Una campagna elettorale tossica,
quella in corso in Italia, che si sta combattendo a colpi di fake news e di speculazioni,
anche in senso apertamente razzista, sulla
pelle degli immigrati in Italia.
Rimbalzano così da un canale di informazione all’altro, dati fatti percepire in modo enormemente amplificato all’opinione
pubblica e quindi agli elettori, come la presenza in
Italia di immigrati, o musulmani, oppure come il numero delle persone che
avrebbero diritto ad uno status di protezione. Dati che potrebbero fare la
differenza nella composizione del futuro parlamento e nella nomina del nuovo
governo, spesso dati assolutamente falsificanti, ma utili per chi vuole
sfruttare l’allarme sicurezza e la paura che si diffonde nel corpo sociale. Per
quelli che non sono soltanto
imprenditori della paura ma sempre più spesso imbroglioni allo stato puro.Questa campagna elettorale è tutta basata sul discorso di odio contro i
migranti e sulla mistificazione dei fatti.
Dal confronto politico e dalla
cronaca nazionale sembra invece scomparso il tema dei soccorsi in mare nelle
acque del Mediterraneo centrale, un tema scomodo per tutti in campagna
elettorale, Pochissimi i casi di soccorso riferiti dalla stampa nazionale.
Per sapere cosa succede davvero
in mare non rimane che la stampa internazionale o Twitter. Alcuni giornali
italiani tacciono sistematicamente. La Marina e la
Guardia costiera hanno ridotto al minimo i loro comunicati. 340 migranti sbarcati nei porti siciliani nella sola giornata del 19
febbraio non fanno più notizia e vengono ignorati. Sia pure su numeri più bassi
che in passato gli sbarchi, meglio i soccorsi in alto mare non si fermano.
Quando non arriva prima la Guardia costiera “libica”.
Le minacce della
Guardia costiera “libica” non si contano più. Dopo una pausa di due settimane, si tace così che
ancora oggi la Guardia costiera “libica” ha potuto bloccare in
alto mare centinaia di migranti in fuga dagli orrori dei lager libici, per riconsegnarli a
terra agli stessi carcerieri dai quali erano fuggiti.
Come nel caso di tanti nigeriani bloccati in mare e riportati in centri nei
quali possono essere venduti o costretti a fuggire per finire di nuovo nelle
mani di altre milizie che li tortureranno per estorcere loro danaro. Si tratta
di un ennesimo caso di intercettazione in alto mare, questo il
termine esatto, verificatosi dopo che il Comando centrale della Guardia
costiera italiana aveva invitato la nave Aquarius della ONG SOS Mediterraneè a
ricercare tre gommoni dai quali era partita una richiesta di soccorso. La
Marina italiana e la Guardia costiera italiana evidentemente non presidiano più
una vasta zona di acque internazionali a nord della costa libica. Non risultano
gli esiti di quella ricerca, alla quale corrisponde il roboante comunicato del comandante Qassem, fidato partner di Minniti,dopo gli
accordi di collaborazione operativa stipulati con il Memorandum d’intesa del 2 febbraio 2017. Ma per
Gentiloni, grazie a Minniti ed ai suoi accordi avremmo “acceso i
riflettori sui diritti umani in Libia”.
I corpi seviziati dei migranti
che riescono ancora a fuggire dalla Libia ci raccontano una storia diversa. Le foto dei migranti riportati in Libia, i volti
di chi stava intravedendo una speranza di vita, e viene riportato all’inferno,
a terra, in un centro di detenzione per “illegali”, parlano da sole e smentiscono inequivocabilmente chi dichiara che, grazie agli accordi
stipulati tra il governo italiano e il governo di Tripoli, lo scorso anno, la
situazione per i migranti intrappolati in Libia sia migliorata.
Dal primo febbraio di
quest’anno, dopo la fine ingloriosa di Triton, scomparsa proprio nel mese di
gennaio quando più frequenti sono stati i naufragi, dovrebbe essere partita l’operazione Themis di Frontex (adesso
ridefinita Guardia Costiera e di frontiera europea), e sono presenti nelle
acque del Mediterraneo centrale le navi dell’operazione europea EUNAVFOR MED,
ma i loro assetti, salvo qualche lodevole eccezione di soccorso, risultano praticamente invisibili. Si
muore anche per abbandono o ritardo nei soccorsi, e non si comprende davvero
come perseguano quella lotta ai trafficanti che non si può certo combattere in
alto mare a scapito, troppo spesso, della vita di uomini, donne e bambini.
