Il sole 24 ore e la Fondazione Agnelli hanno a cuore da tempo la formazione
degli insegnanti italiani. Recentemente ce lo hanno ricordato con due
interventi. Per primo, il direttore Andrea Gavosto si è rivolto direttamente
alla neo ministra dell’istruzione Lucia Azzolina per chiedere di superare
l”l’ambigua opzionalità” contrattuale della formazione dei docenti italiani,
che dovrebbe invece essere “obbligatoria e verificabile”. A breve giro, due
giornalisti esperti del settore scuola del Sole 24 ore hanno bacchettato i
docenti “tenuti ad iscriversi” tutti- a parer loro -alla piattaforma
centralizzata SOFIA per la formazione, implementata dal MIUR nel 2017. Finora,
commentano mostrando dati di un monitoraggio ministeriale, pare che gli insegnanti
abbiano ignorato l’obbligo: iscritto solo il 50%. Peccato che far passare la
notizia che 1 docente su 2 non sia iscritto ad una piattaforma obbligatoria su
cui si baserebbe il sistema di formazione sia falso. Non esiste alcun obbligo
di iscrizione alla piattaforma SOFIA, la quale non esaurisce le possibilità di
aggiornamento per i docenti. Ogni conclusione su quanti docenti si aggiornino è
quindi priva di significato. Anche dichiarare che gli insegnanti possano godere
di “150 ore di permessi retribuiti, per aggiornarsi” è falso: i giorni
effettivi da contratto sono soltanto 5, da richiedere preventivamente
al dirigente scolastico che li concede “compatibilmente con la qualità del
servizio.” Perché questo interesse e maldestro accanimento? Perché la formazione
degli insegnanti italiani è un campo di battaglia sindacale e culturale da
sempre; per un settore progressivamente proletarizzato come quello della scuola
oggi si intreccia alla retorica della meritocrazia e della trasparenza. Solo
l’insegnante che si forma attraverso la piattaforma centralizzata, lasciando
traccia burocratica del suo operato, è un “buon insegnante”, ed è meritevole di
incentivo salariale. A patto che l’attività abbia “ricaduta in classe”,
“producendo benefici documentabili nel curriculum”. L’aggiornamento deve
prevedere un controllo automatizzato ex ante ed ex post, che riduca al minimo
“il rumore” generato da scelte dettate da aspirazioni e passioni personali o da
motivazioni intrinseche, irriducibili, anzi mortificate dal richiamo dell’incentivo.
Una formazione di tipo ingegneristico-logistica, in cui tutto ciò che è
implicito o tacito è per definizione inaffidabile.
Il sole 24 ore e la Fondazione Agnelli hanno a cuore da tempo la formazione
degli insegnanti italiani.
La recente firma dell’ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale
integrativo sulla formazione in servizio di insegnanti,
personale tecnico-amministrativo ausiliario ed educatori ha riportato il tema
alla ribalta. L’occasione è ghiotta per richiamare l’attenzione dell’opinione
pubblica e dei nuovi vertici ministeriali su un elemento che sarà fondamentale
per i lavoratori del comparto, in vista di un possibile e prossimo rinnovo contrattuale.
Per primo, il 20 dicembre scorso, il direttore della Fondazione Agnelli,
Andrea Gavosto, si rivolge proprio dalle pagine del
Sole 24 ore direttamente alla neo ministra dell’istruzione Lucia Azzolina,
sottolineando che:
La legge della Buona scuola di Renzi aveva previsto l’obbligatorietà
della formazione in servizio e dell’aggiornamento: l’ultimo contratto di lavoro
nazionale della scuola sottoscritto da Miur e sindacati l’ha invece riportata
a un’ambigua opzionalità. In queste settimane sono partite le
trattative per il nuovo contratto. Sarebbe grave se – per rincorrere le ventate
di populismo che attraversano la scuola – la necessità di rendere obbligatoria
e verificabile la formazione in servizio restasse di nuovo lettera
morta.
Cosa intende dire la Fondazione Agnelli?...
Nessun commento:
Posta un commento