Il concetto
di touristification, reso in lingua italiana con turistificazione,
è salito in maniera rapida all'onore delle cronache nostrane negli ultimi tempi,
grazie all'evidente impatto che l'industria turistica sta avendo nel ridefinire
le nostre città in parallelo alla diffusione sempre più forte dell'utilizzo,
come ospite o come ospitante, di portali come Airbnb, piuttosto che dei voli
offerti da compagnie aeree low-cost come RyanAir. Tuttavia, la turistificazione
è ancora qualcosa di difficilmente afferrabile in tutte le sue sfaccettature.
Una prima
definizione minima potrebbe essere quella di concetto che racchiude al suo
interno la molteplicità delle conseguenze del turismo di massa sulla
ristrutturazione degli spazi urbani o di alcune loro sezioni. Indubbiamente
molto vago: siamo ancora sprovvisti di una definizione utile a individuare,
collegandole in un quadro interpretativo unico, tutte le tematiche che
potrebbero essere riferite a una parolina sempre più in voga.
Nel
dibattito accademico il concetto si è affermato in maniera forte nell'ultimo
decennio, sviluppando le prime analisi e teorie (critiche e non) in merito alla
più grande ondata nella storia di turismo di massa, dovuta all'emersione su
scala planetaria di una possibilità inaudita di potersi muovere dai propri
territori. Proprio mentre paradossalmente (o no?) si blindavano sempre più le
frontiere per alcune tipologie di persone, si è affermata sempre in maniera
maggiore la possibilità di viaggiare verso lidi sconosciuti, fino
all'esplosione dei flussi di turismo globali che che caratterizza il nostro
mondo. Per autori come Marco d'Eramo, che nel suo "Il selfie del
mondo" (Feltrinelli, 2017) ha studiato in profondità la questione, il
turismo potrebbe essere pensato come la principale industria pesante del XXI
secolo, a causa delle fortissime implicazioni sociali, politiche, ma anche
spaziali, che porta intrinsecamente con sè.
Di
conseguenza, ed è questo che ci interessa in maniera particolare, l'impatto del
turismo in quanto fenomeno di massa è elemento da cogliere per poter innovare
teoria e prassi politica dei movimenti sociali sul tema dell'urbano, della
contesa dei suoi spazi, allargando e rinnovando quanto spesso espresso con
l'etichetta "diritto alla città". Per evitare analisi troppo
astratte, che rischiano di scadere in una generalizzazione slegata dalla
dimensione reale, abbiamo provato ad affrontare il tema prendendo in esame
alcuni casi specifici di processi di turistificazione. Partire da alcuni casi
specifici è utile anche a costruire una definizione più ampia del concetto,
tenendo in considerazione allo stesso tempo le peculiarità dei singoli contesti
urbani e la riproposizione di alcune invarianti all'interno di questi.
Obiettivo di
questo dossier è quello di verificare alcune ipotesi di ricerca sul tema
dell'impatto del turismo di massa sulle trasformazioni dello spazio urbano, attraverso la discussione critica
di saggi, articoli di giornale e di interviste raccolte con alcuni attivisti
e/o docenti di diverse città europee come Atene, Barcellona, Berlino, Lisbona,
Marsiglia e Parigi.
L'idea di
costruirlo è nata dalla necessità di dotarci di una cassetta degli attrezzi sul
tema della turistificazione nel momento in cui la città di Bologna è sconvolta
da processi intensivi di ristrutturazione del suo volto e del suo spazio urbano affermatisi con l'utilizzo
sempre più intenso dello scalo aeroportuale cittadino da parte di RyanAir, dalla
brandizzazione della città costruita sulla valorizzazione della gastronomia
locale, dall'aumento esponenziale di stanze e appartamenti messi in affitto
breve su AirBnb, dalla costruzione di grandi opere infrastrutturali e
commerciali come il Passante Nord, il People Mover, lo stesso FICO
dell'imprenditore filo-renziano Farinetti. Negli otto punti che seguono,
proviamo a far coincidere elementi di inchiesta, indicazione politica,
frammenti di teoria critica sul concetto di turistificazione.
Tesi 1: La
turistificazione non è un processo omogeneo
Una prima
distinzione necessaria che si impone è quella tra le molteplicità eterogenea
dei processi di turistificazione. Su un piano macro, possiamo dividere tra
città che sono impegnate durante tutto l'anno da flussi turistici imponenti
(come ad esempio Parigi e Atene), e quelle che ne sono attraversate su una
temporalità stagionale, come ad esempio Lisbona e Marsiglia. Questo non per
dire l'ovvio, ovvero che alcune città per dimensioni e storia politica o artistica
sono mete più allettanti di altre, ma soprattutto per fare capire che esistono
diverse tipologie di sviluppo turistico.
