“Sotto il
nome di Dr. Lemuel Gulliver, Swift fa il resoconto dei suoi viaggi presso
strani popoli. Il libro ottenne popolarità come opera destinata ai bambini. In
realtà si tratta di una feroce critica alla società e al comportamento umano
del tempo: ognuno dei viaggi diventa il pretesto per irridere il sistema
giudiziario, i meccanismi del potere, la politica, la pretesa razionalità, i
vizi e i comportamenti dei suoi contemporanei, l’assurdità delle convenzioni
sociali, l’irrazionalità della guerra e gli svariati interessi e motivi che la
causano (interessi economici, conflitti dinastici e religiosi, dispute
politiche, interessi personali o di potere, ecc.). L’atteggiamento di Swift è
di profondo pessimismo sulle possibilità dell’uomo di migliorare. Il primo
viaggio viene intrapreso dal protagonista per mancanza di denaro. Gulliver si
imbarca su una nave ma dopo sette mesi di navigazione naufraga a causa di un terribile
temporale sulle coste di una terra sconosciuta. Al suo risveglio si trova
legato da uomini alti circa 15 centimetri, abitanti delle isole vicine di
Lilliput e Blefuscu, divise fino al fratricidio da un’annosa e irresolubile
controversia sul modo più corretto di rompere le uova.” (cit. da wikipedia,
voce gulliver);
essendo più
che mai immersi nel rollio incessante della situazione politica italiana è
consigliabile, ora più che mai, considerare le cose come se se ne fosse fuori;
non necessariamente come extraterrestri, ma anche in modi più semplici come
andare verso chilivani a cento all’ora con una registrazione di patty smith
sparata a tutto volume oppure appunto riflettere attraverso l’allegoria
gulliver mentre stai a sentire lillipuziani stronzi battibeccare a un talk
show;
gulliver si
trova legato da innumerevoli nodi stretti in tutto il suo corpo da
personaggetti alti quindici centimetri; ogni singolo nodo è frutto di un modo
sbagliato di intessere la trama; poiché la trama che deve essere intelligentemente
intessuta è la politica, e il corpo che ne deve fare uso è l’interesse comune,
se i fili dell’ orditura sono per stupidità o per perfidia intessuti in modo
sbagliato il corpo ne diviene prigioniero; questa situazione costringe a
un’opera incessante di scioglimento dei nodi sbagliati, col rischio continuo
che nel farlo se ne formino dei nuovi addirittura peggiori: questa è l’essenza
della politica: il fatto che ogni soluzione è parziale e provvisoria, e che non
può essere raggiunta mai per via diretta ma solo attraverso lo scioglimento
degli errori;
questa divagazione
gullivariana è necessaria per sottolineare il fatto che la buona politica non è
quella che garantisce la verità, ma quella bada a sciogliere il proprio errore
ancor prima di accusare quello degli altri; la cattiva politica, viceversa, è
quella che nasconde sistematicamente il proprio errore fissandosi sui presunti
errori altrui; la generalizzazione di questa condotta porta inevitabilmente
all’inestricabile groviglio lillipuziano, quella situazione che il
commediografo antico aristofane chiamò “la battaglia dei topi e delle rane”;
se ci
disponiamo a sciogliere metodicamente e realisticamente il groviglio dobbiamo
partire su ogni questione dal nodo primario: che nel nostro caso non è
mattarella o lo spread o l’euro o l’europa; il nodo primario è il debito
pubblico, o meglio la percezione di affidabilità di esso; se i paesi debitori
potessero contare su una percezione di affidabilità del debito, o su una
ragionevole potestà politica rispetto alla sottomissione finanziaria, allora
potrebbero decidere serenamente se stare nell’euro o no, se stare nell’unione
europea o no, se porre la ridiscussione di un trattato o no ecc.; e certamente
sarebbero europeisti al cento per cento in quanto i loro popoli non avrebbero
ragione di “odiare” l’europa; ma oggi “alle condizioni date” non lo possono
fare;
anche un
ubriaco capisce che un’unione di qualunque genere funziona solo se è libera; la
storia ci testimonia invece che l’attuale unione europea non è frutto di una
progressione libera (quella iniziata nel dopoguerra col m.e.c. e poi con la
c.e.e.) ma è frutto di una manipolazione di questa, e precisamente della
manipolazione per cui la composizione politica in corso dal dopoguerra è stata
presa in ostaggio dalla slot machine della finanza, nel cui gorgo vengono
giocate minuto dopo minuto le fiches dei debiti pubblici; in materia
bisognerebbe spiegare ai bambini fin dalla più tenera età che quello che fu
allora chiamato il treno dell’europa era appunto la slot machine della finanza;
il primo nodo dunque è oggi esattamente questo: non futili divagazioni
sull’uscita dall’euro, non bigotti peana sull’europeismo, ma la ragionevole
democratica modifica di tali assurde “condizioni date”: cioè una politica che
non sia schiava dell’interesse dei mercati;
siamo ora in
grado di chiarire questo primo piccolo nodo: il riconoscere che alle condizioni
date l’italia “non può” uscire dall’euro e nemmeno dall’europa non significa
affatto che questa costrizione affratella i popoli e procede sul sogno europeo
del manifesto di ventotene: questa è una versione blasfema che farebbe
rivoltare nella tomba gli autori di quel manifesto; significa soltanto che
ciascun membro una volta entrato “a quelle condizioni” accettava che fossero
distrutti i ponti alle proprie spalle senza lasciarsi un modo eventualmente
necessario per tornare indietro; quindi a questo proposito l’opposizione reale
non prende la forma “europeisti-sovranisti”, ma prende la forma “europeisti per
necessità debitoria-europeisti per vantaggio finanziario”; questo è
essenzialmente il fondamento non detto di ogni latente piano b, un euro a due
velocità per un’unione scissa (ripeto, una “unione scissa”, che spiega tutta
l’assurdità e la menzogna che c’è dentro);
se si cade
nella faciloneria blasfema in voga tra le sinistre rinnegate (cioè il tamburo
sfondato europeisti versus sovranisti) ne viene fuori che il greco varoufakis
(il ministro che riportò la genesi e la responsabilità primaria del default
ellenico alle trame criminali della deutsche bank e di goldman sachs) sarebbe
un folle bellicoso sovranista; mentre il tedesco oettinger (il commissario ue
che proprio ieri al clou della crisi italiana e al top dello spread e proprio
in veste di commissario ue, ha indicato i mercati come padroni delle prossime
elezioni in italia) sarebbe un saggio europeista amante della democrazia, del
progresso e della pace; e chiarito questo nodo ne vengono fuori inevitabilmente
innumerevoli altri: per stare a queste ore, la squalifica di mattarella per
paolo savona a costo di farci rompere a tutti l’osso del collo sullo spread, il
ridicolo governo dei cartoni animati di carlo cottarelli,
l’elettroencelofagramma piatto del partito pd ecc.
la
conclusione corrisponde esattamente al principio: quando la ragione evade
pretestuosamente da se stessa finisce per inebetirsi nel suo sonno, ed è il suo
sonno che genera i mostri: qui è l’europeismo retorico che genera
l’antieuropeismo da strada, come è il falso amore che genera il più profondo
dell’odio.
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