Le statistiche parlano chiaro: in
Italia il numero di lettori si sta
progressivamente abbassando. Una ricerca Istat ha infatti rivelato che
nel 2016 il 57,6 % della
popolazione non ha letto nemmeno un libro di carta in un anno. Tra i non
lettori si risconta una percentuale più alta di soggetti maschili rispetto a
quelli femminili e soprattutto adulti, in quanto, con l’avanzare dell’età, si
legge sempre meno. Inoltre i cosiddetti “lettori forti”, ovvero coloro che leggono almeno un libro al
mese, risultano una minima parte della popolazione, il 5,7%.
Ci si interroga, dunque, su quali possano
essere le cause di tale declino del libro; declino che conduce a non poche sgradevoli conseguenze, non solo
sul piano più propriamente linguistico, bensì anche esistenziale. La lettura
risulta un’attività fondamentale per
la costruzione del Sé e della propria identità, in quanto consente di
scandagliare le vie profonde della propria anima, attraverso il contatto con
esperienze esistenziali simili alle proprie. A tal proposito Marcel Proust asserisce ne Il tempo ritrovato (1927): «l’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che
egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro,
non avrebbe forse visto in se stesso». La lettura consente, infatti, di
proiettare i propri vissuti emozionali e psichici all’interno delle vicende del
testo ma, al contempo, il racconto stesso offre delle chiavi di interpretazione
e ricerca del senso della realtà quotidiana che probabilmente in piena
autonomia non avremmo intravisto.
Umberto Eco, nel saggio Su alcune funzioni della letteratura (2002),
sostiene che quest'ultima possiede un “potere immateriale” di allargamento della conoscenza e di
creazione di comunità e identità. La letteratura che una comunità ha prodotto
risulta impregnata di quell’insieme di valori e princìpi a cui i membri
della società aderiscono. Gli stessi racconti che hanno accompagnato la nostra
infanzia hanno rappresentato uno strumento di socializzazione all’interno della
comunità.
Si evince come tanti risultino gli aspetti
sui quali la lettura influisce. Poiché il declino di tale attività a favore di
altre che richiedono un investimento assai maggiore di energie appare oramai
l’unica frontiera a cui ci si sta avvicinando, risulta dovere di tutti,
genitori e insegnanti, creare delle condizioni favorevoli affinché ci si
approcci al libro sin dalla prima infanzia. La prima tappa da cui partire è
l’esempio, il quale, come dimostrato da molti pedagogisti e psicologi,
rappresenta uno dei più validi strumenti di apprendimento. Tutti i lettori, infatti, nascono da altri
lettori. Risulta, conseguentemente, dovere di tutti caricarsi la
responsabilità di far maturare quella passione per la lettura che sola può
creare le condizioni favorevoli per uno sviluppo equilibrato della propria
identità. Il lettore, infatti, è quella persona che raggiunge una situazione di
pieno appagamento nell’attività di lettura definita “sensuale”, ovvero
caratterizzata da una piena immersione nella realtà fittizia dell’opera
narrativa e dal totale estraniamento da altri stimoli. Una volta acquisite le competenze di lettura,
tale attività consente anche di imparare a rimanere da soli, a tu per tu con se
stessi, e ciò rappresenta la condizione prima per conoscersi meglio.
Per avvicinare le nuove generazioni al
testo letterario l’educatore deve rivestire la pratica della lettura di
“appeal” e sottolineare la sua gratuità; in altre parole, deve trasmettere quel
piacere e senso di appagamento che lui stesso percepisce quando fruisce di un
libro.
È responsabilità di tutti noi, quindi,
quella di far apprezzare un buon libro alle persone che ci circondano, in
quanto ciò significa contribuire allo sviluppo di una maggior consapevolezza
nella società.
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