Da un lato
il turismo si afferma come flusso stagionale di possibili profitti, dall'altro
come flusso permanente. La distinzione non è di poco conto: la sostituzione di
un'organizzazione economica di un territorio complessa in favore di una in cui
domina una sola prospettiva di sviluppo rischia di innescare dinamiche in cui
una economia basata pienamente o quasi sul turismo può divenire di fatto, con
una metafora agricola, una monocultura, la quale elimina tutto ciò che non si
adegua ad essa o che con essa non è compatibile. La problematicità di questo
aspetto è che una crisi economica, oppure eventi come attentati e crisi
politico-amministrative, possano avere un effetto simile come quando nel
mercato agricolo viene a cadere il prezzo di una materia prima, facendo
scoppiare la "bolla" e mandando nel panico un'intera città.
Il caso di
Parigi ad esempio è peculiare e differente rispetto alla maggioranza delle
città che vedono in recenti processi di turistificazione una rivoluzione
copernicana del proprio assetto. Prendiamo la questione abitativa, uno dei temi
cardine su cui si focalizza l'analisi dei processi di turistificazione. Nella
capitale francese la rendita immobiliare produce da parecchio tempo un effetto
di svuotamento dei quartieri, che si sono progressivamente caratterizzati con
affitti a canoni altissimi, attivati per brevi periodi di tempo. Eppure,
secondo i dati del sito Insideairbnb, per quanto da scorporare per zona, gli
affitti medi di interi appartamenti gestiti attraverso Airbnb sono di tre mesi.
L'algoritmo non gira certo dunque sul "turismo di massa" di
brevissimo periodo, come ad esempio registrato a Lisbona o Marsiglia o Berlino,
quanto piuttosto su una soggettività che vive il territorio urbano e i suoi
quartieri in modo saltuario e per periodi medio-brevi.
Un fenomeno
tipico delle grandi metropoli globali, almeno quelle egemoni sul mercato
mondiale, che non si riproduce nello stesso modo in città che hanno subito una
recente accelerazione di processi di turistificazione. In merito ai quali non
si può negare l'importanza delle relazioni internazionali. Il turismo ha svolto
un ruolo centrale nella trasformazione della città di Lisbona, non casualmente
nel periodo seguente alle imposizioni al Portogallo della Troika. La strategia
utilizzata per uscire dalla "crisi" e ripagare i prestiti senza
rinunciare alle misure di austerità divenne trasformare il Portogallo in una
destinazione turistica economica e a basso costo, ricalcando quindi quanto
avvenuto per la Grecia e calcando ulteriormente la linea divisoria tra chi
“subisce” la crisi e chi invece può permettersi di “governarla”. Le differenze
nei processi di turistificazione tra città come Berlino e Lisbona, che
affronteremo via via proseguendo, la dicono lunga.
In generale,
come ricorda Clara Zanardi nel testo pubblicato sull'ebook “Città, spazi
abbandonati, autogestione” (pubblicato da InfoAut nel gennaio 2018) bisogna
evitare narrazioni troppo semplificate di questi processi, ricorrendo ad un
modello troppo lineare di interpretazione, secondo cui il turismo avrebbe
effetti su realtà locali intese in senso statico. "E' necessario evitare
di ridurre ad un semplice determinismo causale quella fittissima rete di azioni
e retroazioni che al contrario caratterizza i processi di
turistificazione". Molto spesso il turismo non è causa unica di un dato
sviluppo urbano, ma "uno dei fattori di un processo di trasformazione socio-economica
assai ampio ed articolato, dove la località stessa si costituisce come esito
perpetuamente dinamico e rinegoziabile di trasformazioni al tempo stesso
endogene ed esogene".
Tesi 2: Non
c'è turistificazione senza “grandi opere”
La
dimensione quantitativa del turismo come fenomeno sociale è in ultima istanza
relativa alla possibilità di spostamento, ai vincoli economici e tecnologici
alla mobilità delle persone. Ne deriva il fatto che le rivoluzioni logistiche e
comunicative che stanno caratterizzando l'ultimo ventennio vanno prese come
punto dirimente di un percorso di analisi della questione. In tutti i casi
oggetto di attenzione, la costruzione di grandi infrastrutture logistiche, la
loro ristrutturazione o il loro migliore collegamento con le altre infrastrutture
si sono rilevati motore di avviamento di processi di turistificazione ed
intensificazione dell'impatto turistico sulla città o su suoi determinati
quartieri. Il nuovo aeroporto internazionale di Atene, in funzione dal 2001, ne
è un esempio, così come lo svuotamento del porto di Marsiglia da attività di
tipo industriale a beneficio di quelle del tipo crocieristico, con banchine di
proprietà di imprese come Costa Crociere.
