La crisi iraniana evidenzia perfettamente i rapporti di forza
internazionali e dunque, inevitabilmente, la debolezza dell’Europa. È ciò che
emerge da una vicenda abbastanza incredibile ma confermata ieri dalla Germania,
dopo essere stata rivelata dai mezzi d’informazione statunitensi.
L’amministrazione Trump ha minacciato l’Europa di imporre una serie di
penalità in caso di mancato avvio di una procedura d’infrazione contro l’Iran
per violazione dell’accordo sul nucleare. La minaccia, a quanto pare, era
precisa: una tassa del 25 per cento sulle importazioni di vetture europee negli
Stati Uniti.
Il diktat di Washington ha funzionato, perché il 14 gennaio i tre firmatari
europei dell’accordo del 2015 con Teheran – Francia, Regno Unito e Germania –
hanno attivato il Meccanismo di regolamento delle controversie previsto dal
testo, pur restando legati alla sopravvivenza di un accordo che oggi appare
moribondo.
Subire le decisioni di Trump
La procedura potrà portare all’imposizione di sanzioni da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, con estrema soddisfazione della Casa Bianca che finora ha dovuto accontentarsi delle sanzioni unilaterali.
La procedura potrà portare all’imposizione di sanzioni da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, con estrema soddisfazione della Casa Bianca che finora ha dovuto accontentarsi delle sanzioni unilaterali.
Gli europei hanno annunciato la loro decisione in un comunicato congiunto
pubblicato il 14 gennaio, senza però fare parola delle pressioni statunitensi
che sarebbero rimaste segrete senza le indagini del Washington Post.
Ormai da tre anni gli europei non possono far altro che subire le decisioni
di Trump sull’Iran, nonostante siano profondamente in disaccordo. Nel 2018, a
Washington, il presidente francese Emmanuel Macron aveva tentato invano di
dissuadere Trump dalla decisione di uscire dall’accordo, il cui
principale torto agli occhi del presidente degli Stati Uniti è quello di essere
stato firmato dal suo predecessore Barack Obama.
In seguito gli europei non hanno saputo opporsi alle sanzioni straordinarie
volute dagli Stati Uniti contro tutte le aziende europee che osassero fare
affari con l’Iran. Risultato? Total, Renault, Air France e molte altre aziende
hanno abbandonato Teheran.
L’ultima umiliazione è arrivata quando gli europei hanno creato un nuovo
meccanismo di baratto con l’Iran: gli Stati Uniti hanno immediatamente
minacciato di sanzionare qualsiasi azienda che utilizzasse il dispositivo
chiamato Instex. Al momento non è stata completata nessuna transazione. Il
rapporto di forze è chiaro: gli europei non hanno gli strumenti per resistere a
questo tipo di pressioni.
L’attuale presidente degli Stati Uniti è sicuramente più brutale e
unilaterale dei suoi predecessori. Per lui la parola “alleato” non ha alcun
senso, e lo ha dimostrato trattando il dittatore Kim Jong-un meglio della
cancelliera tedesca Angela Merkel.
In ogni caso i rapporti transatlantici sono sempre stati segnati dai
rapporti di forza. Ai tempi di Obama la banca Bnp Paribas ha pagato una multa
da record per le sue operazioni con l’Iran passate con il dollaro.
L’extraterritorialità è una costante della politica statunitense, privilegio
della potenza.
Tuttavia in passato l’alleanza finiva con il prevalere sul resto. Con
Trump, invece, le cose sono cambiate. Il problema è che la risposta europea non
è all’altezza di questa sfida. È un bene che questo episodio umiliante sia
stato rivelato, perché mette gli europei davanti all’amara realtà e alle loro
responsabilità.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Nessun commento:
Posta un commento