Oggi la stampa scrive: “Entro i prossimi 5 anni
andranno in pensione circa 45 mila medici, entro i prossimi dieci anni oltre 80
mila. Ergo: 14 milioni di cittadini rischiano di rimanere senza medico di Base
e gli ospedali avranno sempre meno camici bianchi …A mancare nelle corsie
saranno a breve soprattutto pediatri, chirurghi, cardiologi, ginecologi…”
Lo dichiara la FIMMG, la Federazione Italiana dei
Medici di Base. Ma bisogna andare oltre le rivendicazioni di facciata. C’è da
chiedersi il perché in Italia, Sardegna compresa, necessitino di 3000
neolaureati all’anno mentre se ne formano solo 900, il perché 20-25 mila
giovani professionisti siano disoccupati, il perché 8 mila medici siano
precari, mentre in 90 mila lavorino con i privati.
Al di là del sensazionalismo dei numeri, il fenomeno
richiede una interpretazione politica adeguata e per essere compreso va letto
nella logica della Privatizzazione del Sistema Sanitario Pubblico e che da
tempo denunciamo con preoccupazione. Tutto è frutto di un progetto ampio,
ragionato e coerente con gli interessi dei poteri finanziari internazionali, di
cui il Ministero della Salute italiano e l’Assessorato della Regione Autonoma
Sarda sono “zelanti esecutori”.
La lettura è semplice, se l’assistenza sanitaria deve
essere garantita a tutti i cittadini, occorreranno più medici, se invece è
rivolta solamente ad una élite di privilegiati e cioè a quelli che possono
pagare i pacchetti alle lobby delle Assicurazioni, non è più necessario formare
tanti medici e ancor meno tenere attivi ospedali pubblici. E’ in questo triste
contesto che rientrano i tagli dei servizi, la riduzione del personale
sanitario, la chiusura di interi reparti ed interi ospedali.
In Sardegna la situazione della Sanità è
particolarmente drammatica per le tante ragioni che da anni denunciamo. La
stessa selettività dei test di ammissione alla Facoltà di Medicina e Chirurgia,
in Sardegna blocca la formazione di professionisti sardi e privilegia
l’ingresso nelle nostre facoltà di giovani provenienti da altre regioni
d’Italia. Ma per uno strano sortilegio da noi a danno segue danno. Nelle
facoltà di Medicina in Sardegna si profila la chiusura di Scuole di
specializzazione assai qualificate, sommando al nostro impoverimento economico
e sociale anche quello culturale.
Con la privatizzazione del Sistema Sanitario Pubblico,
per i pochi sardi privilegiati, che potranno pagare, Medici e Specialisti vari
verranno importati d’oltre Tirreno. I Sindacati, compresi quelli dei Medici,
abbassano i toni sui problemi reali del dramma sociale della situazione della
Sanità in Sardegna, in quanto non vanno oltre sterili rivendicazioni spesso per
non scontrarsi con le segreterie dei partiti politici complici e artefici di
questo disegno.
(Claudia Zuncheddu è la portavoce della Rete Sarda
Difesa Sanità Pubblica)
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