mercoledì 27 giugno 2018

Anche noi, delegati Fiom, siamo arrivati qui da migranti economici




Il 17 giugno dopo nove giorni di viaggio estenuanti la nave Aquarius è approdata finalmente al porto di Valencia. Altre ne arriveranno, perché non è bloccando i porti o dichiarando guerra alle Ong che si risolve il problema dell’immigrazione. Sarebbe necessario informare il ministro degli interni e l’opinione pubblica attanagliata dalla propaganda xenofoba che l’Italia ha di fronte un continente con decine di conflitti in corso. Cosi come bisognerebbe ricordare al ministro che l’apporto dei migranti all’economia italiana si aggira intorno a 9,6% del pil, con 8 miliardi annui di contributi previdenziali e almeno 5 miliardi di tasse versate all’erario. In Italia, contrariamente a ciò che comunemente si pensa, il volume della popolazione immigrata è da anni stazionaria, poco sopra i 5 milioni di persone, compresi 1,2 milioni di cittadini rumeni dall’interno della Ue. Bisognerebbe ricordare al ministro che in Italia esiste una Costituzione definita la più bella del mondo, una società civile che non si riconosce nelle politiche di odio e che intende agire con fermezza e continuità affermando i principi di civiltà e di solidarietà sancite dalla Costituzione.
Dobbiamo sviluppare tutte le forme di lotta democratica dentro e fuori dai luoghi di lavoro per contrastare questa ondata di odio e di razzismo contro essere umani sfuggiti da povertà e guerre che ci trovano spesso corresponsabili direttamente o indirettamente poiché continuiamo a vendere armi a chiunque. L’avversità di tutti i governi europei nei confronti dei cosiddetti migranti economici, uomini e donne che lasciano i loro Paesi per fuggire dalla povertà dalla fame, è inconcepibile. Forse non tutti sanno che gli italiani emigrati all’estero negli ultimi due anni per migliorare la loro condizione sono stati più numerosi dei migranti economici arrivati nel nostro Paese. Migrare per ricercare una vita migliore, per sé e per i propri figli, dovrebbe essere un diritto di tutti.
È compito dei sindacati e di tutti le compagne e i compagni della Fiom mettere in campo a propria capacità organizzativa per contrastare la sottocultura dell’odio che si alimenta di paure e si è fatta legge con la Bossi-Fini.
Anche noi siamo arrivati in questo Paese, l’Italia, per motivi «economici», per cercare un lavoro dignitoso: i nostri figli sono italiani di fatto ma non di diritto, frequentano le scuole italiane, vivono da italiani.
Abbiamo quindi il dovere morale di costruire per loro una società basata sulla conoscenza, sul rispetto reciproco e sulla convivenza pacifica e civile tra diversi, proprio come prevede la Costituzione.
Integrazione e inclusione sono obiettivi raggiungibili: lo dimostra il fatto che nei luoghi di lavoro la coesione tra lavoratori italiani e lavoratori stranieri già esiste. La fabbrica oggi è l’unico luogo veramente democratico e inclusivo dove i lavoratori migranti possono votare i loro rappresentanti sindacali e a loro volta possono candidarsi e venire eletti per rappresentare tutti i lavoratori, a prescindere dalla loro provenienza e dalla loro religione. Per questo è importante che dalla Fiom parta un’iniziativa sulle questioni relative all’immigrazione che coinvolga tutte le strutture e tutti i delegati a partire dall’evento che si terrà a Lamezia Terme il 16 luglio. Invitiamo tutte e tutti a partecipare a quell’iniziativa e a tutte le altre che verranno messe in campo su questi temi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
Madnack Luximan, Comitato centrale Fiom
Ben Houmane El Araby, Comitato centrale Fiom
Saoui Khalid, Comitato centrale Fiom
Lucia Alejandra Lucero De Cavalcanti – Seg. Gen. Fiom Parma –Comitato Centrale Fiom
Seck Mamadou segretario generale Fiom-Cgil Asti – Comitato Centrale Fiom
Cisse Falilou Verona Comitato Centrale Fiom
Tamba Famara Treviso Comitato Centrale Fiom
Banja Edgar Trieste Comitato Centrale Fiom
Rizki Mohamed Modena Comitato Centrale Fiom


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