domenica 17 giugno 2018

Il declino della lettura - Alessandra Zen


Le statistiche parlano chiaro: in Italia il numero di lettori si sta progressivamente abbassando. Una ricerca Istat ha infatti rivelato che nel 2016 il 57,6 % della popolazione non ha letto nemmeno un libro di carta in un anno. Tra i non lettori si risconta una percentuale più alta di soggetti maschili rispetto a quelli femminili e soprattutto adulti, in quanto, con l’avanzare dell’età, si legge sempre meno. Inoltre i cosiddetti “lettori forti”, ovvero coloro che leggono almeno un libro al mese, risultano una minima parte della popolazione, il 5,7%.

Ci si interroga, dunque, su quali possano essere le cause di tale declino del libro; declino che conduce a non poche sgradevoli conseguenze, non solo sul piano più propriamente linguistico, bensì anche esistenziale. La lettura risulta un’attività fondamentale per la costruzione del Sé e della propria identità, in quanto consente di scandagliare le vie profonde della propria anima, attraverso il contatto con esperienze esistenziali simili alle proprie. A tal proposito Marcel Proust asserisce ne Il tempo ritrovato (1927): «l’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso». La lettura consente, infatti, di proiettare i propri vissuti emozionali e psichici all’interno delle vicende del testo ma, al contempo, il racconto stesso offre delle chiavi di interpretazione e ricerca del senso della realtà quotidiana che probabilmente in piena autonomia non avremmo intravisto.


Umberto Eco, nel saggio Su alcune funzioni della letteratura (2002), sostiene che quest'ultima possiede un “potere immateriale” di allargamento della conoscenza e di creazione di comunità e identità. La letteratura che una comunità ha prodotto risulta impregnata di quell’insieme di valori e princìpi a cui i membri della società aderiscono. Gli stessi racconti che hanno accompagnato la nostra infanzia hanno rappresentato uno strumento di socializzazione all’interno della comunità.

Si evince come tanti risultino gli aspetti sui quali la lettura influisce. Poiché il declino di tale attività a favore di altre che richiedono un investimento assai maggiore di energie appare oramai l’unica frontiera a cui ci si sta avvicinando, risulta dovere di tutti, genitori e insegnanti, creare delle condizioni favorevoli affinché ci si approcci al libro sin dalla prima infanzia. La prima tappa da cui partire è l’esempio, il quale, come dimostrato da molti pedagogisti e psicologi, rappresenta uno dei più validi strumenti di apprendimento. Tutti i lettori, infatti, nascono da altri lettori. Risulta, conseguentemente, dovere di tutti caricarsi la responsabilità di far maturare quella passione per la lettura che sola può creare le condizioni favorevoli per uno sviluppo equilibrato della propria identità. Il lettore, infatti, è quella persona che raggiunge una situazione di pieno appagamento nell’attività di lettura definita “sensuale”, ovvero caratterizzata da una piena immersione nella realtà fittizia dell’opera narrativa e dal totale estraniamento da altri stimoli. Una volta acquisite le competenze di lettura, tale attività consente anche di imparare a rimanere da soli, a tu per tu con se stessi, e ciò rappresenta la condizione prima per conoscersi meglio.

Per avvicinare le nuove generazioni al testo letterario l’educatore deve rivestire la pratica della lettura di “appeal” e sottolineare la sua gratuità; in altre parole, deve trasmettere quel piacere e senso di appagamento che lui stesso percepisce quando fruisce di un libro.
È responsabilità di tutti noi, quindi, quella di far apprezzare un buon libro alle persone che ci circondano, in quanto ciò significa contribuire allo sviluppo di una maggior consapevolezza nella società.

da qui

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