Negli ultimi dieci anni, attiviste e attivisti britannici hanno scoperchiato il vaso di pandora di un corpo di polizia politica segreta infiltrata in centinaia di gruppi antagonisti dal 1968 fino al 2011. In possesso di oltre un milione di documenti su individui, gruppi ed eventi, questa polizia segreta ha messo in piedi un programma di sorveglianza da far concorrenza alla Stasi. Tra le tattiche usate da diversi poliziotti sotto copertura, l’utilizzo di relazioni sessuali e sentimentali, fino alla creazione di famiglie con compagne, sodali, sindacaliste e simpatizzanti, ha rivelato la misoginia e il sessismo strutturale interno alle forze di polizia.
di Giulio D’Errico, col supporto
di Chris Brian dell’undercover research group
P.S.: I nomi tra virgolette singole (“Lindsey”,
“Jacqui”, “Lisa”) sono i nomi scelti dalle compagne sopravvissute a relazioni
con poliziotti infiltrati che hanno preferito rimanere anonime.
* * *
È il 9 novembre 2002, a Firenze oltre
un milione di persone riempiono le strade per la manifestazione conclusiva del
primo European Social Forum: tre giorni di riunioni, incontri
pubblici e azioni, partecipati da centinaia di gruppi provenienti da gran parte
dell’Europa. Tra questi gruppi c’è il Socialist Party, un gruppo trotzkista britannico nato come corrente
interna al Partito Laburista negli anni Sessanta, i cui membri
furono espulsi dal partito nei decenni successivi, nel processo che trasformò
il partito laburista nella sua versione neoliberista del New Labour di Tony
Blair. Tra i militanti del Socialist Party c’è Carlo
Neri, un omone di Londra con famiglia italiana.
Carlo incontra per la prima volta il Socialist
Party nella primavera del 2001, a una manifestazione nel nord
di Londra. Di lì a poco si iscrive alla sezione locale e
nell’estate di quell’anno partecipa a una manifestazione antifascista a Bradford,
contro la presenza delle organizzazioni di estrema destra British
National Party e National Front. Nelle stesse
settimane Carlo conosce “Lindsey”, un’ex militante del gruppo, i
due si piacciono e iniziano a uscire insieme, formando una relazione che
continuerà per quasi un anno. Carlo è divertente e premuroso,
un po’ timido e restio a parlare di sé, dirà ‘Lindsey’ anni dopo. I due, pur non convivendo, passano
insieme molto tempo, a casa di lui come in quella di lei. A dicembre, Carlo
porta “Lindsey” a Venezia in vacanza. La storia sembra
diventare seria, ma Carlo inizia a scomparire per tre-quattro giorni alla
volta, per lavoro oppure perché è con i suoi amici del calcio, che “Lindsey”
non ha mai conosciuto. Le assenze di Carlo si fanno sempre più frequenti e
protratte, e i due si lasciano nell’aprile di quell’anno.
Torniamo a Firenze. Quando arriva, Carlo ha
appena iniziato una relazione con Donna McLean. Di questo, Donna ne
ha scritto in un recente libro autobiografico, Small Town Girl, ancora non tradotto in italiano. Anche Donna e Carlo
si sono conosciuti a una manifestazione. Lei non è una militante del gruppo e
lavora in un’associazione che supporta persone senza dimora. Donna non
è potuta andare a Firenze, ma quando Carlo torna,
i due vanno a vivere insieme. “In quel periodo eravamo praticamente
inseparabili, e sembrava felice di mostrarmi tutti gli aspetti della sua vita
sociale e politica (londinese)”, ricorda lei in un’intervista. Donna è scozzese, e i due vanno
in Scozia in vacanza insieme diverse volte, Carlo diventa
amico della sua famiglia e, da buon militante, la porta a tutte le
manifestazione e gli incontri del Socialist Party. Col passare dei
mesi, Carlo si apre, racconta di avere un figlio da una precedente relazione e
che suo padre è molto malato in Italia.
A gennaio 2003, Carlo le chiede di
sposarlo e Donna accetta. Carlo vuole avere figli, prova a
convincere Donna, ma lei non vuole rimanere incinta in quel momento della sua
vita. I due vanno a Bologna, ma Donna non incontra
la famiglia di lui. Per tutto il 2003 rimangono inseparabili, ma verso la fine
dell’anno Carlo deve andare in Italia per
stare vicino al padre malato. Dalla fine del 2003 e per tutto il 2004, Carlo va
diverse volte in Italia, e ci resta per molto tempo. La situazione
del padre lo rende distante, scostante e depresso. Carlo parla di
autolesionismo. Ad aprile, Carlo sparisce per una settimana. Poi racconterà di
essere stato arrestato in Italia per aver pisciato su una macchina della
polizia. La relazione di Carlo con Donna non
è più quella di prima. Devono lasciare la casa dove vivono e in teoria cercare
un nuovo posto insieme. Finiscono però per trovare due posti diversi.
