Tra rabbia e
delusione, tra rancore e indifferenza, tra cinismo e solitudine, la disumanizzazione della politica e
l’imbarbarimento delle relazioni umane procedono drammaticamente senza sosta.
E così dalle dichiarazioni contro le Ong, accusate di organizzare la
deportazione di migranti-forza lavoro per conto di scafisti e speculatori della
finanza (ebrei?), siamo passati alla chiusura dei porti e al respingimento di
centinaia di uomini, donne e bambini in cerca di salvezza e di briciole di
vita; e ancora, dalle frasi, considerate folkloristiche, sulle ruspe contro i
campi rom siamo giunti alla proposta aberrante di procedere ad una schedatura etnica degli zingari presenti in Italia.
Anno dopo
anno e giorno dopo giorno, stiamo assistendo, quasi inermi e lobotomizzati,
alla frantumazione della nostra Costituzione e, di conseguenza, al rapido
declino di quel poco che resta della nostra sempre più malata democrazia.
Gli spazi democratici di dissenso e di pensiero
critico umanista stanno rapidamente evaporando, dalla scuola dell’alternanza
alle piazze della repressione, dai luoghi del lavoro precario e sfruttato ai
centri della in-cultura mercificata (televisiva e social), lasciando via libera e
campo aperto al trionfo della violenza, della stupidità e dell’obbedienza.
Stiamo assistendo ad una costante e dolorosa svolta regressiva della nostra
vita associata.
Il nuovo governo italiano, cerca di ricomporre le
lacerazioni sociali prodotte dal capitalismo globale, attraverso politiche di
stampo razzista e discriminatorio, attuando moderne e cieche caccia alle streghe contro
facili capri espiatori, che alimentano
mortali guerre tra poveri. Le prime settimane del nuovo governo, poco giallo e
tanto verde, hanno lanciato segnali tanto inequivocabili quanto inquietanti,
che stanno raccogliendo un ampio consenso in molti strati della popolazione.
Il decennio di politiche liberiste e di austerità,
portate avanti dai governi di centrosinistra e centrodestra e dai governi
tecnici, ha creato uno spaventoso vuoto che ha inghiottito ogni possibilità e
credibilità di una democrazia progressista; in tale buco nero, si è inserito il
populismo sciacallo e senza popolo della Lega nazionalista e il populismo
ondivago e qualunquista del M5S, sempre più cannibalizzato dal decisionismo
rude, ignorante e carismatico di Matteo Salvini.
La sconfitta
storica delle sinistre riformiste e governative è stata disarmante: la rinuncia
alla costruzione di una società giusta e solidale, in cui rimettere
profondamente in discussione i processi di alienazione e di sfruttamento del
mercato e del capitalismo, e la scelta di trasformarsi in amministratori dello
status quo a vantaggio di industriali e banchieri hanno prodotto un profondo scollamento con quella parte
di società, fatta di pensionati, disoccupati, marginali, subalterni, lavoratori
precari e salariati, che è stata maggiormente colpita dalla lunga crisi
economica di inizio XXI secolo. In questa frammentazione sociale, è riemersa
nel nostro Paese, come in altre parti d’Europa e del mondo, la voglia di uomini
e di identità forti, pronti a tutelare non tanto la comunità, ma gli interessi
privati dei singoli. Tali spinte autoritarie stanno generando, ancora una
volta, mostri politici che, ben lungi dallo scagliarsi contro le cause
strutturali che generano miseria e sfruttamento, si concentrano ad assicurare i
mercati, ad agevolare le imprese, a detassare i grandi patrimoni e a regalare
alle classi sociali meno abbienti delle belle crociate contro migranti,
omosessuali, rom, centri sociali, Ong e sindacati.
In questo
clima, il governo blu notte sta facendo della paura lo strumento centrale per
dominare le società liquefatte del mercato. Muri,
confini, porto d’armi, respingimenti, cultura de nemico, odio razziale,
egoismo identitario e disprezzo della democrazia stanno diventando prospettive
politiche e culturali egemoniche nella società italiana.
Gli
anticorpi sono stati quasi azzerati da decenni di riformismo a favore delle
classi dominanti e ora i condottieri del cambiamento che nulla cambia nella
distribuzione della ricchezza, passano all’incasso politico, appoggiati da un
popolo sempre più spaventato, ammaestrato al nulla e pertanto pericoloso. Siamo
sempre di più di fronte ad un bivio. Se le
crepe e le macerie di un capitalismo predone e coloniale non si trasformano
nelle pietre di radicale rivoluzione sociale ed economica, fatta di mutualismo,
di solidarietà, internazionalismo e di autogoverno dal basso, le nostre società
e le nostre vite saranno destinate ad essere schiacciate dalla violenza dello
sfruttamento, dell’autoritarismo e della guerra.
La volontà di schedare i rom ci riporta al 22 agosto
del 1938, data
dell’ultimo censimento su basi razziali in Italia, effettuato dalla Direzione
Generale per la Demografia e la Razza, istituita da Mussolini presso il
ministero degli interni per censire gli ebrei. Tutto
ciò dovrebbe inquietarci, darci i brividi e indignarci profondamente. Invece,
tutto sembra subire un processo di banalizzazione e normalizzazione. Possiamo
tranquillamente minimizzare il tutto, continuare a ridere a scherzare o a
ripetere che finalmente Salvini sta ridando dignità al popolo italiano.
Ricordiamoci, però, che la democrazia è qualcosa di più che entrare in un
supermercato, comprare un’auto a rate o guardare una partita di calcio. La
democrazia è un bene comune prezioso, che richiede la presenza di cittadini,
studenti e lavoratori sempre vigili e motivati, altrimenti vi è rischio di
scambiare l’arrivo di una terribile notte buia e tempestosa con una passeggera
e naturale eclissi di luna. La
notte della democrazia inizia sempre con un crepuscolo, che pochi riconoscono
come tale.
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