : “la mia unica arma è scrivere, specialmente per denunciare il
governo degli Stati Uniti che io considero veramente terrorista”. Il poliziotto
guardandolo gli ha risposto: “quest’arma a volte è peggiore di bombe e fucili”.
Hernando Calvo Ospina: l’uomo che
minacciava la Francia – Annalisa Melandri
Quando nell’aprile del 2009 all’aereo sul
quale viaggiava venne negata l’autorizzazione a sorvolare lo spazio aereo
degli Stati Uniti perche’ il suo nominativo era inserito in una lista di
persone non gradite “per motivi di sicurezza personale”, lo avevamo
denunciato qui. Successivamente un caso analogo accadde a
Paul Emile Dupret, cittadino belga e consigliere del gruppo Sinistra Unitaria
del Parlamento Europeo. Hernando Calvo Ospina vive e lavora in Francia da oltre
venticinque anni e ha due figli francesi. La Francia gli ha negato recentemente
la nazionalita’ con motivazioni inaccettabili. Chi osa parlare di Unione
Europea? Esiste la sovranita’ europea? (A.M.)
di R. L.
Fonte: Le Monde diplomatique
Il ministero dell’interno,
dell’oltremare, delle collettività territoriali e dell’immigrazione ha
recentemente rifiutato la nazionalità francese al nostro collaboratore
colombiano Hernando Calvo Ospina, residente in Francia da venticinque anni e
padre di due figli francesi. La decisione è stata motivata in una lettera dello
scorso 22 settembre.
Il vicedirettore dell’ufficio
interessato, Laurent Audinet, spiega che non si è ritenuto «opportuno»
acconsentire alla richiesta di una persona che figura dal 2009 in «una lista americana di persone a cui è proibito sorvolare lo
spazio aereo degli Stati uniti». Condanna inoltre le «relazioni» di
Calvo Ospina «con la rappresentanza diplomatica cubana a Parigi»,
l’analisi critica del giornalista di quelle che egli considera «misure di ritorsione prese dall’Unione europea contro il regime
castrista» o ancora i suoi incontri con «diversi
membri delle Forze armate rivoluzionarie di Colombia (Farc) nel corso delle
[sue] attività». In altri termini, ciò che si rimprovera al nostro
collaboratore è di avere fatto il suo lavoro, espresso la propria opinione e
contrariato Washington.
Le Monde diplomatique ha sollecitato
chiarimenti sul come sia possibile che:
– un divieto americano di sorvolo del
suo territorio influisca sull’attribuzione della nazionalità francese;
– essere in contatto con una delegazione
diplomatica riconosciuta dal Quai d’Orsay disturbi il ministero dell’interno;
– una critica non alla Francia, ma alle
sue scelte diplomatiche, denoti una mancanza di «lealtà» verso un Paese
democratico;
– un contatto di Calvo Ospina con membri
delle Farc «in occasione delle [sue] attività di giornalista» crei dei problemi
laddove non ne hanno mai creati incontri dello stesso tipo con membri del
Cartello di Medellín, ad esempio.
Nonostante le nostre pressioni, il
ministero dell’Interno non ha risposto.
(Traduzione di G. P.)
(Traduzione di G. P.)
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