Continuano a sentirsi e vedersi sporadicamente fino a quando, a novembre, Carlo scrive
un’email a Donna dicendole di non voler più essere contattato.
SOTTO
COPERTURA
Carlo Neri però non esiste. Vero nome Carlo Soracchi,
era, e forse è tutt’oggi, un agente di polizia, infiltrato nel Socialist
Party dal 2001 al 2006. Parte dell’operazione, Carlo ha
circuito e intrattenuto relazioni sessuali e romantiche con “Lindsey”, Andrea e
almeno un’altra donna. Ma la storia di Carlo non è unica né anomala. Oltre a
lui, almeno altri centotrentatré agenti sotto copertura sono stati identificati
tra il 1968 e il 2011, in una prolungata operazione di sorveglianza e
infiltrazione di oltre mille organizzazioni politiche: gruppi socialisti, comunisti e anarchici, sindacati,
movimenti antirazzisti e contro la guerra, gruppi di monitoraggio della
violenza poliziesca, campagne “verità e giustizia” per specifici casi di
omicidi a sfondo razzista, campagne anti-nucleari, gruppi ambientalisti, contro
gli allevamenti animali e contro la caccia; solo in alcuni sporadici casi
organizzazioni apertamente neofasciste. Nella grandissima maggioranza uomini,
gli agenti sotto copertura venivano dispiegati per lunghi periodi di tempo,
nella maggioranza dei casi quattro anni.
Per quarant’anni, dal 1968 al 2008, gli agenti sotto
copertura facevano riferimento alla Squadra Speciale Manifestazioni (Special
Demonstraton Squad), un’unità della Sezione Speciale (Special
Branch) della polizia metropolitana di Londra –
che oltre a occuparsi della capitale, era anche responsabile dell’apparato
antiterroristico a livello nazionale. Negli anni Duemila altri agenti
appartenenti all’Unità Nazionale di Intelligence per l’Ordine Pubblico,
sempre sotto il controllo della polizia londinese, si aggiunsero a quelli sotto
copertura dell’SDS, espandendo le operazioni a livello nazionale, fino a
quando, nel 2011, non furono costretti a ritirarsi in massa in seguito
allo smascheramento di uno degli agenti da parte
della sua ex compagna e dei militanti del gruppo da lui infiltrato.
Le dimensioni dell’operazione si allargano ancora di
più se si prende in considerazione l’azione degli agenti infiltrati contro i
sindacalisti, specialmente nel settore delle costruzioni, i cui dettagli
venivano passati alle grandi compagnie, che li licenziavano e li inserivano in
liste di proscrizione (blacklisting), e per i quali diventava
virtualmente impossibile trovare un nuovo lavoro.
TATTICHE IMMORALI
L’uso di
relazioni intime e sessuali, la creazione di famiglie e legami duraturi sotto
copertura erano non solo avallate da decenni di pratiche abusive e misogine e
da ufficiali compiacenti che incoraggiavano l’uso di ogni mezzo necessario per
facilitare l’infiltrazione, ma riconosciute nero su bianco nel Tradecraft Manual, un manuale scritto nel 1995 da un
agente sotto copertura, Andy Coles, oggi consigliere locale con il Partito Conservatore.
