La crisi bancaria è alimentata da problemi legati all'intero sistema bancario ma anche reputazionali dei singoli istituti
I mercati sono irrazionali.
A dispetto di modelli matematici sempre più complessi e sofisticati per
prevederne l’andamento, spesso sono poi sensazioni e comportamenti
emotivi a guidarli. L’abbiamo visto negli ultimi giorni con la crisi
bancaria e le vicende di Credit Suisse e Deutsche Bank in particolare. Sono
bastate notizie in sé decisamente limitate per scatenare un’ondata di
panico. Irrazionalità che porta a ripetere, come abbiamo già provato a spiegare quanto la fiducia sia fondamentale per il sistema
bancario.
Facciamo
però un passo in più. Quando si parla di “fiducia” nel sistema bancario, ci si
può riferire almeno a due diversi ambiti. Uno legato alle fragilità
dell’insieme del sistema, l’altro a caratteristiche specifiche
della singola banca.
Interconnessione
e debolezze del sistema bancario
Riguardo le
prime, le fragilità dell’insieme del sistema bancario venute alla ribalta negli
ultimi giorni sono principalmente due: la gestione dei tempi e l’interconnessione.
Sulla prima, per quasi tutte le banche gran parte delle entrate sono depositi
“a vista” ovvero devono essere restituiti immediatamente su richiesta del
depositante. Prestiti o altre operazioni finanziarie tengono invece i soldi in
uscita “bloccati”. Se gira voce che potrebbe fallire, ci sarà una corsa a
ritirare i propri soldi, trascinando la banca in una crisi di liquidità.
Una
questione di fiducia
Riguardo
l’interconnessione, basta osservare il moltiplicarsi di
dichiarazioni degli ultimi giorni da parte di governi e banche
centrali («non c’è un rischio contagio», «il sistema è sano», «sono casi
isolati») per capire quanto la cosa preoccupi le istituzioni. Le connessioni
tra banche che possono portare a un effetto domino nella crisi
sono molteplici: le banche si prestano continuamente soldi sul mercato
interbancario, e se viene meno la fiducia tale sistema si blocca,
esasperando le difficoltà.
Inoltre,
molte banche hanno partecipazioni incrociate le une nelle
altre. E soprattutto, come già accennato, i mercati sono estremamente umorali e
si muovono a ondate. Se «le banche sono in crisi» moltissimi investitori
venderanno i propri titoli nel settore; prima ancora, i computer che
seguono gli andamenti per raccomandare ai gestori di comprare o vendere si
muoveranno tutti nella stessa direzione, colpendo l’intero settore.
Le fragilità
delle singole banche
Se i fattori
di fragilità sistemici sono quindi diversi, come detto altri elementi sono
invece legati a caratteristiche specifiche della singola
banca. Ovviamente le informazioni sulla sua solidità patrimoniale e
i suoi risultati, ma per quanto detto finora sono forse ancora più importanti
le notizie sulla sua reputazione e la fiducia di clienti e
mercati. Elementi che solo in parte sono legati a dati “oggettivi” di natura
economica e finanziaria.
L’importanza
di valori immateriali quali reputazione e fiducia è una chiave di lettura
fondamentale nelle recenti vicende che hanno interessato Credit Suisse e
Deutsche Bank. Alcuni analisti segnalano che, dal 2000 a oggi, la banca
svizzera sarebbe stata multata oltre 50 volte. 50 sanzioni in 23
anni, per un totale di circa 11,4 miliardi di dollari. Ricordiamo
che, secondo le ultime notizie, UBS avrebbe versato una cifra dell’ordine dei 3
miliardi di franchi svizzeri (più o meno la stessa cifra in dollari) per
acquistarla.
Forse ancora
più interessante notare che si parla di 9-10 miliardi dollari di
garanzie concesse dalla Svizzera a UBS per convincerla a procedere con
l’acquisizione. Se le sanzioni a Credit Suisse vi sembrano spropositate,
Deutsche Bank è riuscita a fare di peggio. Lo stesso sito di analisi segnala che in questo caso le multe ricevute dal 2000
sarebbero 79, per un totale di 18,5 miliardi di dollari.
79 sanzioni in poco più di 20 anni.
Credit
Suisse e Deutsche Bank: da almeno 20 anni nomi associati a scandali, multe e
sanzioni
Da un lato
un simile importo pesa, e non poco, anche sui conti di simili colossi bancari.
Dall’altro, come detto, i valori immateriali sono ancora più
importanti. Da almeno 20 anni i nomi di Credit Suisse e Deutsche Bank sono
associati con impressionante regolarità a scandali, indagini delle
autorità di vigilanza, multe e sanzioni.
Anche quando
non si tratta di comportamenti simili, le notizie non sono certo incoraggianti.
Per fare solo un ulteriore esempio, il Financial Times,
probabilmente il più diffuso organo di informazione in ambito finanziario,
alcuni anni fa intitolava un articolo “La stupidità di Deutsche Bank sui
derivati” definendo
l’esposizione della banca tedesca in tali strumenti come “terrificante”.
C’è davvero
poco da stupirsi e prendersela con i “mercati irrazionali” se,
in una situazione di difficoltà del settore, basta uno starnuto per provocare
il panico. Si, i mercati sono irrazionali. Ma se gli ultimi vent’anni li hai
passati a costruirti una reputazione del genere, la vera irrazionalità è
che clienti e investitori non ti abbiano voltato le spalle molto prima.
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