Tra le
infrastrutture "turistiche" possiamo però anche includere la costruzione
di particolari musei, come ad esempio il MuCem a Marsiglia, costruito nell'area
del Vecchio Porto e divenuto immediatamente centrale nelle brochures turistiche
della città. Il concetto di "infrastruttura culturale" potrebbe
essere molto utile per segnare una differenziazione tra quelli che sono
investimenti generici nell'ambito culturale-artistico di una città e quelli che
è invece sono segnati e orientati sin dal primo momento ad un processo di messa
a valore che vede nell'arte una potenziale dinamo di flussi turistici in
entrata. Spesso i processi di turistificazione ragionano su questo secondo
versante, sollevando la questione dei rapporti tra pubblico e privato nel
determinare questi tipi di esiti.
Il caso di
Berlino è un mix di questi due processi. Grandi progetti infrastrutturali sono
in corso di realizzazione, in particolare il nuovo aeroporto di
Berlino-Brandeburgo. Contemporaneamente è stata avanzata la candidatura (poi
non concretizzatasi) per i Giochi Olimpici, che come sappiamo sono uno dei grandi
eventi sportivi che impattano sugli spazi urbani in termini di investimenti in
nuove infrastrutture. Inoltre è stata proposta la trasformazione del vecchio
aeroporto di Tegel in "Tech Republic TXL", ovvero in una vetrina
dell'immaginario di Berlino come "smart city", dove dovrebbero essere
installati decine di locali di musica techno. Anche qui, pubblico e privato
agiscono insieme all'insegna della valorizzazione e della messa a profitto,
giocando sull'installazione di differenti tipologie di "grandi opere".
Tesi 3:
Stato e mercato sono entrambi decisivi per la turistificazione
Ripartiamo
dall'ultimo tema. Come emerge dall'analisi sulle trasformazioni urbane di
Parigi, la partnership pubblico-privato ha funzionato, dispiegandosi sul
territorio, in modo tale da smentire oltre ogni ragionevole dubbio l'idea che
esista uno scenario di contrapposizione tra una sfera istituzionale/pubblica
garante "dell'interesse generale", e quella privata portatrice di
"interessi di mercato". Il pubblico funziona piuttosto come supporto,
stimolatore, prestatore di denaro o cassa per assorbire le perdite del privato
quando questi non è in grado di realizzare il profitto. Le istituzioni
pubbliche di fatto creano le basi affinché il mercato possa operare, sparendo o
quasi dopo che le logiche di quest'ultimo prendono il controllo di ogni aspetto
della città – mercato abitativo, lavoro, spazi pubblici.
L'obiettivo
principale delle istituzioni pubbliche in relazione ai processi di
turistificazione affrontati per questo dossier, in pieno stile neoliberista
come quello dominante negli ultimi quarant'anni, sembra allora quello di
preparare le città ad un grande apertura per il settore privato. A Marsiglia
grandi gruppi di costruzione edilizia come Vinci, Bouygues, Constructa hanno ottenuto,
talvolta anche in maniera spregiudicata e con pratiche corruttive, grandi
favori dall'amministrazione pubblica per ristrutturare completamente interi
pezzi della città, nell'ottica del rinnovamento degli spazi urbani. Sempre a
Marsiglia la CMACGM, terza compagnia mondiale di trasporto marittimo ha avuto
un beneficio importante dalla turistificazione della città, con la costruzione
della prima e più alta torre del nuovo skyline, sede del suoi quartier generale
in città.
Molto spesso
le strutture municipali sono state responsabili della riorganizzazione della
città e dello spazio urbano in senso ampio intorno ai turisti e alle loro
esigenze. Basti pensare a questioni come quella del trasporto urbano, almeno
per come è stata declinata a Lisbona: l'aumento del numero di linee
metropolitane che collegano l'aeroporto al centro e la corrispondente
negligenza rispetto alle esigenze e ai problemi che interessano la classe
lavoratrice che viaggia su altre linee, periferiche rispetto ai luoghi più
“turistici” della città, ha portato al fatto che queste ultime linee
diventassero sovraccariche di trasporti, spesso fallendo a livello economico e
dovendo conseguentemente procedere alla riduzione del servizio. Rispetto al
caso di Marsiglia, negli ultimi venti anni la maggior parte degli investimenti
pubblici sono stati indirizzati ad aumentare il potere di
"attrattività" della città, ad invogliare i grandi investimenti
immobiliari e a favorire l'installazione di società internazionali soprattutto
in ambito bancario e finanziario. Poco o nulla invece è stato fatto per
sviluppare i servizi di base (scuole, strutture sportive, biblioteche,
trasporti...) o migliorare il patrimonio edilizio fatiscente.
