(di Danilo Della Valle)
«Come
economia globale dobbiamo fare in modo che nei paesi poveri abbiano posti di
lavoro dignitosi, istruzione, assistenza sanitaria, nutrimento per la loro
gente. Questa è una responsabilità morale, ma non lo fai, come alcuni
suggerirebbero, abbassando lo standard dei lavoratori americani»
Il problema
delle migrazioni incontrollate è da anni al centro del dibattito politico
italiano con varie fazioni che si contendono la palma della “ragione” sulla
delicata e spinosa questione. Tuttavia il dibattito politico troppo spesso si
concentra solo sul mero tifo tra i “no borders” e gli antimmigrazionisti.
Ovviamente, a mio parere, nessuna delle due strade è praticabile. Sull'azione e
sul piano politico su cui si muovono gli anti-immigrazionisti ad oltranza c'è poco
da dire; far leva sulla paura per il diverso, e per il più povero, è da sempre
stata l'arma per ottenere il consenso, a tempo, di una parte di società.
Più
complesso è il problema per i “no borders” e per gli “immigrazionisti” tout
court, soprattutto quando si collocano idealmente in un ambito di “sinistra”.
Sebbene sia davvero impossibile semplicemente pensare di lasciar morire delle
persone in mare o negargli aiuto e qualunque Stato Europeo, in questo caso, che
si reputi minimamente democratico deve cooperare per aiutare queste persone, mi
chiedo: è possibile perseguire la strada dei “senza confine” senza cadere nella
trappola del capitale? È possibile perseguire questa strada senza mettere in
discussione il sistema economico attuale e l'imperialismo che rappresentano le
cause di povertà, guerre e divisioni sociali sempre più accentuate?
A questo
proposito, senza andare troppo in là nel tempo riprendendo dichiarazioni del Pc
Francese ed altre forze politiche europee e non, riproponiamo un passaggio
sull'immigrazione, che non è verità assoluta, fatto da Bernie Sanders, il
leader della “sinistra Usa”, nel 2015 durante una intervista a Vox, che può rappresentare uno spunto di riflessione:
Intervistatore. Da socialista democratico
quale sei, hai naturalmente un approccio internazionalista alle cose. Se
guardiamo alla questione della povertà globale, per esempio, immagino che
questo approccio ti porti alla conclusione che negli USA dovremmo aumentare
notevolmente il livello dell'immigrazione, e magari anche adottare una politica
di apertura totale delle frontiere...
Bernie
Sanders. Apertura
delle frontiere? Questa è una proposta di destra.
Intervistatore. Ma arricchirebbe molti
poveri nel mondo...
Bernie
Sanders. Sì,
e renderebbe più poveri gli americani. sarebbe la fine del concetto di
Stato-nazione.
Se credi
nell'idea di Stato-nazione, ritengo che tu abbia anzitutto il dovere di fare
tutto il possibile per aiutare le persone nel tuo Paese. I conservatori, i
padroni in questo Paese non sognano altro che una politica di frontiere aperte,
per portare dentro gente disposta a lavorare per 2-3 dollari l'ora. Per loro
sarebbe una manna dal cielo. Io la penso in maniera completamente diversa. Io
penso dovremmo aumentare i salari. Penso che dovremmo fare tutto il possibile
per creare milioni di posti di lavoro per le persone attualmente disoccupate in
America. Sai qual'è il tasso di disoccupazione giovanile negli USA oggi? Il 33%
per i laureati bianchi, il 36% per gli ispanici, il 51% per gli afroamericani.
Pensi veramente che dovremmo aprire i confini e portare dentro il Paese masse
di lavoratori a basso costo? Non pensi che forse dovremmo cercare prima di
tutto di creare posti di lavoro per quei ragazzi disoccupati? Penso che da una
prospettiva morale abbiamo il dovere di lavorare con il resto del mondo
industrializzato per affrontare il problema della povertà internazionale, ma
non è impoverendo le persone in questo Paese che si affronta il problema.
Inoltre il
senatore esponente della sinistra statunitense spiega cosa secondo lui
dovrebbero fare i paesi più sviluppati per rimettere in moto le loro economie
piegate da decenni di neoliberismo selvaggio e permettere agli Stati sottosviluppati
di prosperare:
«Credo che
dovremmo creare milioni di posti di lavoro per ricostruire le nostre
infrastrutture fatiscenti e chiedere alle persone più ricche di questo paese di
iniziare a pagare la loro giusta quota di tasse. Credo che dovremmo alzare il
salario minimo ad almeno 15 dollari l'ora, per far sì che le persone non vivano
in povertà. Dovremmo porre fine alla vergogna rappresentata da circa il 20% dei
nostri bambini che vivono in povertà in America».
«Come
economia globale dobbiamo fare in modo che nei paesi poveri abbiano posti di
lavoro dignitosi, istruzione, assistenza sanitaria, nutrimento per la loro
gente. Questa è una responsabilità morale, ma non lo fai, come alcuni
suggerirebbero, abbassando lo standard dei lavoratori americani, che è già
calato molto significativamente».
Parole
chiare e nette. Per non restare schiacciati tra gli opposti estremismi,
anti-immigrazionisti ad oltranza e no borders, ben rappresentati
rispettivamente da Matteo Salvini e il quotidiano ‘La Repubblica’, che ha
compiuto una notevole giravolta in appena un anno, non possiamo non accogliere
con favore le parole del vecchio socialista Bernie Sanders.
Uhm, non sono sicura che mi convinca del tutto...
RispondiEliminasembra che Bernie Sanders non abbia mai studiato la storia, al nonno di Trump e al nonno di Sanders (magari arrivava dall'Europa) le parole di Bernie (una versione diversa de "La barca è piena") non sarebbero piaciute.
Eliminadice poi Bernie "Come economia globale dobbiamo fare in modo che nei paesi poveri abbiano posti di lavoro dignitosi, istruzione, assistenza sanitaria, nutrimento per la loro gente. Questa è una responsabilità morale"
le politiche economiche, militari, politiche dei paesi occidentali hanno creato i migranti, ci vorrebbe una rivoluzione che nessuno farà, senza essere costretto, per invertire i flussi di migranti.
quando Salvini ha detto chiudiamo i porti persavo si riferisse anche ai container di armi che partono dall'Italia tutti i giorni, ma si dev'essere dimenticato di dirlo...
chissà se Bernie ha mai visto questo film: https://markx7.blogspot.com/2017/02/un-dia-sin-mexicanos-un-giorno-senza.html