Anche perché di trafficanti a bordo dei gommoni non c’è ne è neppure l’ombra,
al massimo la polizia riesce ad arrestare allo sbarco qualche scafista forzato
o migranti che si sono prestati a condurre le imbarcazioni, non
avendo i soldi necessari per pagare la traversata. I veri trafficanti rimangono
a terra e magari sono anche collusi, con parte della cd. Guardia costiera
libica e con le milizie armate che l’Unione Europea, e l’Italia, stanno
foraggiando per impedire che i migranti riescano ad allontanarsi dalle coste
libiche. Recenti indagini internazionali sembrano confermare
questa triste realtà che segna il punto più basso, anche da un punto di vista
morale, degli interventi europei nei paesi di transito. Ed adesso la frontiera da difendere per impedire il passaggio dei
migranti si è spostata in Niger.
Sembra confermata la notizia
di un coinvolgimento della Marina italiana nelle attività di controllo della
cd. zona SAR libica, anche con una unità italiana presente a Tripoli.
Lasciando ai libici la possibilità di raggiungere le acque internazionali, pure
in assenza di una vera zona SAR libica riconosciuta a livello internazionale
dall’IMO, si realizzano di fatto dei veri e propri respingimenti collettivi,
senza l’impiego diretto di mezzi appartenenti a stati europei, dunque soggetti
alla giurisdizione della Corte Europea dei diritti dell’Uomo che in passato ha sanzionato i respingimenti diretti effettuati in Libia nel 2009 dalla
Guardia di finanza italiana. Si assiste così ad un vero e
proprio aggiramento del divieto di trattamenti inumani e degradanti (
art. 3 CEDU) e del Divieto di espulsioni collettive ( art. 4 del Quarto
Protocollo allegato alla CEDU). Una elusione che ben difficilmente un migrante
ricacciato in Libia potrà fare valere davanti la Corte di Strasburgo. Nessuno
osa ricordare legravissime responsabilità dell’Unione Europea, accertate
dalla condanna del Tribunale permanente dei Popoli, anche
molte ONG sono state ridotte al silenzio o si sono dileguate.
Malgrado
il calo degli arrivi, la riduzione al silenzio delle ONG e la diminuzione del
loro numero, attualmente non ci sono più di tre navi umanitarie presenti a
rotazione nelle acque del Mediterraneo Centrale, le
organizzazioni della destra estrema come Generazione identitaria, spalleggiata dal Parlamentare europeo Borghezio, continuano
a tentare di carpire il consenso di fette sempre più ampie dell’opinione
pubblica, diffondendo dati falsi su collusioni tra operatori umanitari e
trafficanti. Queste organizzazioni cercano di coprire in questo modo le loro
radici fasciste e i loro finanziatori attuali, dietro programmi di stampo
populista che diventano, come loro stesse teorizzano, pratica silenziosa e violenta non appena si
presenta l’occasione. Dopo i primi bersagli, gli immigrati, i senza tetto, gli
LGBT, i senzatetto, le donne. Malgrado i proclami di stampo sociale, un attacco
generalizzato a tutte le forme di debolezza sociale.
Dopo che lo scorso anno una parte dei servizi segreti è stata utilizzata a fini politici
per gettare discredito sulle ONG e fare partire
indagini come quelle che hanno portato al sequestro della nave Juventa della
ONG tedesca Jugend Rettet,adesso si cerca di utilizzare sempre
gli stessi materiali, inquinati ed inquinanti, per attacchi personali che hanno il solo scopo di intimidire e delegittimare
difensori dei diritti umani che hanno contribuito a
salvare migliaia di vite o che non hanno avuto paura di denunciare le violazioni
commesse dalle autorità italiane, fino ad ottenere pronunce di condanna da
parte della Corte Europea dei diritti dell’Uomo.
Questi attacchi provengono da
una destra che non ha mai rinnegato i suoi rapporti con il fascismo e
che oggi cerca di accreditarsi come paladina dell’identità italiana e del
benessere della popolazione autoctona, dimenticando che il contributo apportato
dagli stranieri anche in termini economici è complessivamente superiore al
costo derivante dalla loro presenza in Italia, incluso il costo enorme di un sistema di accoglienza che ancora è tutto da bonificare, ma che
non si può chiudere in qualche mese con una rapida espulsione delle persone che
ospita.
Un tentativo di strumentalizzazione della paura e del livore
sociale da respingere con tutta la forza possibile, come è da respingere il
tentativo di utilizzare le grandi questioni dei rapporti con la Libia, o degli
sbarchi in Italia, o ancora degli accordi per i rimpatri verso i paesi di
origine, per attaccare chi denuncia la illegalità di formazioni che si ispirano apertamente al disciolto partita fascista e
che non avrebbero avuto alcun titolo a partecipare alla competizione elettorale in Italia. Malgrado la pregressa appartenenza di diversi dirigenti di
Forza Nuova ad organizzazioni come Terza Posizione che in passato
si resero protagoniste della stagione delle stragi, oggi
polizia e carabinieri, sotto le direttive di questori e ministri, danno copertura a manifestazioni di queste stesse persone,
che si sono calate da tempo nella competizione elettorale, senza
che nessuno lo impedisse, malgrado richiamino esplicitamente valori fascisti e
violino costantemente la legge Mancino del 1993. Come se ci fosse stato in
passato un “fascismo buono”, o potesse ripresentarsi oggi.