Tesi 4: Il
ruolo di airbnb nella turistificazione non riguarda solo il diritto all'abitare
Uno dei temi
centrali di questi processi è quello del ruolo di Airbnb. Il portale americano,
in linea di tendenza, in qualunque contesto dove opera spinge i proprietari di
appartamenti a prediligere affitti a breve termine rispetto a quelli di lungo
periodo, economicamente meno vantaggiosi, e di conseguenza motiva chi ancora
affitta sul lungo termine ad alzare fortemente i canoni. Inoltre, e questo è
altro dato meno oggetto di attenzioni ma ugualmente rilevante, Airbnb influenza
il tipo di commerci nei quartieri più visitati a scapito dei bisogni degli
abitanti, così come il mercato del lavoro di queste zone. E' quello che si vede
ad esempio in Italia, a Bologna, dove alcuni articoli di giornale hanno
riportato il dato shock per il quale il rapporto tra numero di bar/ristoranti e
popolazione è ormai di 1 a 37, un numero estremamente sproporzionato che ha
come rovescio della medaglia la chiusura di tutta una serie di altre attività
che potrebbero essere maggiormente utili ai residenti locali. Ma è quello che
accade dall'altra parte in città come Lisbona, dove secondo uno studio ci sono
9 turisti per ogni abitante e dove settori lavorativi direttamente collegati al
turismo, come quello della ristorazione e della ricezione alberghiera classica,
sono diventati i principali settori di impiego della città, con contratti
caratterizzati da iper-precarietà, sempre che il contratto esista.
Airbnb di
fatto è in grado di miscelare ad un livello altissimo di profittabilità sharing
economy e platform capitalism, permettendo tramite la sua sola infrastruttura
digitale la messa a valore di risorse non "correttamente allocate"
(usando una formula tipica dei manuali di economia di mercato) in cambio di una
quota percentuale di questo valore. Operando non solo a livello socioeconomico
sui contesti spaziali, ma trasformando proprio l'organizzazione spaziale di
questi ultimi. L'impatto di Airbnb su una città come Venezia, caratterizzata da
una peculiare dimensione territoriale (vie molto strette e conseguente assembramento
di massa in alcune zone) ha spinto l'amministrazione comunale ad installare dei
tornelli che modulassero l'accesso ad alcune zone, ratificando uno stato
dell'arte della città più simile a quello di un parco a tema con accessi
scaglionati piuttosto che ad uno di città vivibile ai suoi residenti.
Le
istituzioni in pochi casi sono state in grado di intervenire su queste
dinamiche, e soprattutto nelle città dall'economia e la struttura produttiva
più potente e affermata. Nel caso di Parigi le diverse amministrazioni della
città che si sono succedute hanno messo in campo politiche si sono attestate da
lungo tempo su una linea di gestione del patrimonio immobiliare volta a
mitigare gli effetti della rendita fondiaria e della proprietà. Ad esempio con
una serie di misure che obbligano a garantire un minimo di “mixité sociale” su
ogni lotto dedicato ad abitazioni, o qualche limitazione alle piattaforme come
Airbnb. A Berlino si è registrata negli scorsi anni una sempre crescente
carenza di abitazioni e di conseguenza una crisi nel settore degli affitti.
Circa l'85% dei berlinesi affitta una casa o una stanza di questa, e il canone
richiesto è aumentato in media del 71% dal 2009. Il governo ha reagito
aumentando le tasse sulle seconde case e introducendo un permesso ufficiale
obbligatorio per l'affitto di notti nel proprio appartamento ai turisti,
aprendo una sorta di registro delle camere affittate su Airbnb. L'esito è stato
quello di recuperare più di 8000 appartamenti per i residenti regolari dal
2014, quando sono state approvate queste nuove regole, ma l'emergenza non è
affatto risolta.
Tesi 5: La
turistificazione è un processo a somma zero
Ironia della
sorte, molto spesso i processi di turistificazione, oltre ad essere narrati
come a beneficio dell'interesse generale di una città, hanno anche l'effetto di
fomentare divisioni interne alla popolazione. Nel caso di Marsiglia ad esempio,
la volontà é stata quella di "riconquistare" il centro storico,
"renderlo ai marsigliesi", come se gli attuali abitanti delle classi
popolari non lo fossero. Finanziamenti e sgravi fiscali sono stati resi
possibili a norma di legge per promuovere l'accesso alla proprietà immobiliare
a classi sociali più agiate, iniziative come "Euroméditerranée" o
"Opération Grand Centre Ville" hanno permesso di acquisire interi
isolati e ristrutturarli (o più spesso per demolirli e poi ricostruire), con la
volontà di ampliare il centro città. Ovviamente il processo non è neutro:
ristrutturare spazi pubblici serve a renderli più adatti alle esigenze del
turista che alle attività sociali esistenti, spesso classificate come
"devianti" quando sono semplicemente alternative ad una
indiscriminata messa a profitto del territorio.