Seppure negli ultimi anni la natura degradante di
queste pratiche sia stata riconosciuta, gli effetti materiali e psicologici di
queste operazioni di polizia sono stati molteplici: la messa in discussione
dell’autenticità delle relazioni politiche e sociali intessute, della propria
capacità di distinguere di chi fidarsi e di chi no, o di avere il controllo
sulla propria vita intima. Questi si sommano ai traumi fisici e materiali, di
ritrovarsi improvvisamente soli, a dover tirare alla fine del mese, magari a
crescere figli nati da queste relazioni. Per buona parte del periodo in
considerazione, gli agenti erano scelti solo se già sposati, come supposto
contrappeso reale alla vita fittizia da infiltrato, perché è risaputo come gli
uomini sposati non tradiscano! Gli agenti sceglievano le proprie identità
tramite ricerche negli uffici dell’anagrafe, utilizzando i nomi di bambini
morti nei primi anni di vita. Il già citato Tradecraft Manual dà
indicazioni su cosa quest’operazione significasse, rivelando al contempo la
totale assenza di empatia ed etica degli agenti:
“Come da tradizione, il primo grosso compito di
back-office per ogni nuova recluta dell’SDS era di spendere ore e
ore alla St. Catherine’s House, sfogliando tra i registri dei
decessi alla ricerca di un nome che potessero far proprio. Trovata la giusta
ex-persona, solitamente un bambino o un ragazzino defunto con un nome
abbastanza anonimo, le circostanze della sua morte andavano investigate. Se la
morte era naturale o comunque non spettacolare, e quindi con poche chance di
essere apparsa su giornali o altri documenti pubblici, l’agente dell’SDS poteva
richiedere una copia del certificato di nascita della persona morta. Ulteriori
ricerche seguivano per verificare lo ‘status respiratorio’ della famiglia del
morto, se ancora respiravano, e dove vivevano. Se tutto era abbastanza oscuro e
c’erano scarse probabilità che l’agente dell’SDS o, cosa più importante, uno
[degli attivisti del gruppo da infiltrare] potesse imbattersi nei parenti o
genitori del morto, allora l’agente poteva rivendicare l’usucapione
dell’identità dello sfortunato per i quattro anni successivi”.
Ancora oggi, nell’ultima inchiesta sulle attività
sotto copertura della polizia britannica, una famiglia ha un ordine restrittivo
che vieta loro l’uso pubblico del proprio nome, perché’ l’identità dell’agente
sotto copertura che si è appropriato del nome del loro figlio deceduto è ancora
secretata.
CARATTERI COMUNI
Dopo lo
smascheramento del primo agente infiltrato, compagne e compagni iniziano a
rendersi conto della dimensione di questa operazione. Condividendo le proprie
esperienze, trovano degli elementi comuni ai vari agenti. Per prima cosa
risalta la separazione netta tra la vita precedente e quella da militante
politico del gruppo scelto per l’infiltrazione. La vita precedente è
raccontata, spesso in pochi dettagli e rari momenti, solo alle persone più
vicine. È molto raro incontrare amici e colleghi. Amici, famiglia e lavoro sono
le tecniche usate dagli agenti per potersi allontanare e “uscire” dalla copertura.
In alcuni casi, gli agenti hanno presentato un piccolo numero di amici alle
persone che spiavano (tutti poliziotti), ma questo è accaduto raramente e mai
per più di una o due volte. Anche la conoscenza tra agenti sotto copertura è
spesso stata tenuta nascosta. In particolare, le famiglie sono oggetto di
leggenda, di costruzione dell’identità.
In più casi, gli agenti hanno mostrato foto di
famiglia e raccontato delle proprie situazioni familiari. Spesso le famiglie
vivono lontane. In alcuni casi, nella storia è presente un momento traumatico,
una relazione abusiva che li ha “costretti” ad allontanarsi, oppure parenti
lontani o malati da visitare. Menzogne usate per suscitare simpatia e come
principali scuse addotte dagli agenti per allontanarsi per lunghi periodi.
Altro tratto comune a molti agenti è il possesso di una macchina o un furgone,
spesso collegato a un lavoro che li fa spostare frequentemente e per lunghi
periodi. Molti militanti hanno ricordato come spesso l’agente infiltrato si
offrisse per accompagnare tutti a casa dopo un’assemblea o una manifestazione,
azione utile sia a mostrarsi amichevole sia a conoscere gli indirizzi di casa
di tutti i partecipanti. Disponibilità di denaro, scarsa conoscenza del
pensiero politico dei gruppi infiltrati, spesso mascherata con una propensione
all’azione piuttosto che alla teoria, e concentrazione delle amicizie su membri
apicali o più influenti dei gruppi sono altre delle caratteristiche riportate
dalle attiviste. Da queste esperienze, l’Undercover Research Group, uno dei gruppi di controinformazione nati
nell’ultimo decennio, ha creato un libretto per aiutare a identificare
potenziali agenti infiltrati, nella convinzione che, seppur con modalità
diverse, queste pratiche siano tutt’altro che finite.