Negazionismo abilmente orchestrato, sommato ad ignoranza dei più, che segnano
una cancrena del nostro corpo sociale. Forza Nuova non ha esitato ad esprimere
solidarietà al terrorista che, a Macerata, in preda a un delirante odio
razziale, ha fatto fuoco su migranti inermi..
Piuttosto che teorizzare ancora una volta i soliti schemi degli “opposti estremismi” sarebbe
tempo che la politica si confronti sulle possibili
soluzioni che l’Italia, anche da sola, in un
contesto europeo sempre più blindato, sarà comunque costretta ad affrontare,
come la legalizzazione di
quanti sono arrivati dalla Libia per effetto di violenze subite in quel paese o
che hanno raggiunto in Italia un elevato livello di inclusione sociale. Non si
può pensare certo ad espulsioni di massa per persone che ormai sono saldamente
radicate nel nostro territorio e rivendicano gli stessi diritti degli italiani.
Diritti che oggi vengono negati a parti sempre più ampie della popolazione
autoctona. Occorre evitare che si scatenino altre guerre tra poveri, alimentate
da chi ha tutto l’interesse che nessuno rivolga la propria attenzione verso i
veri responsabili della crisi economica che sta ricacciando milioni di persone
sotto la soglia di povertà.
Nel medio periodo occorre
pensare ad una valorizzazione (e non all’abrogazione come proposto da Forza Italia) della protezione umanitaria, ed all’apertura di consistenti canali legali di ingresso per lavoro,
giungendo a prevedere la convertibilità
del permesso di soggiorno breve di tre mesi, in un permesso a tempo
indeterminato qualora si riesca a trovare un
contratto di lavoro.
Nessuno
si illuda comunque che ci siano soluzioni miracolistiche, in qualsiasi
direzione, per il cosiddetto problema immigrazione (che altri continuano a
chiamare emergenza, per atterrire la popolazione), senza affrontare i grandi
temi della giustizia sociale e di una
redistribuzione più equa della ricchezza e dei carichi fiscali e contributivi,
per tutti, italiani e stranieri.Su questo fronte sono gli stranieri, e non gli italiani ,a dare più di
quanto ricevano in termini di prestazioni sociali. Per
il pagamento delle pensioni future agli italiani non esistono alternative ad
una regolarizzazione del mercato del lavoro ed a una regolarizzazione degli
immigrati attualmente privi del permesso di soggiorno, con l’emersione del
lavoro in nero che deprime la vita di tante persone in Italia.
Va superato l’attuale Regolamento Dublino che inchioda i richiedenti
asilo nel paese europeo di primo ingresso. A fronte
di numeri sempre più bassi di richiedenti asilo, in Italia ed in Europa,
occorre garantire possibilità
di transito verso altri paesi europei, rilancio della
cd. Relocation,
promessa nel 2015 a Grecia ed Italia e oggi bloccata per imposizione dei paesi
più orientali dell’Unione Europea.
Vanno infine bloccati tutti gli
accordi di riammissione o di cooperazione pratica di polizia,
così come i Memorandum d’intesa con i paesi di transito, sospendendo tutti gli
aiuti a paesi che non rispettino effettivamente i diritti garantiti dalle
Convenzioni internazionali a qualunque persona umana, indipendentemente dal
colore della pelle, dalla sua religione o dalla sua provenienza nazionale. La
normalizzazione in corso con paesi come l’Egitto, che non rispettano i diritti
umani, e neppure riescono a rendere giustizia nel caso di una atroce uccisione
di un nostro concittadino, Giulio Regeni, potrebbe preludere ad una grave
involuzione in senso autoritario anche da parte del governo italiano ed a una
delegittimazione dell’autonomia della magistratura. Quando i poteri economici dettano una agenda che cancella i diritti
umani, le garanzie degli stati costituzionali e delle
Convenzioni internazionali sono già diventate carta straccia.
Dietro la logica del nemico
interno da allontanare a ogni costo, o da abbattere, si cela soltanto lo stato di polizia. Il malessere sociale, la
crisi economica non si possono nascondere dietro la guerra ai poveri, agli ultimi arrivati,
alle minoranze. Lanciamo proposte di
convivenza nel rispetto della legalità. Al di fuori di questo orizzonte non rimane che un ulteriore inasprimento
dello scontro sociale e un clima di guerra che, dalle frontiere esterne, e ne
abbiamo già tante in divenire, potrebbe presto trasferirsi alle frontiere
interne che stanno frammentando anche il nostro territorio. E a quel punto
nessuno, proprio nessuno, potrà sentirsi davvero al sicuro.
Lucidissimo, incisivo, informato come sempre il prof. Vassallo Paleologo, mio illustre concittadino.
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