A Lisbona,
una nuova legge sui canoni degli affitti è stata approvata nel 2012, portando
ad un brutale innalzamento degli affitti, colpendo sia le persone anziane che
le famiglie che vivono con un salario minimo. La legge ha però avuto effetto
anche su gran parte degli operatori nel commercio tradizionale, che da un
momento all'altro ha visto aumentare tra 100% ed il 400% il costo dell'affitto
dei loro locali. I luoghi di consumo si sono quindi giocoforza dovuti orientare
alle esigenze del turista, imponendo prezzi proibitivi per la maggior parte
delle persone che vivono a Lisbona. Il municipio ha anche sostenuto la
concessione di licenze a diversi hotel nella zona storica della città,
espellendo così i residenti locali e incoraggiando il modello degli affitti
brevi. Fino ad arrivare ad oggi, al punto in cui ci sono già più di 10.000 case
registrate come b&b o simili, con un sospetto monopolio in formazione dato
che un gran numero di queste case registrate come abitazioni locali sono di
proprietà di agenti privati che trovano qui la loro nuova attività di rendita.
Nel caso di
Barcellona, questi processi sulla composizione dei residenti hanno agito
immediatamente anche sulla linea del colore. L'aumento del turismo ha costruito
le condizioni affinchè si invertisse il flusso dell'immigrazione giovanile
proveniente dall'America Latina, attiva soprattutto nel settore
artistico-culturale, che a pochi anni dalla crisi ha preferito ritornare nei
propri paesi d'origine, piuttosto che vivere in una città dove si deve pagare
almeno settecento euro d'affitto in una zona che va dal centro fino alla prima
area metropolitana. Quartieri che fino a pochi anni fa erano residenziali,
abitati in gran parte dalla popolazione migrante, oggi sono convertiti in aree
dedicate al divertimento dei turisti e dei nuovi abitanti che possono
permettersi i prezzi degli affitti, modificandone la composizione sociale. La
difficoltà che viene registrata da alcuni degli intervistati, attivisti nelle
loro città, è quella di fare comprendere a livello di opinione pubblica
l'effetto di creazione di vincitori e vinti che deriva dalla turistificazione.
Il caso di Barcellona è emblematico, con l'opinione pubblica che era schierata
inizialmente a favore del turismo come generatore di occupazione e ricchezza
per la città, mentre in seguito i suoi effetti sono divenuti chiari per buona
parte delle persone che vivono in città, persone sempre più strette dalla morsa
dell'impoverimento e dalla precarietà. A Barcellona ogni giorno o quasi si
assiste a sfratti perchè molte persone non arrivano a fine mese e non riescono
a pagare gli affitti, o perchè il proprietario vende gli appartamenti o
addirittura edifici interi da destinare al turismo.
Diventa
difficile pure individuare dei colpevoli nei piccoli affittuari. Stando sempre
al caso di Barcellona, "considerati da una parte gli aumenti dei costi
dell'alloggio negli hotel e dall'altra parte l'aumento della disoccupazione e
della precarietà, l'affitto per i turisti è diventato una delle attività più
redditizie che ci sono oggi nella città. Se infatti per i grandi privati
l'affitto turistico è diventato un modo per aumentare esponenzialmente i
profitti causando l'espulsione della popolazione verso la periferia, dall'altra
si pone come un'alternativa al lavoro che in alcuni casi non riesce a coprire i
bisogni delle persone, in altri diventa un'occasione per poter aumentare i
propri profitti." I profitti derivanti dal turismo quindi sono anche visti
come occasione di riscatto, in un processo di trasformazione economica che si
lega ai processi di ristrutturazione capitalistica delle città e delle
relazioni tra capitale e lavoro in senso ampio che esistono al loro interno. In
città come Berlino, l'industria turistica è diventata tra le principali fonti
di reddito per la popolazione meno agiata.