VERSO LA VERITÀ
Dubbi, ricerche su presunti infiltrati e smascheramenti parziali erano accaduti già nei decenni
passati, ma in questo senso il momento chiave è il 2010, anno in cui Mark
Stone è smascherato e la sua identità rilevata. Vero nome Mark
Kennedy, come e forse più di Carlo Soracchi, ha passato quasi un decennio all’interno dei movimenti no-global e dell’ambientalismo
radicale, partecipando a manifestazioni, azioni dirette e contro-vertici
internazionali, tra il Regno Unito, l’Islanda, la Danimarca,
la Germania e l’Italia, dove ha tenuto workshop di
arrampicata alla Villa Vegan di Milano. Come
Soracchi, anche Kennedy ha usato relazioni sentimentali e
sessuali come tattica d’infiltrazione, come ulteriore copertura e per inserirsi
meglio nei gruppi sotto controllo. Kennedy è stato smascherato in primis dalla sua
ex-partner “Lisa”, poi da un’inchiesta giornalistica che ha portato il suo nome sulle pagine dei
maggiori tabloid e quotidiani britannici. ‘Lisa’ e quattro tra le prime donne
ad aver scoperchiato il vaso di Pandora degli spycops britannici
hanno recentemente pubblicato un importante volume collettivo dal titolo Deep Deception.
Nei mesi e negli anni a venire, diverse donne si sono
fatte avanti – pubblicamente o anonimamente – per raccontare le proprie
esperienze. Dal 1968 in poi, almeno cinquanta donne sono state indotte con
l’inganno in relazioni sessuali e sentimentali, alcune delle quali durate
diversi anni, con agenti sotto copertura, uomini con i quali hanno condiviso
momenti intimi e familiari, a cui hanno introdotto amici e parenti, rivelato
segreti e dai quali hanno ricevuto solo menzogne. Tutto quello che queste donne
sapevano sui propri partner si è rivelato falso. Come ricorda ‘Jacqui’, un’attivista per i diritti degli
animali in un’intervista, “il mio corpo è stato usato per ottenere intelligence
su un gruppo antagonista… sono stata violentata, molte volte, è come essere
violentata dallo stato”. Nell’arco di quarant’anni oltre cinquanta donne sono
state abusate da una forza di polizia sistematicamente misogina e sessista. Da
alcune di queste relazioni sono nati figli, poi abbandonati nel momento in cui
l’operazione terminava.
Dal 2010 in poi, ventitré cause civili sono state
intentate da queste donne contro singoli agenti e contro l’intera struttura di
comando della MET, la polizia metropolitana. Alcune cause sono
tuttora in corso. Nel 2011 otto donne fondano la campagna e gruppo di
supporto Police Spies Out Of Lives, per intentare una causa collettiva
contro la MET. I risultati non si sono fatti attendere. Lo smascheramento
di Mark Kennedy sembra aver forzato un frettoloso ritiro di
molti agenti sotto copertura nei movimenti antagonisti del paese, e poco dopo
la stessa Unità Nazionale di Intelligence per l’Ordine Pubblico ha
dovuto chiudere battenti.
Le campagne legali e politiche hanno costretto la
polizia britannica a confermare le identità di alcuni degli agenti sotto
copertura (anche se per la maggior parte restano secretate) e a pubblicare
delle scuse formali nei riguardi delle donne
indotte con l’inganno in reazioni sessuali con agenti infiltrati. Nella causa
intentata dall’attivista Kate Wilson, la corte ha riconosciuto una “formidabile lista di violazioni dei diritti umani fondamentali
da parte della MET, che include trattamento inumano e degradante,
discriminazione di genere, e l’interferenza con i diritti ad avere opinioni
politiche, e alla libertà di espressione e associazione”. L’intera operazione è
stata ritenuta illegale: “Questo non è solo un caso di un poliziotto
deviato che si è avvantaggiato del proprio dispiegamento sotto copertura per
indulgere nelle sue inclinazioni sessuali”; le stesse autorizzazioni che gli
agenti ricevevano erano “fatalmente viziate e l’intera operazione non può
essere giustificata come necessaria in una società democratica”, rivelando
mancanze e falsità inquietanti ai livelli più basilari.
Nel 2014, l’allora ministro dell’interno Theresa
May ha dovuto concedere un’inchiesta pubblica sulle attività sotto copertura della polizia
britannica.
Un’inchiesta di dimensioni e durata colossale, che nove anni dopo è giunta solo
alla fine della prima delle sei fasi in cui è suddivisa, focalizzata sul
periodo tra il 1968 e il 1982. La polizia e le istituzioni hanno messo in moto
tutti i meccanismi possibili per bloccare e ostacolare campagne e inchieste,
tramite l’uso del neither confirm nor deny, la policy di non
confermare né smentire le numerose informazioni pubblicate, la richiesta di secretazione
di testimonianze e documenti chiave, la resistenza a depositare documentazione
in loro possesso, il rifiuto a pubblicare i nomi degli agenti sotto
copertura. Secondo Tom Fowler, attivista anarchico di COPS – Campaign Opposing Police
Surveillance (Campagna
contro la sorveglianza poliziesca), “l’idea di questa inchiesta è di dare
raccomandazioni; per la sua stessa natura dovrà dare indicazioni su come
svolgere meglio l’azione sotto copertura della polizia, in teoria, e quindi ho
poca speranza in quello che uscirà dalle sue relazioni finali”.
