Essere presente al Salone del
lavoro e della creatività a X (città non menzionata per evitare
denunce, querele, minacce; anche se vi basterebbe una veloce ricerca internet per
capire dove io sia) è una esperienza fondamentalmente rivelatoria.
Preso dalla curiosità di verificare se
l’evento potesse essere una svolta decisiva all’interno della situazione
socio-economica locale, mi sono presentato semplicemente, senza fare alcun
colloquio, per osservare. Ovviamente sono rimasto sin da subito deluso
nelle mie aspettative.
I saloni del lavoro inquietano,
perché stand che di solito offrono prodotti specifici (fiera
dell'informatica, fiera dell'agricoltura con prodotti come PC, trattori e così
via) si trasformano nel luogo del mercato umano, nel quale l'oggetto in vendita
è l'uomo stesso e la sua forza-lavoro, spesso accettando di essere sottopagato.
Mi sono infatti imbattuto in fiumi di gente in fila per fare un colloquio
in un minuscolo stand, su minuscole scrivanie (che difficilmente hanno spazio
per ospitare il logo aziendale) ad altezza gnomica. Una scena imbarazzante.
Giovani e meno giovani con i curriculum in
mano ad aspettare anche ore di fila, tesi, pronti a dare la migliore
impressione possibile: giacca, camicia e persino cravatta, gonne, tailleur.
Tutto questo per nulla. Senza andare sulle lunghe, ciò che disturba è vedere
tanta speranza, ambizione di miei giovani connazionali, presi in giro da questa
grande buffonata. Adesso vi spiego perché. Questo evento rappresenta il
mercato del lavoro italiano: inesistente e rivolto solo agli interessi delle
grandi aziende sfruttatrici e mai dei lavoratori. Il sostegno (mai
disinteressato) dell’università locale e di varie aziende, che hanno
offerto la presenza di alcuni loro dipendenti per fingere di star facendo un
vero colloquio è tutto rivolto alla pubblicità che esse ricevono da
quest’evento. Volete sapere cosa offrono in cambio? Lavoro? Assolutamente
no. L’illusione di lavoro. L’unica possibilità abbordabile è il
solito “porta-a-porta” (che sfrutta te e ti induce a manipolare i tuoi clienti
per qualche spicciolo), che il ragazzo super-professionale delle risorse umane
ti offre con una veemente supercazzola come se fosse il lavoro della tua vita
(«noi siamo in partnership con aziende come Juventus, Lavazza,
Nike». Strano per un’agenzia che si occupa di montaggio di impianti
idraulici…).
Le uniche persone che hanno veramente
ricavato una occasione lavorativa da questo evento sono i soliti parcheggiatori
abusivi pronti a rigarti la macchina se non stai alle implicite regole della
mafia.
Addio Salone, spero di non incrociarti mai
più!
Nessun commento:
Posta un commento