Tesi 6: La
turistificazione è (anche) una questione di narrazione
La specifica
questione della rigenerazione urbana, processo affatto neutro in termini di
impatto sulla distribuzione della ricchezza, diventa di conseguenza un campo di
battaglia, e come tale impone la costruzione di due schieramenti che si
combattono. Emerge una concezione di decoro che è puramente cosmetica: a
Lisbona da quando sono iniziate le grandi ondate di turismo, è possibile vedere
secondo l'amministrazione "una città più pulita", nel senso che la
polizia raccoglie i senzatetto delle aree centrali e li sposta in altri punti
della città affinchè i turisti non abbiano la possibilità di vederli. Emerge
quindi una differenziazione tra parti di popolazione, che ricalca quella che
esiste tra vincitori e vinti della turistificazione.
Un fattore
decisivo è quello del cosiddetto city branding, ovvero di come la città si
propone all'esterno dal punto di vista comunicativo, sfruttando la sua storia
politica e sociale piuttosto che la sua collocazione geografica o un suo tratto
distintivo in ambito gastronomico, o artistico. Basti pensare ad esempio
Berlino, e allo slogan "#FreiheitBerlin (freiheit sta per libertà). Lo
sfruttamento della città “sopravvissuta a due dittature” si lega in maniera
perfetta con l'apparente dominio di spazi liberi o di club gratuiti attraenti
soprattutto per giovani in cerca di divertimento, in un superamento di quello
che era il precedente slogan degli anni '90, ovvero “povera ma sexy” utile a
simboleggiare il basso costo della vita in relazione alla rampante industria
culturale in formazione.
Allo stesso
modo il fado, tradizionale musica portoghese, è stato utilizzato come elemento
su cui costruire una narrazione attraente di Lisbona, mentre a Bologna
recentemente il cibo, declinato nel può utile turisticamente food, sia
utilizzato alla stessa maniera. A Barcellona le istituzioni locali fin dalle
Olimpiadi del 1992 hanno lavorato nella direzione della costruzione di un brand
della città. Un modello che ha implicazioni anche sul rapporto capitale/lavoro,
e non è dunque solo questione di marketing. Basti pensare a quanto successo
intorno al Mobile World Congress 2016, evento di punta della programmazione
fieristica della città e grande momento di afflusso in città, dove anche la
sindaca municipalista Colau si è trovata direttamente in obbligo di difendere
la necessaria stabilità nella gestione del flusso turistico, arrivando a dire
nella discussione con i lavoratori dei trasporti metropolitani in sciopero che
"lo sciopero non è compatibile con la negoziazione", poiché avrebbe
messo in ginocchio la città.
Su questa
necessaria stabilità da mantenere rispetto ai flussi turistici giocano i media,
che delle narrazioni sono i principali attori. A Marsiglia, in un contesto
complessivo dove non sono mancate – per onor di cronaca – voci critiche sulle
conseguenze del turismo, alcuni pezzi di stampa hanno promosso l'évoluzione
turistica della città, sia giocando sul campanilismo e quindi puntando sulla
scalata delle classifiche internazionali, sia con campagne basate sulle
ricadute economiche come quella in merito ai "150 euro a testa" che
sarebbero spesi in città dai croceristi di passaggio, affermazioni prive di
fondamento ma che come sappiamo ormai bene di questi tempi se vengono ripetute
mille volte possono divenire anche vere e in seguito elementi di campagna di
propaganda.
Molto spesso
la caratteristicità di alcuni spazi di resistenza all'omologazione e alla
turistificazione è stata anch'essa valorizzata dal punto di vista turistico,
come ad esempio ci dice l'esperienza di Exarchia ad Atene, attraversata da
ondate di quello che viene definito "anarcoturismo", ovvero di
attenzione turistica rispetto a forme di organizzazione dello spazio differenti
da quelle classicamente normate. Ondate che però hanno contribuito di fatto nel
lungo periodo a snaturare quello spazio, che prendeva le mosse anche da livelli
di solidarietà dovuti alla necessità di far fronte alla crisi economica.
Talvolta
l'enfasi sull'attenzione alle periferie, e la volontà di ascoltarne la voce e
di procedere alla loro "rigenerazione", può essere anche utilizzata
per metterle a valore. Basti pensare all'amministrazione di Barcellona che ha
approvato a gennaio 2017 il Plan Especial Urbanístico de Alojamiento Turístico:
con questo piano vengono bloccate le costruzioni degli hotel nella zona
centrale, ma viene dato il via libera per la costruzione nelle periferie.
Cercando di arginare un problema, bloccando quindi la costruzione di nuovi
hotel nelle aree più turistiche, non solo vengono aumentati i prezzi degli
alloggi negli hotel ma si centrifugano gli effetti del turismo nelle periferie.