In termini di verità, il lavoro fatto sinora è
importante. Negli ultimi dieci anni un gigantesco lavoro di controinformazione
ha mostrato le dimensioni di quest’apparato di controllo. “Quando abbiamo
iniziato a parlarne eravamo considerati dei complottisti”, continua Tom, rivendicando il valore pubblico e
storico delle informazioni ottenute dagli attivisti e di quelle che, pur se con
il contagocce, sono uscite dalle cause processuali e dall’inchiesta tuttora in
corso: “Molto dell’inchiesta è questo, definire date e luoghi, ottenere i
documenti, leggere i verbali compilati dagli agenti sotto copertura. C’è molto
di utile in questa inchiesta, e comunque non va neanche lontanamente vicino a
un qualsiasi tipo di giustizia.”
AL SERVIZIO DELLA DEMOCRAZIA
In queste
ultime righe è importante sottolineare che, nonostante quanto dichiarato da
tanti agenti e ufficiali, a giustificare un’operazione di tale portata non sia
tanto una questione di ordine pubblico. Se così fosse, gli arresti legati alle
operazioni sotto copertura sarebbero molto più alti e non relativamente
sporadici come risultano essere. In realtà, motore di questo sistema di
sorveglianza e abusi è l’idea del dissenso come sovversione e del pensiero
sovversivo come pratica criminale. La sola esistenza di gruppi extraparlamentari
di varia natura era causa sufficiente per il dispiegamento di agenti sotto
copertura e la schedatura continua di tutti i partecipanti. La Squadra
Speciale Manifestazioni nasceva a Londra nel 1968, in
risposta alle lotte contro la guerra in Vietnam. La mentalità della
guerra fredda combinata con l’auto-perpetuarsi della macchina burocratica
dell’intelligence ha permesso un dispiegamento incontrollato di un sistema
di policing violento, abusivo e intrinsecamente sessista,
disposto a utilizzare ogni mezzo necessario per accrescere la propria
conoscenza di – e quindi il potere su – chi viene definito nemico.
Fino alle ultime settimane, le istituzioni britanniche
si sono trincerate dietro il fatto che la SDS fosse un corpo
di polizia segreto e che in quanto tale sfuggiva al controllo e alla
supervisione dei ranghi più alti delle forze dell’ordine e della politica. Solo
di recente, grazie alla declassificazione di alcuni documenti – che la commissione
pubblica ha rifiutato di prendere in considerazione – è venuta alla luce la
catena di relazioni e rapporti che periodicamente dagli ufficiali della SDS
arrivavano agli uffici dei servizi d’informazione, alle alte gerarchie della polizia
e sulla scrivania dei ministri degli interni.
*Senza l’aiuto delle compagne e compagni di Undercover
Research Group e di Police Spies Out Of Lives questo articolo non sarebbe mai
venuto alla luce.
__________________
Risorse:
o
Police Spies Out Of Lives (PSOOL) – Campagna e gruppo di
supporto creato da otto donne indotte con l’inganno in relazioni intime con
poliziotti sotto copertura. Il gruppo lavora per porre fine all’abuso sessuale
e psicologico di attiviste e non solo da parte di poliziotti sotto copertura.
o
SPYCOPS – Risorse e informazioni pubblicate all’interno
della campagna PSOOL.
o
Campaign Against Police
Surveillance (COPS) – Rete dei gruppi infiltrati da agenti sotto copertura.
o
Undercover Research Group – Gruppo di ricerca e
controinformazione sulle attività sotto copertura della polizia britannica.
o
Undercover Research Portal – Un wiki di facile accesso, compilato
dall’Undercover Research Group, che include informazioni dettagliate su agenti
e gruppi infiltrati.
o
A.R. Spy Catcher – Portale dedicato agli agenti
sotto copertura infiltrati nei gruppi per la liberazione animale.
o
Blacklist Support Group – Gruppo Facebook di supporto
per i lavoratori sindacalizzati nelle liste di proscrizione delle aziende
britanniche.
o
Libri pubblicati sul tema (twitter link).
o
Spycops.info – Il podcast dell’attivista Tom Fowler.
o
Bed of Lies – Podcast, la cui prima
stagione, intitolata Love, è dedicata a questo tema.
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