Tesi 7: la
turistificazione intensifica il controllo poliziale degli spazi
In molti
casi le trasformazioni tourist-oriented delle città comportano
l'intensificazione di processi di militarizzazione degli spazi, fondati sulla
protezione del turista (ovvero degli introiti economici che esso assicura con
la sua presenza). Gli effetti però poi riverberano sulle vite di tutti i
residenti, e sono da considerare un costo aggiuntivo per la popolazione
ospitante. Spesso diventare “città turistica” significa infatti divenire
obiettivo sensibile: esiste una correlazione molto chiara tra le città colpite
ad esempio da attentati terroristici e l'esposizione del loro PIL al turismo.
Basti pensare agli attentati sulla Rambla a Barcellona o a quello al Museo del
Bardo in Tunisia.
Nassim
Nicholas Taleb, in “Antifragile. Prosperare nel disordine" (Il Saggiatore
2013) ha ragionato sui processi di turistificazione leggendoli come focalizzati
all'eliminazione del rischio di incertezze per il viaggiatore, alla rimozione
delle casualità che si possono incontrare nel percorso di un viaggio. Strumenti
come le guide di viaggio o applicazioni come TripAdvisor sarebbero in ultima
istanza legati a questo aspetto, producendo una serie di itinerari codificati
che propongono al turista un'idea predeterminata di città. Aldilà dalla messa a
critica di un certo modo di viaggiare ed essere turisti, una forzatura di
questo sguardo può aiutare a comprendere l'impatto militare maggiore sul
territorio "turisticizzato": nulla deve accadere al turista, e
compito di assicurare che ciò avvenga è dell'apparato poliziesco.
Gli
attentati però non si possono prevedere: in quel caso, il comportamento delle
istituzioni sembra orientato alla rimozione, al cercare di distogliere
immediatamente l'attenzione da quanto avvenuto. Dopo l'attentato del 17 agosto
2017 a Barcellona si è assistito ad una forte spinta istituzionale al ritorno
della normalità, legata ad una intensificazione del controllo militare dei
territori. L'effetto è stato evidente soprattutto per i residenti impegnati in
percorsi di attivismo sociale, che hanno subito un controllo rafforzato sulle
attività dei loro percorsi politici soprattutto quando questi si ponevano
l'obiettivo di portare “verso il centro” le loro rivendicazioni. L'Industria
del turismo di massa, consapevole dell'inesistenza del “rischio zero” da un
certo punto di vista sfrutta, più che subisce, la paura o lo shock per
attaccare la legittimità e ridurre il terreno favorevole a qualsiasi
appropriazione dello spazio urbano al di fuori di ciò che è considerato
favorevole alla crescita dei profitti e al rafforzamento del branding
cittadino.
Altro
esempio del rapporto tra turistificazione e controllo poliziesco dei territori.
A Berlino l’area del RAW di Revaler Straße, nota in tutta Europa per il numero
maestoso di club e locali, interna al quartiere di Friedrichshain è stata di
recente inserita all'interno dei cosiddetti "kriminalitätsbelastete
Orte", ovvero “luoghi ad alta densità di criminalità” dove esistono regole
speciali per la polizia, la quale ad esempio ha libertà indiscriminata di
operare controlli senza alcuna reale e/o manifesta motivazione. Ciò è successo
in parallelo al forte afflusso turistico nell'area, con le reti sociali che
avevano sostenuto la vita del quartiere per decenni dilaniate dagli effetti
delle crescenti rendite dell'affitto breve tramite Airbnb. L'afflusso massiccio
soprattutto di giovani clubbers, in parallelo all'intensificarsi della crisi economica
e dell'attacco repressivo sui migranti avvenuto anche in Germania, ha
modificato la stessa composizione dei venditori di droga, disposti a tutto
attirati dagli alti guadagni e molto più “duri” a causa dell'innalzamento dei
“rischi del mestiere”.
Tesi 8: La
colpa della turistificazione non è del turista
Come dare
una lettura critica a questi processi? La risposta non è semplice. Inanzitutto
vanno definiti i punti focali. Il primo che viene in mente è chiaramente il
diritto all'abitare, messo sotto pressione in maniera evidente dai processi che
abbiamo descritto. A Marsiglia sul tema del diritto all'abitare pensato in
senso allargato come diritto alla non-espulsione dai propri quartieri oltre che
dalle proprie case, si puo citare le attività dell'associazione "Un centre
ville pour tous", che ha agito al fianco e in difesa degli abitanti
espulsi dai loro alloggi negli ultimi dieci-dodici anni e che ora ha aperto una
sorta di osservatorio permanente sul nuovo "Plan local d'urbanisme intercomunale"
che è il progetto con il quale le istituzioni cittadine stanno immaginando
ulteriori progetti di ristrutturazione della città.
A Barcellona
in termini di pratiche la maggior parte degli sforzi sono dedicati al blocco
degli sfratti, ormai quasi una dinamica quotidiana. Altre assemblee come l'ABTS
(Assemblea dei Quartieri per un Turismo Sostenibile) cercano di muovere
l'opinione pubblica a favore di una decrescita del turismo, altre come quelle
per il diritto all'abitare invece si dedicano all'occupazione degli edifici
disabitati di proprietà di grandi fondi finanziari per sottrarli alla rendita.
Alcune sono forme di mobilitazione di grosso impatto: fa da esempio
l'occupazione nel quartiere di Gracìa, a Barcellona, nel 2015, di un immobile
destinato a divenire un nuovo hotel all'interno di un quartiere dove vi erano
già decine e decine di strutture ricettive. Sullo striscione che campeggiava
sul palazzo occupato, dove era stato aperto uno sportello di ascolto e di lotta
per famiglie e singoli sotto sfratto, campeggiava la scritta "Un turista
in più è un vicino in meno!". Il problema è che individuare nel singolo
turista il problema o peggio ancora la controparte è quantomeno discutibile, se
si prova ad affrontare la questione in maniera più approfondita, cercando le
cause e non gli effetti dei processi che stiamo analizzando. E' necessaria una
distinzione chiara tra lo sfruttamento del turismo nel segno della rendita e la
legittima volontà di conoscenza di altri luoghi da parte di tutti e tutte noi.
In linea
generale, i processi di turistificazione non possono essere slegati dal
contesto in cui prendono forma, ovvero l'organizzazione dello spazio urbano
dovuta allo sviluppo capitalistico tramite l'espropriazione e la messa a valore
di porzioni di territorio. Non è niente di sconvolgente in termini di analisi.
Il turismo è in sè inconcepibile al di fuori del rapporto che esso ha con il
concetto di spazio, e questo stesso rapporto non può essere slegato dalla
complessiva organizzazione della spazialità in senso capitalistico. Già David
Harvey ha descritto i processi di sviluppo capitalistico attraverso le
dinamiche di cristallizzazione spaziale – soprattutto in termini di
infrastrutture - del capitale accumulato all'interno del ciclo di
valorizzazione. Lo sviluppo intensivo dell'industria turistica potrebbe di
conseguenza essere considerata un'ulteriore approfondimento dello sfruttamento
e della ridefinizione dello spazio, e dei rapporti sociali che vi si sviluppano
all'interno, in senso capitalistico.
Il tema dei
trasporti, sollevato dal caso di Lisbona, è uno dei possibili temi di innesco
di conflitti che mirino a combattere gli effetti negativi della
turistificazione. Il finanziamento di alcune linee del trasporto pubblico
rispetto ad altre, con la possibilità che quelle che servono i quartieri meno
turistici possano affrontare chiusure o riduzioni della frequenza può essere
immediatamente legata al cambiamento di intenzioni da parte delle
amministrazioni dovuta al turismo. Altro campo è quello dei conflitti con le
amministrazioni comunali rispetto ai privilegi concessi alle aziende digitali
come Airbnb: nel nostro paese ad esempio diverse città hanno siglato accordi
con la piattaforma al fine della riscossione della tassa di soggiorno, con
Airbnb che a differenza del periodo precedente è costretta a versare
direttamente ai comuni una quota su ogni pernottamento. Porre la questione di
come quei fondi vengano utilizzati, esigere che vengano destinati a riduzioni
dei canoni di affitto o dei costi delle utenze piuttosto che per sostenere le
famiglie o i singoli affetti da morosità incolpevole potrebbe essere una
vertenza utile per attenuare l'impatto della turistification.
Bisogna
affrontare allora il problema con uno sguardo complessivo e strutturale, mirato
alla contesa sullo spazio pubblico e alla lotta per scardinare dai territori la
logica del valore di scambio che caratterizza i processi di mercificazione
capitalistica. Evitando di bypassare una realtà dei fatti per lo meno
complessa, nella quale i turisti sono nei fatti una fonte di reddito vitale non
solo per le grandi strutture ricettive e i palazzinari, ma anche per tanti
disoccupati o sottoccupati che hanno nella loro stanza o nella loro casa,
magari neanche di proprietà, un mezzo fondamentale di sostentamento. Combattere
le diseguaglianze e il peggioramento della qualità della vita nei luoghi
turistificati va immaginato allora sempre assumendo come nemico e controparte
non tanto il turista, ma i responsabili della gestione in senso capitalistico
dell'industria del turismo, che sta affermando con la sua espansione un salto
di paradigma che da un certo punto di vista dobbiamo ancora imparare a
comprendere sia dal punto di vista della teoria che da quello della prassi.
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